- 2 Giugno 2014
Se voi avete un grande giardino, potate le siepi e fate un bel falò, siete dei criminali. Non nel senso etico ma proprio in quello giuridico. State commettendo un crimine. E rischiate la prigione. Siete equiparati ai camorristi delle Terre dei fuochi. Le leggi sono il nostro glorioso castello di Kafka. Sentitemi: ho potato una quantità industriale di siepi e ho scoperto che non posso bruciare le ramaglie perché c’è una legge europea recepita dalla legge italiana che stabilisce che tutto ciò di cui ti vuoi disfare è un rifiuto. Ti vuoi disfare delle sterpaglie? Sono rifiuti e i rifiuti non si posso bruciare. Ma se le sterpaglie sono rifiuti e non si possono bruciare, non si possono nemmeno accumulare, nemmeno trasportare, nemmenio triturare. Curare una siepe, potare un uliveto, tagliare l’erba del prato vuol dire entrare di fatto nel mondo della criminalità. A volte penso che le cose in Italia si possono risolvere solo con un piccolo tasso di violenza a bassa intensità. Mettiamoci d’accordo tutti noi potenziali delinquenti produttori di scarti vegetali. Prendiamo i nostri camion pieni di foglie e di rametti e depositiamolo davanti al municipio. Appena il sindaco si fa carico del materiale altamente pericoloso lo denunciamo per manipolazione di rifiuti.
Ps: però c’è un trucco. Procurarsi una dichiarazione di un fitopatologo che le tue siepi sono malatissime. Hanno la peronospera, la processionaria, il morbillo, il ginocchio della lavandaia. In questo caso bruciare le potature non solo è possibile ma è obbligatorio. Il crimine paga.