Andrea Marcenaro per “Il Foglio”- Capisco il clima elettorale, capisco tutto, ma trovo francamente esagerato che ci si scagli in questo modo contro il deputato leghista Matteo Salvini, il quale, e non mi pare in spirito razzista, ha semplicemente proposto di riservare ai milanesi i posti sulla metropolitana di Milano e di allestire carrozze speciali per extracomunitari. Tanto più che, di fronte alle solite e scontate contestazioni della sinistra, ma purtroppo anche della destra, Salvini ha precisato come la separazione tra milanesi e no, o mettiamo pure tra bianchi e neri, se così vi piace, non sarebbe per subito, ma tra dieci anni, e sempre ché la situazione non migliori.

Embè? In dieci anni possono succedere tante cose. Non mi pare che ci fosse tutto questo scandalo da sollevare, a maggior ragione dopo la precisazione dell’aggredito. E’ quasi come se un domani, mettiamo, il Salvini medesimo dicesse di se stesso: “Io? Ho proprio una bella testa”. E subito dopo precisasse: “Di cazzo”.

[csf ::: 08:28] [Commenti]
Share
  

Silvio, Noemi, Veronica, il papà e la mamma di Noemi, le veline candidate, gli avvocati divorzisti. L’Italia della comunicazione si è scatenata. Silvio candida le veline e va alla festa di Noemi, Noemi racconta del collier e delle sue frequentazioni col “papi”, “papi” smentisce come al solito, colpa dei giornalisti comunisti, i comunisti adottano Veronica, come al solito, moglie tradita e scontenta che affida all’Ansa la sua disperazione di donna e di madre, donna e madre che vorrebbe le scuse ancora una volta da “papi”, “papi” dice che stavolta si è proprio rotto e non chiede scusa ma scandida molte veline, le veline si arrabbiano, ce l’hanno con Veronica, Veronica anche, molto di più, e annuncia che è tempo di divorzio, il divozio è ciccia per i giornali, i giornali esaminano l’impero finanziario e cominciano a dire che quello va a quello e quell’altro va a quell’altro, Idra, Poggio, Holding Uno, Due, Quattro e Otto, salta fuori l’avvocata di Veronica, è la stessa di Englaro, eutanasia di un matrimonio, un matrimonio da accanimento terapeutico, qualcuno dice pure che tra moglie e marito, ci mancava pure tra moglie e marito, l’Italia è spaccata, Veronica viene spogliata sulle prime pagine, Silvio sputtanato su tutte le altre, si scoprono anche veline di sinistra, teatrino delle marionette, tutti fanno tutto, tutti fanno il tifo per tutti, le marionette si agitano, gridano, se le danno di santa ragione, i fili tendono verso l’alto ma non si vede il burattinaio. Chi? “Chi” pubblica le foto di Noemi che brinda ai suoi splendidi 18 anni con “papi” e papà (e anche mamma). Veronica e Silvio divorzieranno. Vi immaginate dopo, con “papi” signorino?

[csf ::: 08:23] [Commenti]
Share
  

Talk show o interviste televisive? I talk show stanno cominciando a stufare. Hanno quel qualcosa di falso che gli deriva dall’essere pensati come spettacoli. Perfino quando scoppiano le risse, perfino quando i partecipanti si prendono a schiaffi si pensa subito che sia tutto organizzato. Le interviste no. Inoltre sanno di sfida all’ultimo sangue. E se poi l’intervistato arriva in studio prevenuto e reattivo il duello è assicurato. Renato Brunetta è arrivato da Daria Bignardi per l’Era glaciale tutto sulla difensiva, come un lupo impaurito. Glielo si leggeva negli occhi. Stava lì aspettando da un momento all’altro il trabocchetto. Misurava le parole della Bignardi cercando l’errore. E appena l’errore è arrivato si è scatenato. Che l’attacco di Brunetta fosse pensato e organizzato è apparso subito evidente quando il ministro ha stigmatizzato l’errore. Daria Bignardi aveva sbagliato il cognome di Brodolini. Brunetta le ha piantato un casino ricordandole che lei ha alle sue dipendenze 40 autori (25 più 15 ha precisato). Si era preparato, si era informato, aveva contato le forze sulle quali poteva contare la sua avversaria. Non è stato un bel vedere. Le parole si sono fatte sempre più violente. Con pignoleria e pedanteria Brunetta ha continuato a contestare di tutto alla sua intervistatrice. “Lei non ha letto il mio libro”, continuava a ripetere come una macchinetta. “Lei non ha letto il mio libro”. La Bignardi, stremata, lo ha guardato fisso negli occhi e gli ha detto: “Ma lo sa che lei è proprio antipatico?”
Alè. A nome di tutti gli intervistatori d’Italia dico grazie alla Bignardi. La nomino santa patrona delle domande. E’ ora di porre un freno all’arroganza delle risposte. D’ora in poi, quando qualche intervistato farà le bizze, criticherà le domande, protesterà durante le interviste (sapeste quanti ce ne sono!) gli dirò: “O la smette, antipatico, o chiamo Daria”.

