Il reato era stato particolarmente disgustoso. Aveva massacrato a colpi di machete la proprietaria della barca che aveva affittato e voleva scappare con la sua fidanzata minorenne in Polinesia. Lo avevano catturato ed inevitabilmente si era beccato l’ergastolo. Io mi considero uno piuttosto garantista. Non mi piace il carcere come soluzione dei problemi e ritengo che le carceri italiane siano una punizione nella punizione. Credo anche che esistano forme alternative per scontare la pena. Non mi piacciono le amnistie e gli indulti come soluzione all’affollamento carcerario (anche perché generalmente sono soluzione di altri problemi) ma mi piacciono più le assoluzioni che le condanne. Ritengo che sia meglio un colpevole fuori che un innocente dentro. Ecco, tanto per chiarirci. Ma quando uno ammazza per farsi un viaggetto in Polinesia non avrei dubbi. Galera. Poi però capisco che il carcere possa (raramente) redimere. Quindi sono giusti i permessi premi in presenza di comportamenti virtuosi. Fu proprio per la buona condotta che l’ergastolano aveva ottenuto un permesso premio nel 2007, dopo 19 anni di prigione. Solo che era scappato. Si chiama evasione. Ed era stato riacciuffato. Voi direte: adesso basta. Mai più permessi premio. L’evasione è un diritto secondo molti codici penali. Ma non è un esempio di buona condotta. L’ergastolano evidentemente ci sa fare. Ottiene di nuovo, sette anni dopo l’evasione, un permesso di tre giorni da trascorrere all’Elba. E scompare. E non si dica che la giustizia italiana non è buona.

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