- 14 Ottobre 2009
Dicono che il tempo è galantuomo e dicono anche che basta sedersi sulla riva del Gange che tutto si risolve. E’ un invito alla pazienza. Mai fare le cose in fretta. Mai credere che la giustizia arrivi di corsa. Non è vero. A volte non c’è bisogno dei galantuomini e spesso non c’è bisogno di perdere tempo sulla riva del Gange. La verità arriva, qualche volta, prima ancora che tu sia pronto ad accorgertene. Avete voluto dare il premio Nobel per la Pace a Barack Obama? Bravi. Qualcuno ha voluto criticarvi. Qualcuno ha detto: “Ma che cosa ha fatto per la pace, finora, il nuovo presidente degli Usa?” Risposta: “Ha riempito il mondo di speranza. Ha creato una corrente di simpatia, fenomeno inedito, nei confronti degli Usa. Questo è un premio che lo inciterà a cercare la pace”. Va bene, un premio Nobel alla Speranza, alle buone intenzioni. I più pessimisti hanno commentato in maniera laconica: “Mah”. Ed ecco che, pochi giorni dopo l’assegnazione del Nobel, quel Nobel che dovrebbe spingere Barack a cercare a tutti i costi la pace, prima ancora che il presidente della speranza l’abbia ritirato, partono per l’Afghanistan 13 mila nuovi soldati di rinforzo. Il comandante in capo della missione americana, Mc Chrystal (che meraviglioso nome da champagne) ne aveva chiesti 60 mila. Tutto sommato poteva andare peggio. Chi ha detto che il premio Nobel non serve a niente?