- 11 Novembre 2008
I valori non valgono più. Luogo comune. Ma è vero che in questo mondo drammaticamente mediatico è sufficiente creare un’etichetta per superare qualsiasi difficoltà. Sgarbi? Si sa, è aggressivo. Di che ti meravigli? Bondi? Si sa, è un po’ cortigiano. Vorrai mica protestare se parla bene di Berlusconi. Veltroni? Si sa, è un finto buono. Vuoi accusarlo di essere un ipocrita? Ma dai! E così, con questo sistema, si salvano tutti. Corrotti e corruttori. Bugiardi e voltagabbana. Arroganti e antipatici. Così fan tutti. Loro almeno lo fanno alla luce del sole. Eravamo stati tutti avvertiti, da subito: José Mourinho, il nuovo allenatore dell’Inter, è antipatico. Punto. Uno antipatico che cosa può fare di diverso da comportarsi da antipatico? Tratta con arroganza i giornalisti? Li accusa di non essere obbiettivi? Li squalifica avvertendoli che “per 15 giorni non vi parlo più”? Tronca a metà le interviste e molla tutti senza salutare? E allora? Di che cosa vi meravigliate? E’ antipatico. Come avesse la patente. Ha studiato ed ha superato l’esame di antipatia. A pieni voti. E così la gente lo perdona. E dimentica perfino di dirgli che è antipatico. Perché è la sua essenza. Se sapessi che cosa vuol dire direi che è la sua ontologia. Incontri il farmacista ma mica gli ricordi tutte le volte che è farmacista. Lo dai per scontato. Mourinho alla fine tutti lo giustificano. Si comporta come è giusto che si comporti un antipatico. E in fondo il suo ruolo lo interpreta bene. Conoscete qualcuno che fa l’antipatico meglio di lui? Sembra quasi che lo sia veramente antipatico e non che finga di esserlo per avere i titoli sul giornale. Ma sì, Mourinho, lei mi ha convinto. Lei è proprio antipatico. Più antipatico di così si muore. E adesso che ho riconosciuto i suoi meriti, mi faccia un piacere: si vergogni. Almeno un po’.
- 3 Novembre 2008
Se fossero in cima ad una torre, chi butteresti fra Veltroni e Berlusconi? Il gioco della torre io lo conosco bene. E’ un vecchio trucco che uso spesso nelle mie interviste per costringere intervistati reticenti o generici ad uscire allo scoperto. Non sempre funziona. Spesso le risposte sono perfino irritanti. “Nessuno dei due”, “Tutti e due”, “Tizio perché lo conosco”, “Mi butto io”, “Caio perché rimbalza”. Ma il più delle volte qualcosa ne esce fuori. L’altra settimana la domanda l’ha rivolta Simona Ventura ad Alda D’Eusanio. E si è aiutata con due foto. La foto di Berlusconi, sorridente e radioso, e la foto di Veltroni, corrucciata e triste. Ed ecco scattare la protesta di Fabrizio Morri, capogruppo del Pd in Commissione Vigilanza Rai. “Vorremmo capire che cosa ha spinto la conduttrice di una trasmissione popolare di intrattenimento sportivo a prestarsi a dileggiare il leader politico dell’opposizione con un giochino subdolo e di dubbio gusto”, ha scritto Morri. “E’ stata una sua idea o c’è dietro qualche suggerimento?” E meno male che c’è Morri che sta attento. E’ chiaro che è stato l’infido Ghedini a fornire la foto alla Ventura. Ed è chiaro che l’Alda, appena ha visto la foto di Veltroni, con quella bella facciotta che il genio Crozza ha definito “con le guance alla zuava” non ha potuto fare a meno di buttarlo dalla torre. Ma è soprattutto chiaro che stare all’opposizione è pericoloso. Ma se a questa disgrazia si aggiunge il fatto di militare nella Commissione Vigilanza, costretti alla tortura di guardare tutti i programmi Rai, la faccenda si fa drammatica. La Vigilanza fa male, digli di smettere.
