- 4 Ottobre 2014
L’articolo uno della Costituzione italiana dovrebbe essere: l’Italia è un Paese fondato sulla deroga. Le leggi vanno bene per gli altri, ma non per noi, non per la nostra mamma, non per i nostri amici, non per le persone che ci fanno sognare. Totti sputa in faccia ad un avversario? Ragazzata, non si può condannare, dicono i romanisti. Da condannare invece è Zidane che dà una capocciata a Materazzi. Perché Materazzi gioca nella nazionale italiana. Il ragazzo che stupra merita ogni attenuante secondo i parenti. Se ci danno una multa perché guidiamo con un tasso alcolico sopra il consentito si tratta di accanimento. La deroga è la regola. La legge non deve diventare disumana. Meglio “dura lex sed lex” oppure “summum jus summa iniura”? Questo è il destino dei proverbi cioè della saggezza popolare. Ce ne è sempre uno che dice una cosa ed uno che dice il contrario. Così puoi scegliere. Tutto ciò per dire che mi ha colpito l’elenco delle persone (Francesco Alberoni, Pupi Avati, Piero Chiambretti, Oliviero Toscani, Alessandro Meluzzi, Paolo Limiti, Silvana Giacobini, Mara Venier, Vittorio Sgarbi, ma l’elenco si allunga) che vogliono che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dia la grazia a Fabrizio Corona, in galera per spaccio di banconote false, bancarotta fraudolenta, fatture false, corruzione (ma non l’avevano beccato anche mentre guidava senza patente?). Adesso all’elenco dei vip si è aggiunto Adriano Celentano. Non credo che Napolitano possa più rifiutarsi di aprire la cella.
- 14 Marzo 2009
Questo è un promemoria per i direttori di giornali. Fabrizio Corona, figlio impresentabile, anzi, purtroppo, orfano di un galantuomo del giornalismo, Vittorio Corona, davanti ai giudici ha detto di essere innocente ma “moralmente la persona peggiore del mondo, degno dell’ergastolo”. Ha detto anche di essere una persona per bene. Corona è convinto che un essere immorale sia una persona per bene. Ricordiamocelo quando dobbiamo metterlo in pagina. Corona ha confessato di essere degno dell’ergastolo morale. Nemmeno lui sa perché, ma è vero. Ha sputato sentenze come un bambino viziato e presuntuoso dopo aver scolato i resti del whisky del papà. Ha detto che nei giornali italiani ci sono pochi direttori con le palle. Ha detto che Moratti non ha gli attributi. Ha insultato Adriano, Coco, Barbara Berlusconi, gli Agnelli. Non che questi signori meritino l’impunità. Ma sono le sue parole che lo condannano. Corona è un vetero frequentatore di bar che si crede fico. Questo è un promemoria per i giornalisti che vanno alla ricerca di microdichiarazioni. Corona è uno che dice, in tribunale, di essere molto simpatico, molto aperto e impartisce, lui ergastolano morale, lezioni di etica ai calciatori. Merito l’ergastolo moralmente: è l’unica cosa decente che Corona ha detto in una testimonianza piena di volgarità, allusioni, dettagli a luce rosse, giudizi grondanti presunzione. L’ergastolo morale, in questa società dello spettacolo dove l’obbiettivo è sempre più conquistare spazio e riempirlo con qualsivoglia baggianata, purtroppo non esiste. O meglio non esiste il luogo dove scontare la pena. Inventiamocelo noi. Noi giornalisti. Voi direttori. C’è uno spazio dove “restringere” il reo confesso di immoralità. E’ il vuoto. E’ il silenzio. Sbattiamolo là e gettiamo via la chiave.
- 30 Maggio 2007
E’ di nuovo libero ma, vivaddio, il carcere non l’ha cambiato. Coerente, tutto d’un pezzo, sempre lo stesso guascone. Non come certi pappamolle o voltagabbana dei giorni nostri. Fabrizio Corona, l’agente fotografico finito in galera per la faccenda dei servizi fotografici venduti non ai giornali ma alle vittime dei paparazzi, non si fa intimorire. Cinque secondi dopo essere uscito da San Vittore dopo 90 giorni di carcerazione, si lascia circondare da giornalisti e telecamere (la riservatezza è il suo mito, l’understatement la sua regola di vita) e comincia a parlare. E rilascia la dichiarazione conciliante: “Sono vittima di quel talebano di Woodcock”. E poi, tanto per far capire che è sempre lui che guida il gioco: “Dirò le mie verità e saranno cazzi amari per tutti”. Per uno che è accusato di estorsioni e ricatti è proprio un gran rientro.