- 29 Luglio 2013
All’inizio questo Francesco mi aveva lasciato un po’ perplesso. Non tanto perché si ipotizzava che avesse un passato di contiguità con la dittatura, ma perché proprio quella sua ingenuità, quella semplicità, quel parlare chiaro e senza misteri mi apparivano troppo voluti. Sbagliavo. E anche quel suo volersi chiamare Francesco mi appariva presuntuoso, una maniera per stamparsi addosso un timbro di qualità. Sbagliavo. Questo papa è eccezionale. Andare nella città delle favelas a predicare non la prudenza e la cristiana rassegnazione ma l’impegno è stato un atto di favoloso coraggio. Francesco è un papa che rischia, che non si accontenta. Ha detto ai giovani “fate casino”. Ha detto che la vita deve essere allegra. Ha detto di andare controcorrente. Ogni giorno che passa sorprende. Io non credo che esista un Dio (e tanto per chiarirci nemmeno che sia esistito Gesù Cristo). Però credo che esista Francesco, uno straordinario folle che potrà finalmente mettere in crisi la Chiesa e tutti quei cattolici che si riempiono la bocca di preghiere e di buoni propositi. Io non credo che sia esistito Gesù Cristo ma penso che chi si definisce cristiano dovrebbe comportarsi diversamente da come si comportano quelli che si definiscono cristiani. Per non parlare dei politici, gli italiani in testa, che si definiscono cattolici. Devono smettere di farlo. Perché le loro azioni non sono da cattolici e, prima o poi, appena avrà un momento libero, Francesco glielo dirà.