Sia chiara una cosa, non c’entra niente né la destra né la sinistra. C’entra la disaffezione degli italiani per la politica. C’entra il fatto che se uno vota un politico e lo manda, ben pagato, in Parlamento, si aspetta che quel politico lavori e faccia gli interessi di chi l’ha votato. Adesso pubblico una lista. Attenti. Questi non sono più da votare. O per lo meno bisogna dire ai propri partiti di non presentarli più. O per lo meno (visto che forse, molto forse, tra loro ci sono anche persone che oggettivamente erano impossibilitati) bisogna chiedere ai loro partiti di indagare ed essere severi. Basta con le parole, passiamo ai fatti. I deputati seguenti non si sono presentati alla Camera per bloccare lo scudo fiscale come avrebbero voluto gli italiani che li avevano votati. Se gli evasori saranno premiati, è grazie a loro. L’elenco: (22 del Pd), Argentin, Binetti, Bucchino, Capodicasa, Codurelli, D’Antoni, Esposito, Fioroni, Gaglioni, Ginefra, Giovanelli, Grassi, La Forgia, Lanzillotta, Madia, Mastromauro, Melandri, Carra; (sei dell’Udc), Bosi, Ciccanti, Drago, Libé, Pisacane, Ruggeri; (uno dell’Idv), Misiti. L’Ansa è stata subissata di giustificazioni, malattie, esami clinici, missioni per conto del partito. I partiti scoprano, caso per caso, se qualcuno effettivamente stava sotto i ferri di un chirurgo oppure se si tratta di un caso clamoroso di menefreghismo. Per i menefreghisti nessuna giustificazione. Io ricordo la Levi Montalcini presente a tutte le votazioni del Senato, nonostante i quasi 100 anni, quando ce ne fu bisogno. La vergogna si spalmi sugli assenti ingiustificati. E soprattutto su Marianna Madia, la “gggiovane”, il futuro del Pd, che era a fare importanti esami clinici (prima versione) o forse aveva 39 di febbre (seconda versione). Gli esami si rimandano e con 39 di febbre si va dovunque.

[csf ::: 08:07] [Commenti]
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Dimmi tu se doveva pure capitare che Roman Polanski violentasse una ragazza di tredici anni! Direte voi: ma è successo più di trenta anni fa. Vabbé, allora? L’episodio mi era sfuggito oppure me lo sono scordato. Roman Polanski aveva 44 anni allora. Fece 42 giorni di carcere e poi patteggiò col pm una pena risibile (si impegnò a seguire una terapia antiviolenza). Ma la cosa non finì lì. Non ho capito se ci fosse un’altra accusa pendente, oppure se il tribunale non fosse d’accordo col pm. Fatto sta che Polanski, per non sapere né leggere né scrivere – come direbbe mia nonna – rifugiò all’estero inseguito da un mandato d’arresto internazionale. Fin qui tutto normale. Cioè: uno violenta, gli altri lo arrestano. E magari capita che lo arrestino dopo 32 anni. Ma ecco che scatta il meccanismo lobbistico. Luca Barbareschi: “Per lui era una grossa ferita, un errore che pagava sulla sua pelle”. Adrien Brody: “Non merita assolutamente quello che gli sta succedendo”. Marina Zenovich: “Prosegue il processo mediatico”. Monica Bellucci, Ettore Scola, Marco Bellocchio, Giuseppe Tornatore: loro si dichiarano esterrefatti e firmano una petizione per la sua liberazione. Perfino il ministro per la Cultura francese, Frederic Mitterrand, parla di un fatto assolutamente spaventoso per una storia vecchia che non ha davvero senso.
E lui? “L’unica cosa che voglio è lasciarmi alle spalle questa storia. Se ho sbagliato, credo di aver pagato”. Uno stupro contro 42 giorni di carcere? Ha pagato: ma accidenti che razza di sconto.

[csf ::: 08:03] [Commenti]
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Appena entra in Italia, ormai, gli tolgono qualcosa. Una volta gli hanno scippato parte del compenso che gli era dovuto per la comparsata a “Ballando con le stelle”. 3 mila euro, poca cosa in confronto ai 36 milioni di euro che deve al fisco italiano, cioè a noi italiani. Qualcosa come lo 0,008 per cento del suo debito. Atomi. Un’altra volta era venuto per una partita di calcio di beneficenza. Arrivarono i finanzieri e gli fregarono due rolex d’oro che portava uno a al polso destro e uno al polso sinistro. Dieci mila euro, d’accordo, un po’ di più, ma sempre briciole. Diego Armando Maradona deve una marea di soldi al fisco italiano, cioè a noi italiani. Ma non c’è peggior tirchio di un miliardario. E così i finanzieri, ogni volta che Diego passa la frontiera, vanno de lui e si fanno consegnare l’elemosina. Stavolta, sorpreso in un albergo di Merano, gli hanno strappato dalle orecchie tre diamantini. Valore stimato 4 mila euro. Ma a Diego cosa importa? E’ con fastidio ma con sufficienza che affronta ormai i finanzieri. E’ incredibile quanto riescano ad essere antipatici i geni.

