- 29 Maggio 2013
Beppe Grillo, checché dica, esce sconfitto dalle elezioni amministrative. Adesso i grillini dicono che i confronti non bisogna farli con le ultime politiche ma con le precedenti amministrative e non si rendono conto che così facendo piombano nella peggiore prima repubblica quando nessuno perdeva mai alle elezioni perché il confronto veniva fatto sempre con le cifre che convenivano di più. Ma non si può urlare al trionfo quando si trionfa e far finta di niente quando non si trionfa più. Però il problema non è il calo dei grillini. Il problema è che mentre ci si affanna a trovare le ragioni di una sconfitta (le liti sulla diaria, l’aventino politico, la paura di governare, l’assenza mediatica, le espulsioni dei dissidenti…) non ci si rende conto che bastava chiedere a lui, a Beppe Grillo, per sapere di chi è la colpa. Beppe Grillo ne è certo. La colpa è degli Italiani. Di quegli italiani che non capiscono nulla e votano Pd e Pdl senza rendersi conto che così facendo si comportano come dei Tafazzi che si danno delle grandi botte sui cabasisi. La colpa è degli italiani che non lo hanno votato. Innegabilmente corretto. Lo aveva già detto il Cavaliere Silvio Berlusconi quando non si rendeva conto di come gli italiani potessero esimersi dal votare lui. E li aveva definiti con grande precisione: coglioni. A me viene in mente Cuore, il settimanale di resistenza umana, che il 5 aprile 1992, commentando la sconfitta della sinistra che sperava una buona volta di vincere, titolò: “Il limite della democrazia: troppi coglioni alle urne”.