- 16 Settembre 2015
Caro Ignazio, tu sai quanto io ti stimi e quante volte, anche in questa rubrichetta, io abbia pubblicamente dichiarato questa stima. Io ti considero uno dei sindaci migliori e più coraggiosi d’Italia. Ma stavolta hai sbagliato. Sto parlano del caso Casamonica. Dei cittadini romani, rom, come consente loro la legge, fanno uno scombiccherato funerale per le vie della capitale. Un funerale esagerato, ridicolo, folkloristico, presuntuoso. Ma legittimo. Nessuno è ricercato, anche se si dice che il clan sia in odore di mafia, nessuno è indagato, nessuno è condannato. Ma anche gli indagati e i condannati hanno diritto di piangere come vogliono i loro morti. Si arriva all’assurdo che Bruno Vespa, con il suo solito grande fiuto, invita a Porta a Porta la figlia del Casamonica defunto e scoppia lo scandalo. Un’ora di grande spettacolo e di grande giornalismo ci consegna uno spaccato di vita italiana di cui io non posso che ringraziare Vespa il quale (come chi mi conosce ben sa) non è esattamente la mia tazza di the. No, non doveva intervistare Casamonica figlia. E perché mai? Io intervisterei anche Hitler, anche Pol Pot, anche Pinochet se fosse possibile. Figuriamoci un innocente fino a prova contraria. Ipocrisia imperante. Più che lo sdegno antimafioso, nelle dichiarazioni banali e conformiste che hanno riempito i giornali, io ho letto il disprezzo razzista nei confronti delle tribù zingare. Ignazio, anche tu hai sposato la corrente degli scandalizzati. Posso dirti che mi sarei aspettato un po’ più di coraggio?
- 11 Febbraio 2015
Ignazio Marino ha deciso che lo slogan (il motto? la frase guida?) di Roma, d’ora in poi, sarà “Rome and you”. Bella. Avvicina la gente. E per una città che fa del turismo la sua prima industria sembra il cacio sui maccheroni. Lo chiamano logo relazionale. Qualcosa come I love New York. Secondo me funziona perché crea una specie di senso di colpa. Roma è qui e tu dove stai? Che cosa aspetti a venire nel centro del mondo? Stai a perdere tempo con cittadine come Londra e con villaggi come Parigi? Roma e You. Un rapporto diretto, d’amore. Per farlo sceglie la lingua più parlata del mondo industrializzato occidentale. Un inglese, un americano, ma anche un francese o un tedesco, vedono Roma and You e prenotano subito l’aereo. Che cosa stiamo ad aspettare? I and Rome, anzi We and Roma perché parte con tutta la famiglia. Tutto perfetto ma a mio giudizio qualcosa stona. C’è una sorta di sudditanza psicologica. L’inglese è ormai la lingua più usata nei rapporti internazionali, ma di fronte a slogan così corti e incisivi anche l’italiano non è male. Qualche anglofono avrebbe avuto difficoltà a capire “Io e Roma”? Non credo proprio, sono piccole paroline internazionali. “I”, “io”, “yo”, “je”, “ich”. Comprensibili a tutti. Usare l’italiano avrebbe aggiunto una briciola di orgoglio italico che non guasta quando si parla di turismo. E poi Roma è Roma. Non è da Marino cedere in questa maniera all’egemonia linguistica anglosassone. Proprio lui che aveva scelto come slogan elettorale il romanesco: “Daje!”
- 12 Novembre 2014
Basta parlarci dieci minuti per capire che è un alieno. E questa è proprio la sua colpa : si è lanciato nella folle impresa di amministrare Roma forte soltanto della sua ingenuità e dell’assenza nel suo curriculum di qualche malversazione che lo avrebbe reso gradito a quel mezzomondo di politici cinici e bari che hanno il monopolio dell’amministrazione pubblica italiana. Ignazio Marino è un chirurgo. Dicono anche che sia un uomo onesto, ma questo non è un merito in un ambiente in cui si sostiene che l’importante è governare bene, anche se si ruba. Lo stanno massacrando. Gli rimproverano di tutto: di essere caduto dalla bicicletta, di aver sbagliato la nomina del capo dei vigili urbani, di aver girato per Roma con un camper Eurto 1, di essere andato a Milano il giorno in cui aveva invitato i romani a rimanere in casa per il maltempo. Come potete vedere, reati gravi. Lo hanno preso in giro perché sta pian piano chiudendo al traffico zone centrali della capitale ed anche perché ha dichiarato che vuole rendere navigabile il Tevere. E poi c’è la spinosa faccenda della Panda rossa, parcheggiata dove non doveva essere parcheggiata e passata dai valichi della Ztl senza autorizzazione. Perfino il suo partito lo abbandona. Lasciatelo dire, Ignazio, se avessi fatto come tutti gli altri, ti fossi fatto assegnare tre auto blu e altrettanti autisti, adesso dormiresti sonni tranquilli. Però, certo, quella cosa vergognosa di parcheggiare la Panda rossa nel posteggio riservato ai senatori non dovevi proprio farla!