[csf ::: 08:08] [Commenti]
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Era al funerale di Mike, d’accordo, era emozionato e commosso. Era davanti a migliaia di persone, d’accordo, il palco spesso fa dire cose che travalicano il proprio pensiero. C’era il ricordo, un po’ fastidioso, dell’ultimo episodio della loro amicizia, quando lo aveva di fatto “cacciato” da Mediaset, un ricordo che non lo aiutava ad essere sereno. C’erano molti vip, e questo contribuiva forse a fargli perdere un po’ il controllo delle proprie parole. Si sarebbe sentito più a suo agio se avesse potuto raccontare una delle sue barzellette preferite. Ma c’era un limite a tutto. Era anche un momento politicamente delicato, un momento in cui si sentiva impegnato ad insultare i propri avversari politici e a difendersi dagli insulti dei propri avversari politici. C’erano mille giustificazioni, insomma. Perché le tv presenti per diffondere la cerimonia erano tante. E poi prima di lui avevano parlato dei mostri dello spettacolo, Fazio, Baudo, Fiorello. Fiorello, il compagno di giochi di Mike, lo aveva imitato. “A Mike piaceva tanto ridere”, aveva detto Fiorello e poi, con la sua voce: “Hai visto? Mi hanno dato il Duomo di Milano, eh? A Baudo non l’avrebbero mica dato”.
Mille giustificazioni. Ma è incredibile quello che ha detto Silvio Berlusconi alla fine del suo intervento a piazza del Duomo, al funerale di Mike Bongiorno. Ha detto: “Era un eroe della nostra Resistenza, di quel movimento che ha restituito a noi la dignità e la libertà”. Ma come, la libertà? La libertà ce l’hanno restituita i comunisti? Ma non ce l’aveva restituita Forza Italia?

[csf ::: 07:29] [Commenti]
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Alla fine Hugo Chavez è sceso in platea e non si trattiene: “Avete visto? Non sono un diavolo come mi descrivono”. Che cosa bisogna aver visto? Il film di Oliver Stone. Quello che ha per protagonista il campione della democrazia sudamericana. “South of the border”. Hugo Chavez, quello che dichiara che mastica foglie di coca ogni giorno, quello che una volta fece un colpo di Stato, fallito, quello che sta facendo un sacco di cose per migliorare il tenore di vita della povera gente, quello che attacca le tv che lo attaccano, fino ad inventarsi il reato di “parlar male del governo”. Ha detto, a Venezia: “Sono un essere umano. Non favorisco il narcotrafico né il terrorismo come dicono gli Usa”. Hugo Chavez, quello che ha fatto ministro un fratello, plenipotenziario un altro fratello, segretario di Stato un terzo fratello (gli altri due sono solo sindaco, il quarto, e consigliere d’amministrazione di una banca privata che gestisce i fondi del governo, il quinto), quello che desidera essere eletto praticamente a vita e comunque almeno fino al 2031, quello che è talmente logorroico che Juan Carlos una volta gli ha detto: “perché non taci?”. Ha detto a Venezia: “Amo la libertà e leggo la Bibbia”. Hugo Chavez, io me lo vedo su una panchina che parla con Silvio Berlusconi. “E tu, come faresti? Io ho fatto così”. Consigli, suggerimenti, progetti. Destra o sinistra? Mah. Nessuno dei due se ne vuole andare. In nome del popolo, ovviamente.

[csf ::: 17:52] [Commenti]
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Eravamo giusto in attesa dell’ennesimo pentito. Ma che questo pentito potesse essere l’incredibile ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli non ce l’aspettavamo proprio. Semplificazione per Semplificazione l’uomo si è pentito per la maglietta con le vignette contro l’Islam. Si tratta di realpolitik, ha detto Calderoli facendo finta di capire quello che diceva. Ha detto anche, semplificando: è un passo indietro per il bene di tutti. Viva Gheddafi, viva il gas libico. La politica di Berlusconi ha pagato, dice il Grande Semplificatore Pentito. Mi chiedo: già che si pente, non potrebbe aggiungere alla pratica “pentimento” la “porcata”? E non si potrebbe pentire anche di tutte le sciocchezze dette sugli extracomunitari? E non potrebbe pentirsi di aver portato un maiale sul terreno dove avrebbero dovuto costruire una moschea? E un bel pentimento pubblico sul suo desiderio di castrazione chimica e di pena di morte? Semplifichiamo tutto: si penta di essere Calderoli.