- 27 Ottobre 2008
Ma quanti dimostranti c’erano al Circo Massimo? Il gioco dei numeri. Il balletto delle cifre. Duecentomila, 480 mila, due milioni e mezzo. Per la questura di Roma quattro gatti. Per Veltroni tanti tanti tanti, un mare di folla. Per Berlusconi un vero e proprio flop. Ricordate all’asilo Mariuccia? Mio papà è colonnello. E mio zio generale! Figure da cioccolatai gratis per tutti. Io ho da tempo imparato a contare le grandi cifre usando il metodo che spiegò una volta alla radio il futurologo Vacca. Quanti passeggeri ci sono in un treno semipieno di media lunghezza? Dite un numero, mille? duemila? cento? Non andate a caso. Una carrozza ne contiene mediamente 50, le carrozze sono mediamente dodici. Ecco che possiamo affermare sperando di andare molto vicini alla realtà che i passeggeri sono circa 600. Con grande approssimazione ma anche con una grande possibilità di andare vicini alla verità. Ho applicato il metodo alla foto aerea del Circo Massimo affollato. Ho isolato un quadratino di un centimetro quadrato. Vi ho contato un certo numero di persone. Ho contato quanti centimetri quadrati affollati c’erano nella piazza e sono arrivato ad un totale molto, molto, molto lontano dai due milioni e mezzo di persone. E il corteo? Certo, il corteo. Un corteo ha file mediamente di venti persone. Tra una fila e l’altra c’è un metro. Morale: un corteo di due milioni e mezzo di persone sarebbe lungo 100 km. Insomma aveva ragione Berlusconi. Ma pur avendo ragione ha fatto la figura più meschina di tutti. Come mai quando le manifestazioni sono sue, i milioni valgono milioni e quando le manifestazioni sono di Veltroni valgono solo migliaia? Veltroni ha mentito sull’onda dell’entusiasmo. Berlusconi mosso dall’invidia. Come ha detto recentemente Di Pietro, “mai guardare lo stuzzicadenti nell’occhio degli avversari”.
- 11 Ottobre 2008
Io ci voglio andare alla manifestazione per salvare l’Italia organizzata dall’opposizione per il 25 ottobre. Ci voglio andare perché ho una crisi di identità. Quando Veltroni, a giugno, disse che bisognava organizzare qualcosa contro il governo, pensai subito che era come se qualcuno mi avesse offeso ed io gli avessi gettato un guanto di sfida in faccia e gli avessi detto: “Scelga lei l’arma. Ci vediamo dietro il cimitero fra quattro mesi”. Comunque, pensai fra me e me, meglio di niente. Sbagliavo. Era meglio niente. Nel frattempo: 1) Veltroni si è intiepidito che sembra uno di sinistra come poteva sembrarlo Nicolazzi; 2) Follini ha detto che la manifestazione andrebbe soppressa: 3) Rutelli ha detto che bisogna farla ma uscendo fuori “dallo schema della contrapposizione frontale”, perché bisogna lavorare insieme, opposizione e governo. Era meglio niente. Perché di passo in passo si è arrivati alla intervista al “Giornale” di Enrico Morando, coordinatore di quell’ente inutile che è il governo ombra del Pd. Ha detto Morando al Giornale che la manifestazione si deve fare, oibò. E perché si deve fare? Perché “non sarà anti-governativa”. Una manifestazione contro il governo “non anti-governativa”? Certo. Ha incalzato Morando: è necessario “incoraggiare e sostenere il governo”. Quindi una manifestazione contro il governo che sostenga il governo. Il Giornale, molto giustamente, ha titolato: “Il 25 ottobre Pd in piazza ma a sostegno del governo”. Morando, quando ha capito di aver pestato una boassa, ha scritto al Giornale protestando contro il “titolo grottesco” dell’intervista. Grottesco il titolo? Ai più è sembrato grottesco Morando. Ma più grottesco, come al solito, il premier. Il quale ha detto che con questa gente non si può dialogare. Perché? Perché scende in piazza per manifestare. Qualcuno lo dica a Berlusconi che Morando e Rutelli faranno il tifo per lui.
