- 7 Marzo 2009
Dopo aver scritto “La Casta”, Stella e Rizzo hanno dovuto scriverne una seconda versione, con un capitolo aggiuntivo, in cui hanno spiegato che la Casta, dopo essersi scandalizzata perché esisteva la Casta, non ha fatto nulla o quasi perché la Casta smettesse di esistere. Casta Continua. Autorigenerante. I privilegi, per alcune persone, sono una seconda pelle. Non si può chiedere a nessuno di spellarsi. Noi siamo il Paese dove gente divorziata ha fatto campagna contro il divorzio, gente che ha abortito ha combattuto l’aborto, omosessuali occulti non vogliono riconoscere i diritti degli omosessuali dichiarati. La morale procede su due canali. Io e voi. Io con i miei diritti e voi con i vostri doveri. La classe dirigente continua a comportarsi come facente parte di una serie A di eletti per i quali non valgono gli inviti alla moderazione generale. In Parlamento e al governo si spiega che c’è la crisi, che bisogna stringere la cinghia, che non si può fare a meno dei licenziamenti e della cassa integrazione. Ma i propri stipendi da privilegiati restano da privilegiati, alti e corroborati da fringe benefits che da soli renderebbero ricco un operaio, treni gratis, aerei gratis, telefoni gratis, segretari gratis, uffici gratis e pochissimi giorni di lavoro reale.
Diritti miei doveri tuoi. Di fronte al fenomeno scandaloso dei “pianisti” , quei parlamentari che, sbracciandosi, votano anche per il vicino di banco, il presidente della Camera Fini ha deciso di adottare un sistema elettronico che prevede il controllo delle impronte digitali. Ma ecco che qualcuno si offende e rifiuta di collaborare dichiarando la propria indisponibilità a mettere a disposizione i propri polpastrelli. Chi? Ovvio: i leghisti (primo fra tutti Matteo Brigandì), proprio quei leghisti che vorrebbero prendere le impronte digitali a tutti gli estracomunitari. E una volta volevano perfino le impronte dei piedi.
- 21 Febbraio 2009
Aldo Cazzullo ha intervistato per il Corriere della Sera il cardinale Ruini. Il quale, riferendosi al caso di Eluana Englaro, ha detto: “Lasciarla morire, o più esattamente farla morire di fame e di sete è oggettivamente l’uccisione di un essere umano. Un omicidio”. Come dargli torto? Il Vangelo è chiaro su questo. Bisogna dare da bere agli assetati e dar da mangiare agli affamati. Negare pane ed acqua a chi na ha bisogno è omicidio. Si potrebbe obbiettare che la natura ha stabilito un decorso della vita umana, anzi della vita tout court. E’ assurdo innaffiare una pianta allo stadio terminale della malattia. E parlando proprio degli uomini, insistere con sistemi artificiali, dovuti ai progressi della scienza, perché una vita-nonvita si protragga all’infinito è solo una cattiveria. Tanto è vero che perfino il Papa fu lasciato morire in pace senza farlo soffrire inutilmente. Nessun giornale scrisse che era stato ucciso il Papa. Nessun cardinale parlò di eutanasia di un Papa. Però va da sé che negare l’acqua all’assetato è omicidio. Ha ragione Ruini. Ogni giorno nel mondo muoiono secondo il rapporto Unicef 26 mila bambini, sotto i cinque anni per malattie infettive e fame. Ventisei mila bambini al giorno, uno ogni tre secondi. La situazione è migliorata. Venti anni fa era il doppio. Esagerazioni? Forse. Altri dati parlano di 18 mila bambini, ma solo per problemi di nutrizione. Chiariamo: tutti questi bambini muoiono non perché non trovano da mangiare e da bere, ma perché il mondo civilizzato, cattolici compresi, mangia e beve anche la loro razione. Mangia a beve quello che dovrebbero mangiare e bere anche loro. Omicidio. Aggravato dall’ingordigia. Cardinale Ruini, vogliamo parlarne un po’? Se per ognuno dei 18 mila bambini, sani, che vogliono vivere, si fossero spese le parole, le polemiche, gli approfondimenti che sono stati spesi per Eluana, non sarebbero bastate cinque vite del cardinale Ruini. Ma per Eluana, per farla morire in pace come la natura chiede, ci si è accaniti per mesi. Dei bambini, che vogliono vivere, ce ne strabattiamo come sempre. Il cardinale Ruini ha detto a Cazzullo che pregava ogni giorno per Eluana. E se l’avesse smessa di pregare per Eluana e avesse pregato un po’ anche per quei 18 mila bambini?
