- 30 Novembre 2008
Che il Vaticano cerchi in tutte le maniere di influenzare la politica italiana, questo ormai lo sappiamo tutti. E in fondo ce ne siamo fatti una ragione. D’altra parte temi come il divorzio, l’aborto, la contraccezione, l’insegnamento della religione, il finanziamento delle scuole private sono importanti ed è comprensibile, anche se fastidioso, che la Chiesa cerchi di influenzare il mondo cattolico e non si assenti quando su quei temi si legifera. Ed è comprensibile, anche se fastidioso, che vescovi e sacerdoti, cardinali e frati dicano la loro su argomenti che ritengono vicini alla sfera dell’etica. Ma vi immaginereste un’omelia sul vantaggio di bere vino rosso piuttosto che bianco? Oppure un’enciclica sulla maniera migliore di coltivare il cavolo rapa?
Ecco, da oggi abbiamo completato il cerchio. Proprio così. La settimana scorsa il professor Vitaliano Tiberia, presidente della Pontificia Accademia delle Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon, una delle sette accademie preposte dalla Santa Sede all’arte e alla cultura, ha detto la sua su questioni fondamentali per la vita dei cattolici. Ha detto in sostanza: 1) basta col rap; 2) basta con i tatuaggi; 3)basta con i piercing; 4) basta con i vestiti trasandati; 5) basta con i jeans strappati. Ora, sui primi quattro punti potrei perfino essere d’accordo. Ma sui jeans strappati, professore, come direbbe Socci, perché, perché, perché, perché, perché?