- 13 Dicembre 2009
Lo so che è una vecchia storia che oggi non interessa più nessuno. Ma l’idea che l’Occidente abbia scombussolato e portato il disordine in Irak adducendo come scusa che là si nascondevano armi di distruzione di massa in grado di distruggere nemici in 45 minuti è qualcosa che è difficile da digerire ogni volta che uno se la ricorda, visto che ormai è chiaro che era una colossale balla. E quindi fa tenerezza leggere che Toni Blair, l’ex premier inglese, finalmente ammette che, con o senza quelle armi, fosse giusto fare la guerra agli iracheni per rimuovere Saddam. Alla Bbc Blair ha detto che il vero motivo era che le strategie dell’Iraq mettevano in pericolo i delicati equilibri della regione. Evviva. E se non ci fosse stata la scusa delle armi? “Ovviamente avremmo impiegato argomentazioni differenti quanto alla natura delle minaccia”. Oggi i politici sono fatti così: dicono la verità, svelano la vera faccia, orrenda, del potere. Blair evita solo di fare una parola: petrolio. Ma per il resto dice tutto. Saddam non andava bene all’Occidente. “Era giusto rovesciarlo”. Basta così. Guai a non piacere agli occidentali. Guai a mettersi di traverso.
- 6 Dicembre 2009
C’è chi sostiene che i ricchi, in quanto tali, sono di per sé dei criminali. Esagerazioni. Ma certo i ricchi danno un sacco di aiuto a chi sostiene questa tesi. Per esempio, non si può negare che più sono ricchi meno vogliono pagare le tasse. Perché più sono ricchi più molti di loro pensano di non dover sottostare alle leggi. Roberto Scarpinato, nel suo splendido libro scritto insieme a Saverio Lodato, sostiene che i ricchi non sono nemmeno consapevoli di questo. Seguono un altro codice morale e quando finiscono in galera si guardano attorno smarriti sentendosi vittime di un’ingiustizia. E’ proprio il caso di Calisto Tanzi che dopo aver rovinato i risparmiatori italiani si professava ormai nullatenente e piangeva miseria spergiurando che non c’era in giro nessun tesoretto formato da opere d’arte sottratte al curatore fallimentare. Invece il tesoretto c’era ed è stato scovato. Agli ipergarantisti chiedo: a questo punto si può dire che Calisto Tanzi è criminale (cioè ha commesso dei crimini) anche prima della sentenza definitiva? Agli stessi ipergarantisti chiedo: siete almeno d’accordo che senza le intercettazioni telefoniche questo tesoretto non sarebbe mai stato recuperato? E ancora a questi ipergarantisti chiedo: siete disposti ad ammettere che senza un’inchiesta giornalistica, una di quelle inchieste fatte dai giornalisti “comunisti” che bisogna eliminare dalla Rai, Calisto Tanzi ci avrebbe preso per l’ennesima volta per i fondelli? E a quel simpaticone di Calisto consentitemi di chiedere: ma si vergogna almeno un po’?
- 29 Novembre 2009
L’ha detto il Papa: Gesù Cristo era un migrante, un rifugiato. Ci giurerei, non aveva nemmeno il permesso di soggiorno. Era un clandestino. Avesse incontrato, il giorno di Natale, il sindaco di Coccaglio, il leghista Franco Claretti, sarebbe stato denunciato alla questura. Ma il sindaco di Coccaglio, finora, per sua fortuna, non ha incontrato Gesù Cristo che lo avrebbe preso a sculacciate. Però ha incontrato Roberto Maroni, ministro dell’Interno. Il quale gli ha mollato una pacca sulla spalla, gli ha stretto la mano e lo ha incoraggiato. “Non mollare”, gli ha detto, dimenticando che è un leghista, non un fascista. “White Christmas”. Così ha chiamato la sua bella pensata il sindaco leghista probabilmente depresso per dover fare il sindaco di Coccaglio. Capìta l’allusione? Bianco Natale, cioè Natale fra noi bianchi, fuori i neger, roba che perfino i boeri si vergognavano quando dicevano sciocchezze del genere. Natale, festa dell’accoglienza, trasformata in una festa dell’intolleranza. Il giorno che per milioni di bambini vuol dire bontà e generosità, diventato il trionfo del cinismo. E pur di far fare brutta figura al suo paesello il coccagliese Claretti, per ufficializzare l’intolleranza ha scelto parole inglesi. E l’orgoglio padano? “Non mollare”, ha detto Maroni.