- 13 Febbraio 2009
“Anche lo show business dovrebbe tener conto della crisi economica che è in atto. Nel momento in cui si chiedono degli sforzi a tutti i cittadini, a mio avviso sarebbe stato corretto che anche Bonolis avesse la sensibilità di dire che un milione di euro per una produzione televisiva di qualche settimana poteva forse sembrare eccessivo”. Paolo Romani, sottosegretario alle Comunicazioni, intervistato dall’emittente radiofonica R101, ha aperto la questione morale. D’accordo, ti offrono un milione di euro per il Festival di Sanremo. D’accordo, è il mercato. Ma tu devi avere il buon gusto di dire no grazie, è troppo, voglio solo la metà. D’altra parte fanno tutti così. I calciatori da tempo hanno chiesto che i loro ingaggi vengano dimezzati. Ed anche i manager, di fronte alla crisi, hanno rinunciato del tutto ai premi di fine anno e alle stock option e stanno anche pensando di dimezzarsi lo stipendio. Ed è stato splendido il gesto dello stesso Paolo Romani il quale, nel momento in cui si chiedono degli sforzi a tutti i cittadini, ha avuto la sensibilità di dire che gli stipendi dei sottosegretari sono eccessivi per quello che fanno ed ha chiesto che i suoi guadagni vengano dimezzati. Quanto a me, fate quello che volete dei miei guadagni. Non sono mica Bonolis, io.
- 3 Febbraio 2009
“Dobbiamo finirla”. Sembra da tempo diventato lo slogan di maggiore successo. L’ultimo è Roberto Maroni, ministro degli Interni. La regola è la seguente: per anni si dice una cosa e poi, improvvisamente, quando non conviene più, si dice il contrario. E così nei giorni scorsi Maroni ha detto, parlando delle divisioni fra Nord e Sud: “Dobbiamo finirla di dividerci, dobbiamo invece ritrovarci”. Ma va? E a chi lo dice? A Calderoli? A Borghezio? A Bossi con le sue ampolle padane? Io ricordo comunisti che hanno detto che bisogna finirla con la falce e il martello. Fascisti che hanno detto: bisogna finirla col male assoluto. Assassini che hanno sostenuto che bisogna finirla col terrorismo. Nel suo piccolo, perfino Daniela Santanché, la signora che usava regalare al figlioletto Lorenzo per il suo compleanno una mini Ferrari funzionante, socia del Billionaire, ha detto recentemente che bisogna finirla con il lusso. Lo sappiamo, lo sappiamo che solo gli imbecilli non cambiano idea. Ma ce ne convinceremo con maggiore facilità quando qualcuno, cambiando idea, passerà da una situazione che gli conviene ad una che gli fa perdere privilegi e vantaggi. Fino ad allora consentitemi di dire che dobbiamo finirla con quelli che dicono che dobbiamo finirla.
- 27 Gennaio 2009
Volete sapere che cosa è il razzismo senza tante chiacchiere? Razzismo è quando un italiano violenta un’italiana, come è successo a Roma a Capodanno, e nessun pirla di estrema destra va a fare casino. Mentre quando a stuprare è uno straniero, come è successo a Guidonia qualche giorno fa, partono i raid punitivi. A Guidonia, dove a violentare sono stati dei romeni, si sono subito messi all’opera i giovani vendicatori che hanno picchiato in un bar degli albanesi. Ma la cosa singolare è la reazione di uno dei “puniti”, l’albanese Artan Ndoi. Ha detto Artan Ndoi, dichiarato guaribile in dieci giorni, preso da una specie di Sindrome di Stoccolma applicato alle spedizioni punitive: “Capisco la loro rabbia. Se loro fossero stati nel mio Paese, io avrei fatto la stessa cosa. Però hanno sbagliato perché sono i romeni quelli da picchiare”. Ecco che cosa succede quando un razzista picchia un razzista.