[csf ::: 10:22] [Commenti]
Share
  

Fischi e insulti per Balotelli, l’italiano nero che gioca nell’Inter. Il campo della Juventus viene squalificato per una giornata. I tifosi razzisti della Juventus meritano, almeno per una giornata, una bella punizione. Commenti, polemiche. Interviene anche Lapo Elkann, nipote di Giovanni Agnelli, il ragazzo che cerca in tutte le maniere, ma invano, di imitare il nonno. Dice di essere dispiaciuto. Bravo. D’altra parte sarebbe strano che dicesse di essere orgoglioso dei tifosi razzisti. Ma perché è dispiaciuto? Perché un ambiente del genere non porta serenità al match. Ah, solo per questo? E’ dispiaciuto perché i giocatori della Juve si sentono a disagio? E’ dispiaciuto perché i bianconeri non possono giocare sereni e dispiegare tutta la loro potenza? Ho letto male? No. Lapo si spiega: “Abbiamo il diritto di essere messi in condizione di competere lealmente”. Ma allora avevo capito bene. Lapo non è dispiaciuto perché i suoi tifosi fanno schifo. Non è dispiaciuto perché ha ascoltato orrendi cori razzisti nel suo stadio. E’ dispiaciuto perché la sua squadra rischia di subire dei danni. E chiedere scusa a Balotelli? No, non sembra il caso. Anzi. “Balotelli è un giocatore scorretto”, dice. E che cosa c’entra? I giocatori scorretti vengono puniti dall’arbitro con ammonizioni ed espulsioni. Non dai cori razzisti. Sapete la battuta no? “Non sono io che sono razzista. E’ lui che è negro”. Povero Lapo, costretto a parlare.

[csf ::: 10:45] [Commenti]
Share
  

L’uomo è in crisi, ha paura della donna, si sente in imbarazzo, si ritrae. Sai che novità. Meno male che c’è Califano che spiega che cosa bisogna fare. E lo spiega – racconta – andando nelle università a parlare. E dice agli uomini di andare con donne più mature e alle donne di andare con uomini più maturi. Qualcuno spieghi a Franco che non è possibile. Se l’uomo va con una donna più matura inevitabilmente quella donna sta andando con un uomo meno maturo. Poi, sempre all’università, spiega che la conquista è un piacere e che bisogna perderci tempo. Anche qui: o è un piacere o è un dovere. “Bisogna”, in amore, è una parola che è meglio non usare. Franco Califano è convinto di essere un docente in sesso. Lui conosce a perfezione l’universo femminile. E sapete perché? “Perché sono andato per lo più con le donne degli altri”, ha spiegato a Michela Tamburrino che lo intervistava per la “Stampa”. Sfascia famiglie? No. “Io ho sempre rispettato la coppia. Con me venivano le insoddisfatte. Quelle che il marito non corteggiava più”. Ah bè, allora. Non solo docente di sesso ma anche medico. Ma che dico medico. Insegnante. Ma che dico insegnante. Volontario. Ma che dico volontario. Salvatore dell’umanità. Suffragetto. Missionario. “Il più bel complimento che ho ricevuto? Il sorriso di una donna felice che mi disse: Sei un bastardo””. E se glielo dice un uomo?