- 28 Novembre 2009
Capita a tutti i partiti ma si sperava che non capitasse al partito di Di Pietro. Il litigio per la leadership. Le polemiche tra capoccioni. Ma il vostro compito non era quello di liberare l’Italia da Berlusconi? Su, concentratevi sull’obbiettivo e trascurate le piccole divisioni personali. I fans non vogliono vedere Di Pietro, il fondatore, che litiga con l’ultimo arrivato, Luigi De Magistris, che sta scalando le vette. E poi: il vostro faro non è il principio che nelle liste elettorali non dovrebbero esserci indagati o condannati? Bè, non sembra che per le sue liste l’Italia dei Valori applichi a se stessa lo stesso rigore che chiede agli altri. Bisogna dire che nella scelta dei candidati Di Pietro non è il massimo. Nel 2001 riuscì ad eleggere un senatore. Uno solo. Valerio Carrara. Il quale, cinque minuti dopo l’avvenuta elezione, saltò dall’altra parte della barricata ed ora milita, bello bello, nel partito di Berlusconi contro il quale aveva fatto la campagna elettorale. Nel 2006 Di Pietro fece il bis facendo eleggere Sergio De Gregorio, proveniente da Forza Italia, che in breve si esibì nel saltafosso votando due volte contro il governo Prodi contribuendo a farlo cadere. Adesso è in vista – dicono – un’altra prodezza. Incamerare un ex leghista, il mitico Alessandro Cè, l’uomo che tifava contro la nazionale italiana. L’Italia dei Valori è una casa accogliente. E di passaggio.
- 24 Novembre 2009
C’è una signora in galera. E questo non è bello. Pare che la signora ne abbia fatte di tutti i colori e i magistrati per paura che scappi, inquini le prove oppure commetta altri reati hanno scelto la strada della carcerazione preventiva, scelta terribile se poi dovesse risultare l’innocenza dell’imputata. Ma questa è la legge finché non viene cambiata. La signora è una signora della Pavia bene, addirittura ex assessore alla Provincia. Fin qui la storia triste. Poi interviene l’europarlamentare Mario Mauro il quale va a visitarla e appena fuori rilascia dichiarazioni infuocate. “Questa non è carcerazione, questa è tortura. Non saprei quali altri termini usare, considerato quello che ho visto oggi”. Che cosa ha visto l’europarlamentare Mario Mauro? Ha visto “una donna molto provata nel fisico e non sempre lucida”, una donna che gli ha detto “di sentirsi a pezzi e di avere le palpitazioni”. Mario Mauro ha anche denunciato il continuo dimagrimento della signora e il fatto che non riesce a dormire nonostante i sonniferi. Tortura. Poteva parlare di disagio, di difficoltà a sopportare il regime carcerario. No, tortura. Tutta la mia sincera comprensione alla signora costretta nel carcere di san Vittore e l’augurio che provi la sua innocenza e riacquisti la libertà. Ma anche solidarietà per i torturatori di san Vittore costretti a sopportare le visite dell’onorevole Mauro.
