- 2 Gennaio 2014
Come capita spesso, la migliore vignetta di questi giorni è quella di Vauro per il Corriere della Sera. Un bambino nudo, appena nato, con la fascia del 2014, mette le mani avanti e dice: “Ehi, non guardate me, io non c’entro niente, sono appena arrivato!” Il 2014 non c’entra nulla, ha ragione Vauro, ma il suo collega 2013 ne ha combinate di tutti i colori. Ad “Un Giorno da Pecora”, che in questi giorni è diventato un libro (perdonatemi l’autocitazione) abbiamo riassunto così: “Nel 2013 la ragione si è presa un anno sabbatico”. Ed è accaduto di tutto. La ragione, in anno sabbatico, ci ha lasciati soli con l’irrazionale. I pochi ricchi sono diventati sempre più pochi (ma molto più ricchi) mentre i molti ricchi sono diventati sempre più molti (ma molto più poveri). Scusate l’italiano scorretto ma ne avevo bisogno per rendere meglio l’idea. Non bastasse, la classe dirigente, di fronte all’evidente mancanza di consenso, si è fatta ancora più disattenta e menefreghista. Tutti d’accordo. Bisogna cambiare il porcellum. Fatto? No. Bisogna diminuire i parlamentari. Tutti d’accordo. Fatto? No. Bisogna abolire le provincie. Fatto? No. La ragione era in anno sabbatico. E’ successo perfino che un comico ha mandato a quel paese tutti quanti ed è diventato il primo partito in Italia. E’ successo perfino che Berlusconi si è avviato al tramonto per essere sostituito da un altro come lui. E’ successo perfino che in Vaticano, uno accanto all’altro, convivono due papi. Ma vi rendete conto? Nel 2014 finito l’anno sabbatico, la ragione tornerà fra noi?