[csf ::: 10:24] [Commenti]
Share
  

La mamma dice al papà: “Bisogna spiegare a nostro figlio come nascono i bambini”. Il papà dice: “ Non so come fare”. E la mamma: “Fagli l’esempio delle farfalle”. Il papà chiama il figlio e gli dice: “La mamma vuole che tu sappia che quello che tu fai con la tua amichetta nel fienile lo fanno anche le farfalle”. Barzelletta vecchissima. Mi è venuta in mente leggendo di Silvana, 32 anni, maestra esemplare della quinta C della Bollini di Novara. Interpretando nella lettera e nello spirito il suo ruolo di insegnante che deve aprire gli occhi dei ragazzi ai misteri della vita, aiutandoli nelle loro difficoltà a decodificare ciò che vedono e ascoltano, quando un suo allievo le ha chiesto che cosa volessero dire alcune frasi pronunciate dai suoi genitori, gliel’ha spiegato. Ha cioè fatto il suo dovere dando alcune spiegazioni su sesso orale e masturbazione.

E’ successo di tutto. In questa società che ci inonda di sesso sui cartelloni pubblicitari, nei cinema, nei reality, sulle riviste, fa scandalo parlarne in uno dei pochi posti dove è dovere spiegare. E’ intervenuto il dirigente scolastico Vincenzo Guarino il quale ha detto l’unica cosa che non avrebbe dovuto dire: “Alle domande del bambino la maestra avrebbe dovuto dare risposte elusive”. Siamo a cavallo di due secoli. Il dirigente scolastico è rimasto in quello passato.

[csf ::: 17:13] [Commenti]
Share
  

Sembra che il problema sia la pipì. E’ per andare a fare la pipì che i deputati sostengono che tocca fare i pianisti. I pianisti, ricordo, sono quei parlamentari che votano anche per il loro compagno di banco assente. E’ un comportamento scorretto, indecoroso, truffaldino. Il voto è personale, non può essere delegato. Ma, dicono, se si vota mentre faccio la pipì? Vero. I pianisti, va detto, sono sempre gli stessi. Problemi alla prostata? Il compagno Fini, presidente della Camera, ha introdotto il voto certificato dall’impronta digitale. Alcuni irriducibili, tra di loro perfino quei leghisti che volevano prendere le impronte ai bambini rom, dicono che prendere le impronte è irriguardoso. Ma ora interviene il deputato del Pdl Massimo Maria Berruti, il militare della Finanza che dopo aver indagato su Berlusconi fu candidato ed eletto per Forza Italia alla Camera. Dice Berruti che si può votare anche mentre si fa la pipì. Basta mettere il dito sul rilevatore di impronte e poi con una pallina di carta bloccare il pulsante della votazione. E si chiede: “Faccio qualcosa di irregolare o di illecito?” E’ incredibile la quantità di questioni di legittimità che si può porre un deputato. Lo aiuto io, facendo ricorso alla desueta categoria dell’etica. Fa schifo. Scusi, sa? Ma è l’eterna diatriba fra moralisti ed incontinenti.

[csf ::: 15:24] [Commenti]
Share
  

Hugo Chavez, caso esemplare di dittatore democratico, ha avuto un’idea per sconfiggere l’imperialismo capitalistico. Sostituire Batman, Robin e Nembo Kid con Francisco de Miranda, grande eroe dell’indipendenza venezuelana, con Antonio Sucre, capo militare della guerra contro la Spagna e con lo schiavo ribelle, l’indio Guaicaipuro Pedro Camejo. Sono già pronte le statuine e le relative epopee. Non ci ha spiegato, il dittatore democratico, come farà Pedro Camejo, ad arrampicarsi sui grattacieli e se Francisco de Miranda sarà immune alla kriptonite. Dettagli. L’operazione eroi, santi e navigatori autoctoni noi italiani la conosciamo a memoria. Ma non vorremmo che anche da noi ci si ispirasse a Chavez e magari il premier, desideroso di aggiungere miti al suo mito, lo imitasse. Già vedo SuperFede e WonderBondi con mantello e tuta aderente, sorvolare Milano 2 in cerca di soprusi da smascherare.