- 21 Novembre 2009
Con chi debbo prendermela questa settimana? Con Daniela Santanché? Con Minzolini? Con Giovanardi? Solo l’imbarazzo della scelta. Ma sarebbe troppo facile. E di fronte alle cose troppo facili bisogna tirarsi indietro. Bisogna invece avere il coraggio di affrontare i reali problemi della nazione. E uno dei reali problemi della nazione è il seguente: ma perché Fabrizio Cicchitto non ne azzecca mai una? Ricordo ai giovani chi è Cicchitto. O meglio chi era. Era uno dei leader della corrente lombardiana del Psi, un gruppo di persone per bene, motivate, impegnate. Ixdealisti. Niente a che vedere, tanto per capirci, con la successiva deriva craxiana. Poi incappò nella P2. Piangente davanti a Riccardo Lombardi disse che si era iscritto alla loggia di Licio Gelli per paura. Ma non disse mai per paura di chi. Dalla sinistra lombardiana saltò in Forza Italia fino a raggiungerne i vertici. Da lassù non ha mai perso occasione per sentenziare e fare la morale. Con cipiglio, certezza di sé, fermezza. Ed eccoci ad oggi. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio propone ai parlamentari di sottoporsi spontaneamente ad un test antidroga. Chi dice bene, chi dice male, chi ci va (pochi), chi ignora l’iniziativa. Lui, Cicchitto, dimentica che è una iniziativa di un suo compagno di partito e dice che è una conseguenza degli attacchi a Berlusconi. Dopo Berlusconi noi, dopo noi, voi, verso una sorta di orwelliana fattoria degli animali. E’ fatto così Cicchitto. Non si accontenta di fare quello che vuole. Vuole anche che gli diamo ragione.
- 4 Novembre 2009
Roman Abramovich, per i lettori di gossip italiani, è quel miliardario russo, proprietario del Chelsea, che viaggia a bordo del megayacht Pelorus, una barchetta da 130 milioni di dollari con annesso sottomarino. Valore: 200 miliardi delle vecchie lire, roba che ci vogliono gli stipendi annuali di mille operai per raggiungere la stessa cifra. I non lettori di gossip italiani forse non sanno nemmeno chi sia Abramovich a meno che non pensino che sia quello che tirava le punizioni per l’Inter. Io vi voglio aiutare. Abramovic è uno sfigatone che ogni tanto cerca di andare a mangiare nei ristoranti di lusso italiani e gli dicono sempre che è tutto pieno e lo mandano via. E’ un nuovo ricco, d’accordo, ma io credevo che il soldo nobilitasse. Evidentemente il rublo non nobilita. Lo hanno mandato via la scorsa estate dal Bistrot di Forte dei Marmi e questa estate dal Bridge di Panarea. Lui ogni volta incassa. Ma ogni volta, poi, ci ricasca. Non lo mandano tutti via, a dir la verità. Qualcuno lo accoglie ma poi gliela fa pagare. Il 30 ottobre, insieme a cinque amici, ha pranzato al “Nello’s” di New York (696 di Madison Avenue, se proprio ci tenete) e gli hanno dato una sòla solenne. Per il solo vino (Romané Conti, Chateau Petrus e Cristal) 30 mila euro. Per i rigatoni 30 euro. Per la Milanese 50 euro. Per tre tagliolini al tartufo 550 euro. La faccio breve. Totale: 40 mila euro. Lui era tutto contento perché se la tirava da gran signore. Ma poi si è tradito: tra un prosciutto e mozzarella da 30 euro e un piatto di calamari fritti da 20 euro ha ordinato un cappuccino. L’ha pagato poco, 7 euro. Ma al Bistrot e al Bridge hanno riso come pazzi.
- 27 Ottobre 2009
Io ricordo quando da bambini si giocava a pallone. Il pallone era sempre di uno di noi, ovviamente. E succedeva che quando il padrone del pallone non era d’accordo con gli altri, si prendeva il pallone e se ne andava a casa. Troppo bello sarebbe stato trovare un padrone del pallone che dicesse: “Non sono d’accordo con voi ma giochiamo lo stesso, tutti quanti insieme, con il mio pallone”. Non succedeva mai.
