- 16 Settembre 2015
Caro Ignazio, tu sai quanto io ti stimi e quante volte, anche in questa rubrichetta, io abbia pubblicamente dichiarato questa stima. Io ti considero uno dei sindaci migliori e più coraggiosi d’Italia. Ma stavolta hai sbagliato. Sto parlano del caso Casamonica. Dei cittadini romani, rom, come consente loro la legge, fanno uno scombiccherato funerale per le vie della capitale. Un funerale esagerato, ridicolo, folkloristico, presuntuoso. Ma legittimo. Nessuno è ricercato, anche se si dice che il clan sia in odore di mafia, nessuno è indagato, nessuno è condannato. Ma anche gli indagati e i condannati hanno diritto di piangere come vogliono i loro morti. Si arriva all’assurdo che Bruno Vespa, con il suo solito grande fiuto, invita a Porta a Porta la figlia del Casamonica defunto e scoppia lo scandalo. Un’ora di grande spettacolo e di grande giornalismo ci consegna uno spaccato di vita italiana di cui io non posso che ringraziare Vespa il quale (come chi mi conosce ben sa) non è esattamente la mia tazza di the. No, non doveva intervistare Casamonica figlia. E perché mai? Io intervisterei anche Hitler, anche Pol Pot, anche Pinochet se fosse possibile. Figuriamoci un innocente fino a prova contraria. Ipocrisia imperante. Più che lo sdegno antimafioso, nelle dichiarazioni banali e conformiste che hanno riempito i giornali, io ho letto il disprezzo razzista nei confronti delle tribù zingare. Ignazio, anche tu hai sposato la corrente degli scandalizzati. Posso dirti che mi sarei aspettato un po’ più di coraggio?