Ormai sono passate un paio di settimane e spero veramente che nessuno ne parli più. Ma anche a me, come a Cesare Prandelli, sono rimasti un po’ di sassolini nelle scarpe e approfitto della disattenzione generale per togliermeli. Che cosa non mi è piaciuto dell’Iliaa partecipazione italiana agli europei? Il buonismo imperante. Diciamolo: gli italiani hanno giocato una partita eccezionale (contro la Germania), una buona (contro l’Inghilterra) e una decente (la prima contro la Spagna). Hanno vinto, rigori a parte, due partite su sei. Molto meglio hanno giocato i tedeschi. Molto molto meglio gli spagnoli. L’ultima, la finale, gli italiani l’hanno persa per una serie incredibile di errori dell’allenatore e dei giocatori. La squadra, tranne minime individualità, era mediocre. Eppure la stampa italiana e i politici l’hanno incensata. Titoli orrendamente buonisti ci hanno coperto di ridicolo. Il peggiore di tutti: “Grazie lo stesso”. Chi ha osato dichiarare che avrebbe tifato contro, come Travaglio, è stato coperto di contumelie neanche avesse disertato la battaglia di Caporetto. Un ragazzo psicolabile è diventato un eroe nazionale, un giocatore d’azzardo incallito è diventato un esempio da seguire. E non bastasse, alla fine dell’ultima partita, persa per quattro a zero, dico quattro a zero, gli undici gladiatori sono scoppiati in un isterico piagnisteo collettivo che nemmeno Elsa Fornero. Di fronte alle lacrime dei nostri eroi si è sciolta tutta la nostra patria calcistica. Grazie azzurri. Lo stesso.

[csf ::: 09:58] [Commenti]
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