Alla fine Hugo Chavez è sceso in platea e non si trattiene: “Avete visto? Non sono un diavolo come mi descrivono”. Che cosa bisogna aver visto? Il film di Oliver Stone. Quello che ha per protagonista il campione della democrazia sudamericana. “South of the border”. Hugo Chavez, quello che dichiara che mastica foglie di coca ogni giorno, quello che una volta fece un colpo di Stato, fallito, quello che sta facendo un sacco di cose per migliorare il tenore di vita della povera gente, quello che attacca le tv che lo attaccano, fino ad inventarsi il reato di “parlar male del governo”. Ha detto, a Venezia: “Sono un essere umano. Non favorisco il narcotrafico né il terrorismo come dicono gli Usa”. Hugo Chavez, quello che ha fatto ministro un fratello, plenipotenziario un altro fratello, segretario di Stato un terzo fratello (gli altri due sono solo sindaco, il quarto, e consigliere d’amministrazione di una banca privata che gestisce i fondi del governo, il quinto), quello che desidera essere eletto praticamente a vita e comunque almeno fino al 2031, quello che è talmente logorroico che Juan Carlos una volta gli ha detto: “perché non taci?”. Ha detto a Venezia: “Amo la libertà e leggo la Bibbia”. Hugo Chavez, io me lo vedo su una panchina che parla con Silvio Berlusconi. “E tu, come faresti? Io ho fatto così”. Consigli, suggerimenti, progetti. Destra o sinistra? Mah. Nessuno dei due se ne vuole andare. In nome del popolo, ovviamente.

[csf ::: 17:52] [Commenti]
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Hugo Chavez, caso esemplare di dittatore democratico, ha avuto un’idea per sconfiggere l’imperialismo capitalistico. Sostituire Batman, Robin e Nembo Kid con Francisco de Miranda, grande eroe dell’indipendenza venezuelana, con Antonio Sucre, capo militare della guerra contro la Spagna e con lo schiavo ribelle, l’indio Guaicaipuro Pedro Camejo. Sono già pronte le statuine e le relative epopee. Non ci ha spiegato, il dittatore democratico, come farà Pedro Camejo, ad arrampicarsi sui grattacieli e se Francisco de Miranda sarà immune alla kriptonite. Dettagli. L’operazione eroi, santi e navigatori autoctoni noi italiani la conosciamo a memoria. Ma non vorremmo che anche da noi ci si ispirasse a Chavez e magari il premier, desideroso di aggiungere miti al suo mito, lo imitasse. Già vedo SuperFede e WonderBondi con mantello e tuta aderente, sorvolare Milano 2 in cerca di soprusi da smascherare.

[csf ::: 08:26] [Commenti]
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