[csf ::: 08:26] [Commenti]
Share
  

Questo è un promemoria per i direttori di giornali. Fabrizio Corona, figlio impresentabile, anzi, purtroppo, orfano di un galantuomo del giornalismo, Vittorio Corona, davanti ai giudici ha detto di essere innocente ma “moralmente la persona peggiore del mondo, degno dell’ergastolo”. Ha detto anche di essere una persona per bene. Corona è convinto che un essere immorale sia una persona per bene. Ricordiamocelo quando dobbiamo metterlo in pagina. Corona ha confessato di essere degno dell’ergastolo morale. Nemmeno lui sa perché, ma è vero. Ha sputato sentenze come un bambino viziato e presuntuoso dopo aver scolato i resti del whisky del papà. Ha detto che nei giornali italiani ci sono pochi direttori con le palle. Ha detto che Moratti non ha gli attributi. Ha insultato Adriano, Coco, Barbara Berlusconi, gli Agnelli. Non che questi signori meritino l’impunità. Ma sono le sue parole che lo condannano. Corona è un vetero frequentatore di bar che si crede fico. Questo è un promemoria per i giornalisti che vanno alla ricerca di microdichiarazioni. Corona è uno che dice, in tribunale, di essere molto simpatico, molto aperto e impartisce, lui ergastolano morale, lezioni di etica ai calciatori. Merito l’ergastolo moralmente: è l’unica cosa decente che Corona ha detto in una testimonianza piena di volgarità, allusioni, dettagli a luce rosse, giudizi grondanti presunzione. L’ergastolo morale, in questa società dello spettacolo dove l’obbiettivo è sempre più conquistare spazio e riempirlo con qualsivoglia baggianata, purtroppo non esiste. O meglio non esiste il luogo dove scontare la pena. Inventiamocelo noi. Noi giornalisti. Voi direttori. C’è uno spazio dove “restringere” il reo confesso di immoralità. E’ il vuoto. E’ il silenzio. Sbattiamolo là e gettiamo via la chiave.

[csf ::: 07:46] [Commenti]
Share
  

Adesso la chiamano “product placement”. Una volta, più semplicemente, veniva chiamata “pubblicità occulta”. E’ una cosa che è sempre esistita. Ma una volta era illegale, vietata, condannata, additata al disprezzo della gente. Occulta, appunto. Oggi è una branca dell’advertising. Vi ricordate il tipetto che si accendeva una sigaretta tenendo il pacchetto bene in alto, davanti alla telecamera? E quell’altro che beveva l’acqua minerale mostrando la marca durante interminabili sorsate? E quegli inseguimenti polizieschi in cui inquadrato, più che il bandito, era lo stemma dell’automobile in fuga? Bene, ci sarà anche nelle nostre fiction televisive. Carlo Degli Esposti, fondatore della Palomar e produttore di famose serie tv (“Perlasca”, “Gino Bartali”, “Giovanni Falcone” e “Montalbano”) prende le distanze, dice: “Temo un uso smodato e volgare di questa novità”. Ma poi aggiunge: “La novità in sé non è negativa”. C’era da giurarlo. Sono tutti contenti, anche gli scontenti. E così avremo due grandi risultati. Primo: le fiction piene di ammiccamenti. “Cara, passami una Coca”. “Splendido il tuo nuovo Armani”. “Uso solo la pasta Barilla”. “Il mio Swatch non sgarra un secondo”. E le telecamere a caccia di marchi e di loghi. Secondo: i tetti pubblicitari violati legalmente. E anche quei pochi soldi che rimangono alla carta stampa, deviati verso la televisione. C’è di che andare orgogliosi di questa trovata. Che fare? Niente. Io mi bevo una camomilla Pompadour, mi metto il mio pigiama Dolce e Gabbana, mi faccio una bella dormita sul mio materasso Eminflex. Domattina colazione a base di Kinder Bueno. E sono subito al lavoro, sulla mia Panda quattro per quattro. Me ne frego, io, della pubblicità occulta.

[csf ::: 11:08] [Commenti]
Share
  
Cerca
Tutte le mosche
Archivio Cronologico
chemist online