E non succede mai neppure adesso. Tra gli italiani vince la forza centrifuga. La forsa centripeta non sanno nemmeno che cosa sia. Soprattutto quelli di sinistra. Una volta c’era un solo partito. Poi a Livorno diventarono due. Poi uno di quei due si scisse ancora. Poi una scissione via l’altra. Oggi, a sinistra del Pd ci sono cinque partiti comunisti. Anzi sei, visto che la scorsa settimana è partito anche il partito di Marco Rizzo, Comunisti – Sinistra popolare. Nessuno riesce a capire quale sia la differenza ideologica fra un micro partito comunista e l’altro. Anzi nessuno se lo chiede visto che sono destinati alla marginalizzazione. Ma tutti si chiedono perché. Malattia degli estremisti? Non si direbbe. Lo stesso giorno in cui Pierluigi Bersani ha vinto le primarie del Pd superando di molto la candidatura di Franceschini, è partita la scissione centrista. Per Francesco Rutelli è insopportabile l’idea di stare in un partito guidato da un dalemiano. E se ne va in cerca di Casini. Ma non volevamo il bipartitismo?
- 21 Ottobre 2009
Il posto fisso è alla base della famiglia e della stabilità sociale. La mobilità non è un valore. Quel comunistone di Tremonti ha detto la sua. A forza di sentirmelo dire mi ero convinto che invece la mobilità era la panacea per tutti i mali. Era il motore dello sviluppo. Era la soluzione per la crisi. Adesso Tremonti non solo dice il contrario. Ma dice che lo aveva sempre detto. E si meraviglia pure che tutti si meraviglino. “L’ho sempre detto”, ha detto. “E’ una cosa scontata”. E sull’onda del suo entusiasmo anche Berlusconi si accoda. “Confermo la mia sintonia con Tremonti. Il posto fisso è un valore”, ha detto. Peccato che nell’aprile dell’anno scorso avesse detto il contrario. Per l’esattezza: “Non sono d’accordo con Tremonti”. Ecco quello che mi fa venire il latte alle ginocchia della politica. Mentre la sinistra non si sa se c’è o non c’è, la destra non si sa se sta di qua o di là. Berlusconi dice un giorno una cosa e il giorno dopo dice che non l’ha detta. Fini dimentica di essere un post fascista e veste da neocomunista. Guzzanti da un giorno all’altro perde ogni entusiasmo per il premier e comincia ad insultarlo pesantemente. Per sapere dove sta Casini bisogna interpellare la mattina all’alba il mago Otelma. Il Cavaliere continua a sbraitare contro i comunisti. E continua a circondarsi di ex comunisti. Nel frattempo a Mediaset, dicono tutti, è pieno di comunisti. Non lo so se è vero o non è vero. Ma se è vero, chi caspita li ha assunti?
- 14 Ottobre 2009
Dicono che il tempo è galantuomo e dicono anche che basta sedersi sulla riva del Gange che tutto si risolve. E’ un invito alla pazienza. Mai fare le cose in fretta. Mai credere che la giustizia arrivi di corsa. Non è vero. A volte non c’è bisogno dei galantuomini e spesso non c’è bisogno di perdere tempo sulla riva del Gange. La verità arriva, qualche volta, prima ancora che tu sia pronto ad accorgertene. Avete voluto dare il premio Nobel per la Pace a Barack Obama? Bravi. Qualcuno ha voluto criticarvi. Qualcuno ha detto: “Ma che cosa ha fatto per la pace, finora, il nuovo presidente degli Usa?” Risposta: “Ha riempito il mondo di speranza. Ha creato una corrente di simpatia, fenomeno inedito, nei confronti degli Usa. Questo è un premio che lo inciterà a cercare la pace”. Va bene, un premio Nobel alla Speranza, alle buone intenzioni. I più pessimisti hanno commentato in maniera laconica: “Mah”. Ed ecco che, pochi giorni dopo l’assegnazione del Nobel, quel Nobel che dovrebbe spingere Barack a cercare a tutti i costi la pace, prima ancora che il presidente della speranza l’abbia ritirato, partono per l’Afghanistan 13 mila nuovi soldati di rinforzo. Il comandante in capo della missione americana, Mc Chrystal (che meraviglioso nome da champagne) ne aveva chiesti 60 mila. Tutto sommato poteva andare peggio. Chi ha detto che il premio Nobel non serve a niente?