Caro Enrico Lucci, io non so come poi è andata a finire la faccenda. Non so se poi tu, magari sulla spinta della pubblica opinione (bempensante), o di un tuo rimorso di coscienza, hai alla fine chiesto scusa al ministro Maria Elena Boschi per come l’hai investita mentre andava a giurare al Quirinale. Forse lo hai fatto ed io, colpevolmente, ne sono ignaro. Il problema è che raramente sono rimasto in imbarazzo vedendo una clip televisiva. Tu che cerchi di introdurti nel suo campo visivo e nella sua camminata rivolgendole volgarità, membri, strafica, rapporti, tutte basate sull’ambiguità e sull’equivoco: uno spettacolo indecoroso. E guarda, io non mi infilo nello scivoloso ambito del politicamente corretto, del sessismo, degli insulti alla donna in quanto donna. E’ solo una cosa brutta, che rientra nella categoria della maleducazione prima ancora che in quella del disprezzo per le donne. Qualcosa che ricorda più un rutto che non la scorrettezza di genere. Volgarità, ecco la parola giusta, volgarità gratuita, che non fa ridere e se anche facesse ridere sarebbe comunque bruttissima. Enrico, hai messo insieme due cose fastidiosissime: l’inviato che insegue il politico facendogli domande a ripetizione e la sgradevolezza dell’eloquio. Un record difficilmente battibile d’ora in poi. E che risulta particolarmente irritante sotto la firma delle Iene, e anche sotto la firma tua. Ci avevate abituato ad una satira dura, spesso feroce, ma sempre civile e precisa.

[csf ::: 09:46] [Commenti]
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