- 6 Ottobre 2008
E’ sempre una gioia per me leggere quello che dice Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e – incredibile solo a pensarsi – leader della autorevole formazione dei Popolari Liberali. Sì, lo so che la maggioranza di voi nemmeno sa dell’esistenza dei Popolari Liberali, ma la colpa è vostra che non vi informate. E allora vi informo io sull’attività di Carlo Giovanardi. Intervistato da Alessandra Arachi sui metodi anticoncezionali Carlo Giovanardi ha risposto che nel tecnicismo ognuno sceglie la sua strada. Alla richiesta del significato della parola “tecnicismo” Carlo Giovanardi ha spiegato che è la tecnica da usare per non far nascere un figlio: “Ognuno sceglie secondo coscienza”. Incalzato, Giovanardi ha dimostrato di ben conoscere i vari tecnicismi: “Quando ho seguito il corso prematrimoniale nella mia Chiesa, sono stati loro ad illustrarci i metodi per la contraccezione”. Alessandra Arachi non lo ha mollato: “Il Pontefice ha espressamente parlato di metodi naturali…” E Giovanardi: “I metodi naturali hanno forti margini di errore”. Il Pontefice è servito. Perché il Pontefice, dice Giovanardi, dà un’indicazione. “E’ come per i dieci comandamenti: sono tracce. Poi ci sono le deroghe”. Ma va? Ma allora così sono capaci tutti. Così all’inferno non ci va più nessuno. Vi immaginate l’assassino che si presenta in Paradiso? Viene fermato da San Pietro che gli dice: “Altolà. Settimo: non ammazzare”. “Ma no, dice l’assassino. Non lo sai? Era una traccia. Poi c’era la deroga. Me l’ha detto Giovanardi!”
- 29 Settembre 2008
E prima il grembiulino, e poi il 5 in condotta, e poi il maestro unico, e poi il ritorno del merito e poi l’attacco ai maestri meridionali. E pensare che all’inizio a me Maria Stella Gelmini piaceva. Ma adesso non se ne può più. Adesso sembra una piccola Brunetta, una brunettina, che gode nel prendere decisioni impopolari. Ma chi l’avrebbe immaginato che se la sarebbe presa anche con i bambini? Se un bambino in prima elementare avrà anche un solo cinque sarà bocciato, senza possibilità di riparare. “Signora mia, suo figlio deve ripetere la prima, non sa fare le aste”. “Sa che le dico signora maestra? Faccio ricorso al Tar”
Inflessibile, Maria Stella vuole che il bambino ignorante ripeta la prima. E non si fermerà qui. Già tremano i bambini dell’asilo. Se non impareranno bene le canzoncine saranno bocciati. Anche due o tre anni di seguito. E’ ora di finirla col permissivismo settantottino. E non parliamo degli asili nido. Chi si farà la cacca sotto avrà l’insufficienza in condotta. E che i genitori non vengano a protestare. Se fosse per loro, i figli crescerebbero come degli smidollati. Si comincia coi pannolini sporchi e si arriva ignoranti all’università. E poi come faranno i cervelli italiani a fuggire all’estero?
- 21 Settembre 2008
Vorrei sapere chi ha inventato questa storia che bisogna fare quello che uno dice e non quello che uno fa. Probabilmente un prete. Comunque sicuramente un predicatore, un politico, un filosofo. Almirante diceva che non si doveva divorziare ma lui era divorziato. Quando Casini e Berlusconi predicavano l’importanza della famiglia loro ne avevano due. I cattolici sostengono che non si deve fare l’amore prima del matrimonio ma non ne trovo uno che arrivi vergine alle nozze. Quanti comunisti (beh, diciamo quanta gente di sinistra) mandano i figli nelle scuole private, o addirittura cattoliche? Quanti politici fanno leggi che essi stessi non rispettano? E quel prete sorpreso a letto con la moglie del suo migliore amico? Quanti comandamenti ha stracciato? Ha mentito, ha tradito l’amicizia, ha – come dicono loro – fornicato non essendo sposato, ha desiderato la donna d’altri. Ma che cosa mi dite di Carolina Lussana? Leghista, bergamasca, giovane, bella, sveglia, vicepresidente della Commissione Giustizia, ha deciso che per superare l’esame di abilitazione alla professione di avvocato la sede migliore era Napoli, dove la percentuale di promossi all’orale si avvicina al 90 per cento. Napoli, capitale morale di quella Terronia che Carolina e i suoi amici con le camicie verdi vorrebbero non facesse parte dell’Italia. Ma la capisco, forse. Deve aver male interpretato il consiglio dei suoi amici del nord che le avevano detto: “Carolina, se vuoi fare carriera vai all’estero”.
