- 27 Maggio 2014
Il problema di Napoli sa qual è? mi chiede il signore elegante alla mia destra. No, non lo so. Posso provare ad indovinare. La camorra? No. La monnezza? No. La corruzione? No. Senta, non mi tenga sulle spine, è per caso il traffico come a Palermo? Il signore elegante alla mia destra apprezza la mia cultura cinefila. Ma il problema di Napoli non è nemmeno il traffico. Il problema di Napoli sono i tassisti. Siamo nella coda dei taxi davanti alla stazione di Napoli. Siamo i primi a dover essere presi a bordo. Conto 54 taxi disposti su tre file. Nessuno imbarca passeggeri. I tassisti sono impegnatissimi in una discussione. Non si riesce a capire chi sia il primo, l’eletto destinato a prendermi a bordo. Vorrei intervenire e spiegare che il primo taxi dovrebbe essere il primo della prima fila. Troppo facile. La discussione vola su livelli più alti direi quasi metafisici. Dicono che la scuola di Francoforte fosse frequentata da molti tassisti. Mi accorgo che i tassisti ci stanno soppesando. Ho l’aspetto di quello che deve andare ad Amalfi? Onestamente no. Non sono appetibile. Gli autisti sembra che ci stiano giocando alla morra. La coda dei clienti è sempre più lunga. Quella dei taxi è arrivata a 65. E loro dibattono. Ma qualcosa si smuove. Ecco, hanno deciso. Il primo taxi è il secondo della terza fila. Mi avvio con passo deciso. Alt. Non tocca a me. Tocca al signore elegante che ha l’aria di quello che deve andare a Positano, roba da 50 euro. Il problema di Napoli sono i tassisti.