Sembra che il problema sia la pipì. E’ per andare a fare la pipì che i deputati sostengono che tocca fare i pianisti. I pianisti, ricordo, sono quei parlamentari che votano anche per il loro compagno di banco assente. E’ un comportamento scorretto, indecoroso, truffaldino. Il voto è personale, non può essere delegato. Ma, dicono, se si vota mentre faccio la pipì? Vero. I pianisti, va detto, sono sempre gli stessi. Problemi alla prostata? Il compagno Fini, presidente della Camera, ha introdotto il voto certificato dall’impronta digitale. Alcuni irriducibili, tra di loro perfino quei leghisti che volevano prendere le impronte ai bambini rom, dicono che prendere le impronte è irriguardoso. Ma ora interviene il deputato del Pdl Massimo Maria Berruti, il militare della Finanza che dopo aver indagato su Berlusconi fu candidato ed eletto per Forza Italia alla Camera. Dice Berruti che si può votare anche mentre si fa la pipì. Basta mettere il dito sul rilevatore di impronte e poi con una pallina di carta bloccare il pulsante della votazione. E si chiede: “Faccio qualcosa di irregolare o di illecito?” E’ incredibile la quantità di questioni di legittimità che si può porre un deputato. Lo aiuto io, facendo ricorso alla desueta categoria dell’etica. Fa schifo. Scusi, sa? Ma è l’eterna diatriba fra moralisti ed incontinenti.

[csf ::: 15:24] [Commenti]
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