Io credo che il primo compito di un politico sia quello di fare. E il secondo sia quello di dimostrare che ha fatto, che sta facendo e che farà. Vederlo mentre ozia, mentre si diverte, mentre gioca, mentre si occupa di scemate non è un gran belvedere. Intendiamoci, siamo a rischio di populismo. Il politico è un uomo come un altro, con le sue manie e con i suoi desideri. Ad essere troppi severi si arriva alla follia di Mussolini che lasciava sempre la luce accesa nel suo ufficio di piazza Venezia in maniera che il popolo potesse pensare: “Il Duce lavora anche di notte”. Però ci sono delle esagerazioni, dei momenti in cui pensi: “Ma perché non si occupano di cose serie e soprattutto, perché non dimostrano un po’ di obbiettività?” Sto parlando della mini rissa verbale e materiale fra i due campioni motociclisti l’italiano Valentino Rossi e lo spagnolo Marc Marquez. E’ finita con Marquez per terra e con Rossi punito. E con mezzo mondo a dire chi ha ragione e chi ha torto. E fin qui tutto normale. Quello che non è normale è che il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi, in visita ufficiale in Perù, trovi il tempo da Lima di telefonare a Valentino – come ha scritto in un lancio l’Ansa – per manifestargli il proprio sostegno. E che il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, trovi il tempo per scrivere in un tuitter: “Nuestro apoyo a Marquez”. L’apoyo di Rajoy dovrebbe essere al popolo spagnolo, e le telefonate di Renzi agli esodati. Due premier non debbono comportarsi come degli ultras.

[csf ::: 09:29] [Commenti]
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