- 15 Settembre 2008
Si chiama Instant Film. Un film su un avvenimento appena successo. E lo avremo. Una storia d’amore sull’Amore dell’Anno. La bella e il capo di Stato, Carla Bruni e Nicolas Sarkozy, versione raffinata e ad alto livello del calciatore e la velina. La favola, il lieto fine, la telenovela per la televisione francese. Ma tranquilli, lo vedremo anche in Italia. Non so ancora i nomi degli interpreti. Che bello sarebbe se fossero proprio loro due. Che invidia per noi italiani. Noi che non siamo riusciti nemmeno a fare un film su Silvio e Veronica. E sì che lì c’era materia. Ma si può allestire una instant storia d’amore su Carlo Azeglio Ciampi e la signora Franca? Si può imbastire un racconto di di sogno e passione su Romano Prodi e Flavia Franzoni? Niente da fare. La penisola dell’amore deve cedere il passo ai francesi. Andremo a piangere sullo storione di Nicolas e Carlà. Ci accontenteremo del fatto che per metà è italiana. Magra consolazione. Ma potremmo già essere più contenti se ci dicessero quanto guadagneranno i due colombi. Perché, come dice il saggio, e ribadisce il titolo della prossima canzone di Carlà, il pleut sur le mouillé. Piove sul bagnato.
- 8 Settembre 2008
A Maria Stella Gelmini ne hanno dette di tutti i colori. E prima le intercettazioni che tutti sapevano che cosa contenessero ma nessuno pubblicava, forse, magari, chissà, anche perché non esistevano. E poi quella storia del ritorno al grembiulino. E poi quella storia del ritorno ai voti. E poi quella storia del ritorno al maestro unico. E lei sempre lì, forte, decisionista, il ministro sono io e decido io. Confesso, mi era piaciuta. Non c’è più gran rivoluzionario di un reazionario spinto. Aspettavo con ansia il giorno in cui avrebbe reintrodotto i calamai e i pennini. E invece mi ha preso di contropiede. Aveva preannunciato il ritorno al merito (lo sappiamo no? Il 68 ha distrutto la scuola italiana) e svillaneggiato gli insegnanti meridionali. Poi si è scoperto che Ella stessa era andata a fare il concorso di Stato in quelle sedi di esami del Sud dove promuovevano tutti. Che c’è di strano? Il paraculismo in Italia è legale. In alcuni casi è perfino consigliato dal premier. Doveva proprio lei fare la pierina? Mariastella, a nome di tutti i paraculi d’Italia ti mando la nostra solidarietà. Però mettiti almeno il grembiulino e vai un’oretta dietro la lavagna. Sette in condotta. Da me. Un maestro unico.
- 30 Agosto 2008
Certo che doveva capitare anche a lui l’intercettazione. Chi non viene intercettato non conta niente. Poi lui dice che si tratta di roba di scarsa importanza, di nessun valore penale. Ed ha ragione, probabilmente. Una cosa sarebbe venire intercettati mentre si corrompe un giudice e cosa del tutto diversa sarebbe essere intercettati mentre si cerca un lavoro per il proprio figlio disoccupato. Le intercettazioni di Romano Prodi contengono chiacchiere, consigli a parenti, segnalazioni dell’attività di nipoti e di consuoceri. E vabbé. Roba minima sulla quale gli avversari politici si sono buttati con cipiglio speculatorio. Sono convinto che le chiacchiere di Prodi siano quanto di più innocente si possa pensare. Ma…Ma è proprio troppo chiedere ad un politico di sospendere anche queste chiacchiere una volta che viene nominato presidente del consiglio? Dovrebbe fare così: mandare una circolare a parenti ed amici cari. Questa: “Cari miei, vi voglio bene ma come sapete da oggi sono il premier. Quindi – vi prego – per cinque anni fate come se non esistessi. Non chiedetemi consigli, non sollecitatemi aiuti, non segnalatemi amici. Non sarà sempre così. Fra cinque anni tornerò il cordialone di un tempo e potrete chiedermi tutti i favori che vorrete. Ma per adesso fate come se fossi morto”.