- 2 Dicembre 2008
Capisce contessa? Perché la gente se la prende tanto con Bush? Perché ha scatenato la guerra in Irak con centinaia di migliaia di morti? Una guerra dalla quale non si riesce ad uscire? Ma Bush l’ha fatto per salvare l’Occidente. Lo sapevano tutti no? Saddam aveva le armi di distruzione di massa. Lei non sa che cosa stava per fare Saddam. Saddam non era mica un democratico. Non era mica stato eletto come Bush. Saddam poteva distruggere il mondo con quelle armi di distruzione di massa. Come dice contessa? Che prove ci sono che Saddam avesse le armi di distruzione di massa? Ma glielo aveva detto l’intelligence. Come sarebbe a dire che lei non sa che cosa è l’intelligence. Sono gli spioni no? Se queste cose non le sanno gli spioni, che ci stanno a fare? Insomma Bush ha salvato l’umanità. Come dice? Devo andare a leggere il giornale? Adesso lo leggo. C’è scritto: “Bush: Il mio errore più grave? L’Irak” Che vorrà dire? Ah sì, dice che le armi di distruzione di massa non c’erano. Che si è fidato di gente che non sapeva la verità. Dice che lui era impreparato ad affrontare una guerra. Che è stato un suo grave errore dare retta alle persone sbagliate. Certo, ha causato tanti morti. Ma vede contessa? Questo è il bello degli americani. Fanno anche grandi cavolate. Ma poi lo ammettono. Questa è la democrazia cara contessa. Si scatena una guerra. Ma poi si dice: “Scusa!”
- 30 Novembre 2008
Che il Vaticano cerchi in tutte le maniere di influenzare la politica italiana, questo ormai lo sappiamo tutti. E in fondo ce ne siamo fatti una ragione. D’altra parte temi come il divorzio, l’aborto, la contraccezione, l’insegnamento della religione, il finanziamento delle scuole private sono importanti ed è comprensibile, anche se fastidioso, che la Chiesa cerchi di influenzare il mondo cattolico e non si assenti quando su quei temi si legifera. Ed è comprensibile, anche se fastidioso, che vescovi e sacerdoti, cardinali e frati dicano la loro su argomenti che ritengono vicini alla sfera dell’etica. Ma vi immaginereste un’omelia sul vantaggio di bere vino rosso piuttosto che bianco? Oppure un’enciclica sulla maniera migliore di coltivare il cavolo rapa?
Ecco, da oggi abbiamo completato il cerchio. Proprio così. La settimana scorsa il professor Vitaliano Tiberia, presidente della Pontificia Accademia delle Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon, una delle sette accademie preposte dalla Santa Sede all’arte e alla cultura, ha detto la sua su questioni fondamentali per la vita dei cattolici. Ha detto in sostanza: 1) basta col rap; 2) basta con i tatuaggi; 3)basta con i piercing; 4) basta con i vestiti trasandati; 5) basta con i jeans strappati. Ora, sui primi quattro punti potrei perfino essere d’accordo. Ma sui jeans strappati, professore, come direbbe Socci, perché, perché, perché, perché, perché?
