Tutta la nostra solidarietà ad Alessandro Sallusti, direttore del Giornale. L’idea che un articolo su un quotidiano possa essere combattuto con la galera è stupida prima ancora che ignobile. E il fatto che ci ci sia una legge che lo prevede non cambia nulla. Esistono anche le leggi sbagliate che vanno combattute e cambiate. Ma vorrei andare avanti. Sallusti ha avuto tonnellate di solidarietà. Ma non è la prima volta che si parla di carcere per un giornalista. Anzi, qualche giornalista in carcere ci è andato già. Per non parlare delle condanne pecuniarie. Centinaia di migliaia di euro. Personalmente, dovesse capitare a me, non avrei dubbi: meglio la galera, comunque è un’esperienza interessante per capire una vita che molti vivono. Andare in galera per aver fatto il proprio mestiere, in ogni caso, non compromette l’immagine. Un mio amico giornalista ci è finito ed oggi vive tranquillamente la propria rispettabile vita stimato da tutti. Il guaio dei giornalisti è essere colpiti sui soldi. Spesso si viene condannati a pagare cifre corrispondenti al proprio stipendio di un anno. Non ce lo possiamo permettere. Ed è singolare, anzi no, è comprensibilissimo, che la politica, pur potendolo fare, non abbia mai messo mano ad una riforma di tutte le leggi liberticide che imbrigliano il nostro mestiere. Per questo rinnovo la mia solidarietà al collega Sallusti. In attesa che esibisca tutti gli articoli scritti (ce ne saranno, sono sicuro, tantissimi) per combattere le leggi che oggi colpiscono lui.

[csf ::: 10:04] [Commenti]
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Arrivano, puntuali come le stagioni, i consigli su come si debbono vestire gli uomini. Leggo: “Mi permetto di fare una riflessione su come le donne vorrebbero veder vestito un uomo”. Dunque: un uomo senza calze non si può proprio vedere. Cominciamo bene. In un ipotetico incontro di boxe mi sono già beccato un gancio al fegato. E poi: anche d’estate, giacca e cravatta. Scarpa stringata e al massimo mocassino. Sono in difficoltà. L’avversario mi sta lavorando ai fianchi. Per carità, non farti vedere con t-shirt, bermuda, scarpe da barca, sneakers. E, dio non voglia, sandali. No, i sandali no! La regola è ferrea! Il piede va sempre coperto! Sono alle corde. A questo punto devo prendere una decisione importante. Vado avanti? La situazione per me si è fatta veramente imbarazzante. Potrei gettare la spugna. Invece proseguo con temerario coraggio. I colori. Mai mescolarne più di uno. Qui ho un attimo di recupero perché un colore da solo non si mescola, ce ne vogliono almeno due. Ma continuo e le cose si mettono di nuovo male. Anzi, per me è il colpo del knok out. “Spererei di non vedere mai più per le strade delle città le canottiere”. Non hoi alternative. Visto come vesto, non uscirò più di casa oppure lo farò solo di noitte, in quartieri scarsamente illuminati, strisciando lungo i muri. Sandali, canottiere, t-shirt multicolori vedranno di darsi da fare per scegliere percorsi alternativi a quelli usuali degli esperti di moda. (E vogliamo parlare dei calzini corti?)

[csf ::: 18:31] [Commenti]
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La conferenza stampa è quella cosa durante la quale i protagonisti di un avvenimento raccontano le loro storie e poi rispondono alle domande dei giornalisti. Alla conferenza stampa dopo la premiazione dei film vincitori del festival di Venezia i giornalisti vogliono porre alcune domande al regista Matteo Garrone, uno dei nove membri della giuria che ha assegnato il Leone d’Oro al film coreano “Pietà”. In particolare vogliono chiedergli com’è che il film italiano “Bella addormentata” di Marco Bellocchio non ha vinto. La domanda, se vogliamo, è un poco stupidella. Che senso ha chiedere ai giurati perché hanno votato in un modo piuttosto che in un altro? Qualsiasi persona di media intelligenza risponderebbe: “Abbiamo votato “Pietà” invece che “Bella addormentata” perché l’abbiamo ritenuto più bello”. Fine. E forse è proprio questo che Matteo Garrone sta per rispondere. Ma appena apre bocca viene interrotto dal presidente della giuria Michael Mann che dice: “E’ una faccenda privata. Non potete chiederla a un singolo membro della giuria mettendolo in imbarazzo”. I giornalisti insistono. Vogliono sapere se c’è stata discussione. Altra domanda stupidella. Ovvio che c’è stata discussione. I giurati discutono e poi premiano. Garrone sta aprendo bocca e forse sta dicendo proprio questo, ma viene di nuovo interrotto, questa volta dalla giurata Samantha Morton che dice: “Questo è un modo di fare scorretto”. Una faccenda privata, un modo di fare scorretto. Mah.

[csf ::: 09:50] [Commenti]
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