Il titolo dell’articolo dice: “Io, donna in carriera che ho fatto pace con il proprio corpo. Per anni mi sono vista brutta e poco desiderata”. Chi è questa cozza che nessuno si filava e che doveva combattere ogni ora della sua vita con la sua bruttezza? E’ Brooke Shields, 43 anni, lasciatemelo dire, grande gnoccolona. Brutta e poco desiderata. E io che cosa dovrei dire? Qualcuno venga ad intervistarmi presto, ho bisogno di dichiarare che per anni ho dovuto combattere con la mia scarsa avvenenza e con il fatto che nessuna bonazza mi strappava i vestiti di dosso. Che gioventù atroce. Ma me ne sono fatta una ragione. Quando leggo però le intreviste in cui famose strafighe sostengono che si sono sempre sentite una schifezza ho un moto di rabbia. Come se Berlusconi mi venisse a dire che si sente povero di fronte a me. Come se Totti mi dicesse che invidia il mio modo di tirare i rigori. Come se Umberto Eco mi rompesse le balle dicendomi che io sì che sono colto. Brooke, per la miseria, ringrazia il tuo dio di tutta la bellezza di cui ti ha fatto dono e non offendere le racchie che devono combattere tutti i giorni la loro pochezza estetica a colpi di intelligenza.

[csf ::: 09:04] [Commenti]
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Sembra proprio che la Festa dell’Unità sia morta. Conseguenza della morte del Pci e di tutti i suoi eredi, Pds, Ds. Oggi c’è il Pd, che contiene anche la Margherita e quindi niente Festa dell’Unità. Ma la festa dell’Unità non era la festa del quotidiano l’Unità? Il quotidiano l’Unità c’è ancora. O forse qualcuno ci sta dicendo che fra un po’ anche l’Unità cambierà nome? La gente protesta. Non piace l’idea che adesso a mangiar piadine si andrà alla Festa Democratica. Sinceramente, che schifo, la Festa Democratica! Perfino il direttore dell’Unità protesta scrivendo un fondo in cui difende il marchio. I marchi, dice, non si cambiano. E qui sbaglia perché i marchi si cambiano. Ma ha anche ragione perché il marchio così forte come quello della Festa dell’Unità non si può cambiare. Con tutto quello che ha significato per la sinistra la Festa dell’Unità. Interviene Massimo Cacciari. E dice: “Padellaro può mettersi l’anima in pace: la Festa dell’Unità così come lui la dipinge è già morta da un pezzo”. Che tristezza Cacciari. Perché si mette a fare il becchino?

PS. L’Unità si chiamerà “La democratica”?

[csf ::: 17:34] [Commenti]
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Continuano i drammatici sbarchi sulle coste della Puglia. La scorsa settimana è arrivato Qaboss Bin Said, il sultano dell’Oman, con moglie figli e un seguito di mille persone. Il folto gruppo non è stato avviato, come succede agli albanesi, ad un centro di prima accoglienza, bensì nei migliori alberghi delle coste pugliesi. Questo è sintomo di un cambio della politica italiana nei confronti degli extracomunitari. I mille sono arrivati a bordo di tre aerei e due yacht contenenti anche l’elicottero e le 20 mercedes del sultano. L’allegra brigada sarà ricevuta dal governatore Nichi Vendola. Sembra che il premier italiano Berlusconi abbia fatto notare la maggiore sobrietà dei suoi spostamenti estivi. Solo qualche vecchio socialista ha ricordato che quando si muovevano loro, per esempio per andare in Cina, erano molti più di mille. Mobilitato Google Earth che grazie ad alcune telecamere satellitari realizzerà la foto di gruppo.

[csf ::: 09:19] [Commenti]
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Caro presidente Napolitano, con tutta la deferenza che uno come me vuole mostrare per il primo presidente della repubblica di matrice comunista, vorrei sommessamente dissentire con il suo ultimo discorso sul giorno della memoria. Abbia pazienza, io sono giornalista e pur essendo tutto tranne un difensore della corporazione, mi allarmo quando qualcuno invoca il silenzio. Ha ragione lei quando dice che degli assassini dovrebbero avere il pudore di tacere (io aggiungerei anche “per sempre”, a prescindere dal fatto, ininfluente, se abbiano o no scontato la pena). Ma sono preoccupato quando aggiunge che non dovrebbero esserci tribune per simili figuri. E che “si deve dar voce non a chi ha scatenato la violenza terroristica ma a chi l’ha subita”. Presidente, mi consenta di ricordarle che cosa è un’intervista: non è un premio all’intervistato ma un mezzo per soddisfare la curiosità dei lettori. Che cosa ha da dire una vittima se non urlare il suo dolore? E’ evidente che far domande a un terrorista, soprattutto se politico, è più interessante. Tanto è vero che gliele fanno tutti: poliziotti, giudici, psicologici. Non gliele devono fare i giornalisti? L’importante è che gliele facciano bene, gliele facciano giuste. Cercare di capire è l’anelito di tutti, caro presidente. Cercare di capire e di spiegare è il mestiere dei giornalisti. Cercare di spiegare soprattutto le cose insolite e difficili. Cercare di spiegare perché un uomo morda un cane – si ricorda? – e non perché un cane morda un uomo. Non è difficile capire perché un uomo colpito nei suoi affetti soffra. Difficile è capire perché un uomo credendo di fare il bene dell’umanità uccida.

[csf ::: 11:27] [Commenti]
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Io non ho mai scritto né detto che Roma ha un nuovo sindaco fascista quindi sono abilitato a parlare e a criticare. Ecco, l’onorevole Marcello De Angelis, ascoltato consigliere di Gianni Alemanno, nuovo sindaco di Roma, si adonta perché qualcuno gli ricorda il suo passato. Il Messaggero, per esempio, parla di lui definendolo “ex Terza Posizione”. Non è roba da poco. Terza Posizione è stata una delle peggiori organizzazioni dell’estrema estrema estrema destra in competizione con i Nar. Come si difende De Angelis? Non nega. Dice solo: “Perché dicono che sono stato in Terza Posizione e non che ho fatto 12 anni lo scout?” Ma De Angelis è arrabbiato anche con Daria Bignardi che costrinse una volta Alemanno a mostrare la croce celtica che portava al collo. Come si è permessa? “La Bignardi è la nuora dell’uomo accusato di aver ucciso il commissario Calabresi!”, ha detto. Lo scout? La nuora? Sindaco Alemanno, me lo consente un consiglio? Cambi consigliere.

[csf ::: 11:23] [Commenti]
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