- 29 Novembre 2008
Non dovremmo essere noi a parlare, noi che viviamo in Italia, questa nazione che contiene un’altra nazione che è lo Stato della Città del Vaticano. Non dovremmo essere noi a parlare perché tutti i giorni dobbiamo confrontarci con una conferenza episcopale che discetta di profilattici e con un pontefice che vuole imporre ai laici un’etica sessuale che può andare bene a malapena per i cattolici. Tutti i santi giorni, alcuni signori che in linea di massima non dovrebbero sapere nulla di sesso, almeno dal punto di vista pratico, tentano di imporci il comportamento che dobbiamo tenere nelle relazioni con l’altro sesso. Ma io avevo un mito, il Dalai Lama. Con quella faccia da gatto sornione, pensavo, non verrà mai ad intrufolarsi sotto le nostra lenzuola a controllare quando, quanto, perché e come. Delusione, ahimé. Ammesso che non sia una delle tante bufale che percorrono ogni tanto i viali dell’informazione, ecco la sua ultima dichiarazione: “Credo che la pressione e il desiderio sessuale siano solo una soddisfazione effimera che spesso conduce a complicazioni successive”. E fin qui ci possiamo stare. Se non si sta attenti, se non si usano profilattici, se si continua a parlar male della pillola del giorno dopo, le complicazioni successive non sono così rare. Ma andiamo avanti: “La vita coniugale causa troppi sentimenti instabili”. Tipo? Qualche esempio? “E’ naturale che l’essere umano provi il desiderio per il sesso”. E meno male che almeno su questo non si può non andare d’accordo. “Ma poi interviene l’intelligenza a far capire che certe pratiche sono dannose e a volte portano al suicidio”. Qui la faccenda si fa drammatica. A noi avevano detto che certe pratiche al massimo portano alla cecità. Caro Dalai, e provare con un buon analista?
- 23 Novembre 2008
C’era una volta un uomo che riempiva di schede telefoniche non intercettabili gli arbitri italiani. Era l’uomo che conosceva prima di tutti le griglie degli arbitri per le partite della domenica tanto che qualcuno pensava che le facesse lui. Non era uomo da poco. Tutti lo temevano perché era potente e intelligente. Perfino Biscardi era arrivato a “lavorarsi” la moviola per farlo contento. Adesso si aggira pensieroso e pieno di acredine tra stadi e giornali. Ogni tanto una parolina, magari cattiva. Ogni tanto due righe. La gente, impietosa con i perdenti, ogni tanto gli tira un calcetto. Ma è un perdente? In realtà Luciano Moggi, l’ex boss della Juventus, si comporta come un vincente. E come tutti i vincenti straparla. I vincenti sono già antipatici per conto loro. Un vincente antipatico è antipatico al quadrato. Insopportabile. Sentite: “Oggi basta che parli male di Moggi e sei accettato da tutti”. Un po’ pieno di sé? Ma che dite. Io quando vado alle Poste e vedo che c’è troppa fila uso sempre questo sistema. Dico ad alta voce: “Moggi è un lazzarone”. La folla si apre e mi fanno passare per primo. Ma dice anche: “Nessuno è insostituibile, nemmeno io”. Sante parole. Lui ha fatto andare la Juve in B. Altri l’hanno riportata nell’eccellenza. Ma ancora: “In Italia quando sei simpatico è un problema”. Tranquillo, non corre rischi.
- 18 Novembre 2008
Fermo restando che agli italiani di chi sia il presidente della commissione di vigilanza della Rai non gliene può fregare di meno; fermo restando che il signor Villari nominato senatore dai maggiorenti veltroniani avrebbe dovuto sentirsi offeso per il solo fatto di essere stato votato alla presidenza della commissione dai maggiorenti berlusconiani, al solo scopo di mettere in difficoltà il Pd, cioè il
suo partito; fermo restando che non era così veramente importante che alla presidenza della commissione di vigilanza della Rai ci andasse Leoluca Orlando e che quindi sia Di Pietro che Veltroni avrebbero potuto finirla subito con quella noiosa e ridicola questione di principio; fermo restando che Veltroni avrebbe dovuto andare da Di Pietro a dirgli: “Tonino, adesso basta”, tanto più che essendo all’opposizione non
poteva succedergli niente; fermo restando che l’unica posizione comprensibile era quella di Di Pietro perché più casino succedeva, più consenso si aspettava per le elezioni europee in occasioni delle quali il Pd subirà una notevole cura dimagrante; fermo restando che l’impuntatura della maggioranza era incomprensibile al popolo almeno quanto quella dell’opposizione; fermo restando che se i parlamentari non li eleggono più i cittadini ma i partiti, questi partiti dovrebbero sforzarsi almeno di scegliere un po’ meglio i candidati; fermo restando tutto ciò, faccio mia la posizione di Michele Serra sulla Repubblica. Se non si dimetteva Villari, si dimettesse almeno chi lo aveva scelto. E’ stato Franceschini? Io non lo so, ma loro sì.