- 24 Gennaio 2010
Luigi Tosti, magistrato di Camerino, è stato rimosso dall’ordine giudiziario. Lo ha deciso il Consiglio Superiore della Magistratura. E’ l’ultimo atto, finora, della sua lotta contro il crocifisso nelle aule giudiziarie. Tosti aveva cominciato la sua protesta nel maggio del 2005. Sosteneva, secondo me a ragione, che non poteva giudicare delle persone sotto l’immagine del crocifisso senza ledere il loro diritto ad un processo imparziale. Era stato chiamato a difendersi in un’aula di tribunale. E aveva rifiutato di farsi giudicare se prima non fosse stato rimosso il solito crocifisso dall’aula. Come dargli torto? Che cosa c’entra il crocifisso con l’amministrazione della giustizia. E come può sentirsi garantito un ebreo, un mussulmano, un ateo in un processo amministrato da un giudice che accetti sopra la sua testa la presenza di un simbolo della comunità cattolica?
Ma Tosti è andato oltre. Secondo il vicepresidente del Csm Nicola Mancino ha rifiutato di recarsi in aula anche quando gli hanno messo a disposizione un locale senza crocifisso. E poi ha rifiutato di recarsi in aula finché non fossero tolti i crocifissi dai tribunali di tutta Italia. Una battaglia di coerenza, senza dubbio, ma un tantino esagerata. Tosti ha tutto il diritto di protestare. Ma protesti come tutti noi. Venga a fare girotondi e cortei. Ma nel frattempo faccia il piacere di mandare avanti i processi che gli sono assegnati. C’è gente che ha bisogno delle sue sentenze e pur di ottenerle è disposta a sopportare che i crocifissi svernino ancora un po’ nei palazzi di giustizia.