Caro Daniele Luttazzi, chi scrive queste righe è un tuo estimatore. Uno dei tuoi tanti estimatori. Uno che ride alle tue battute e soprattutto uno che quando ascolta le tue battute è indotto a pensare. Uno cioè al quale succede quello che dovrebbe succedere sempre quando si ascolta buona satira. Immagina quindi quale dispiacere io abbia provato nel leggere le cattiverie che girano sul tuo conto. In buona sostanza sembra che tu copi. Sembra che tu segua con molta attenzione i comici americani e inglesi e traduca pedissequamente i loro divertentissimi testi per poi riproporli tali e quali al pubblico italiano. Sai che ti dico, Daniele? In fondo a me che tu possa aver copiato non interessa più di tanto. Io ti guardo e rido. Non è farina del tuo sacco? Pazienza. Se non me lo avessero detto io non lo saprei. E siccome non seguo i comici americani, in fondo questo è l’unico sistema per ridere di quelle battute. Ma quello che mi sorprende è la mancanza da parte tua di una spiegazione logica. Mi sarebbe piaciuto che tu dicessi, come dice il marito fedifrago alla moglie che l’ha scoperto a letto con una gnoccolona: “Calma, posso spiegare tutto”. Invece no. Qualche balbettio, diciamolo, un po’ patetico. Comunque non ti preoccupare. A me stai bene lo stesso. Mi piace quello che fai, quello che dici e come lo dici. Almeno finché non avrò imparato bene l’inglese.

[csf ::: 19:14] [Commenti]
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