[csf ::: 12:30] [Commenti]
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Spiace prendersela con una giovane poco più che maggiorenne. Ma quando la vedo che si aggira con aria da diva, le remore spariscono. E allora esamino con attenzione le sue esternazioni. Alla consegna del premio Valva, premio consegnatole per la sua partecipazione a un film documentario, Scaccomatto, sfuggito all’attenzione dei più, la maggiorenne Noemi Letizia ha parlato. Ha detto: “Gli auguri di Berlusconi per il premio? Non dirò se me li ha fatti o se li riceverò. Sono mie cose personali”. Ecco, così fanno le persone amanti della privacy. E la battuta di Barbara Berlusconi? La figlia del premier che non ha mai frequentato persone anziane? In bilico su vertiginosi tacchi alti, Noemi le ha cantate chiare: “Lei lo ha detto in senso cattivello. Ma anche io non ho mai frequentato persone anziane”. Mi viene in mente il commento di quando si va a vedere un film leggero, una commedia. “Ottimo il dialogo”.

[csf ::: 12:30] [Commenti]
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In attesa di scoprire il giorno in cui Luigi De Magistris darà, come annunciato, le dimissioni “irreversibili” dalla magistratura, continuano le delusioni per chi crede agli annunci. A loro vada la mia solidarietà. Io, come loro, sono un ingenuo. Credo sempre a tutto. Avevo creduto che Veltroni sarebbe andato in Africa. Come aveva promesso. Avevo creduto che Cofferati avrebbe evitato di presentarsi alle Europee. Come aveva promesso. Avevo creduto perfino che Franceschini non sarebbe andato alle primarie. Come aveva promesso. Io credo sempre a tutto. Perché, mi dico, le persone promettono cose che nessuno ha chiesto loro? Per farsi belli? Per avere visibilità? E allora perché non mantengono le promesse? Ho una risposta scientifica: boh, non lo so. Ma sospetto che non freghi niente a nessuno, né delle loro promesse né della loro inaffidabilità. E in fondo si tratta di affari loro, che coinvolgono solo loro. Ma che mi dite della promessa di Silvio Berlusconi di ospitare i terremotati nelle sue ville? Per sua sfortuna un abruzzese senza casa ha riempito il modulo e ha indicato come residenza preferita Villa Certosa. Peccato! Villa Certosa non è disponibile. Ormai il premier era sulla linea Franceschini-Cofferati-De Magistris-Veltroni. Parla tanto male della sinistra, il Cavaliere. Ma poi è da lì che trae ispirazione.

[csf ::: 12:26] [Commenti]
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Con la consueta leggerezza di pensiero e di eloquio che ha sempre contraddistinto i leghisti, Umberto Bossi, l’uomo di cui tutti dicono sempre che può essere simpatico o antipatico, puoi condividerne o meno le opinioni, ma è un grande politico, ha pronunciato la seguente frase, indizio di grande senso politico e di quello spirito di umanità che dovrebbe essere alla base di ogni pensiero politico: “Noi all’estero andavamo a lavorare, non ad uccidere”. Se tanto mi dà tanto dobbiamo derivarne che gli extracomunitari che vengono in Italia da irregolari vengono al solo scopo di commettere omicidi. Ma se Bossi, il grande politico, usasse un po’ del suo tempo anche per leggere oltre che per parlare, potrebbe riuscire a scoprire la verità, cioè esattamente il contrario. Scoprirebbe che l’emigrazione italiana era uguale a quella degli extracomunitari che arrivano in Italia. Basterebbe leggere non dico i libri, ma anche solo qualche riga di Gian Antonio Stella, per rendersi conto che gli italiani erano molto spesso clandestini, spesso illegali, e anche qualche volta delinquenti, come capita chi ha nella povertà la sua condizione di vita. E saprebbe anche che molti di quei delinquenti forzati erano i nonni di quegli splendidi esemplari di “padani” in nome dei quali Bossi oggi parla. A sproposito.

[csf ::: 12:29] [Commenti]
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Ormai siamo abituati alle deroghe. Non c’è legge senza deroga. E così quando ci beccano in flagrante reato, ecco subito la scusa pronta. E’ vero, ho torto, ma…Ignoravamo che i religiosi fossero così veloci nell’autoperdono. Qualche settimana fa un prete è stato beccato con tasso alcolico eccessivo e si è giustificato col fatto che aveva celebrato quattro volte messa e quindi aveva bevuto quattro volte il vino dell’eucarestia. Adesso le suore. Fermate dalla polizia mentre andavano a 180 all’ora su una Ford Fiesta, si sono meravigliate che venisse loro contestata una multa salata e che venisse ritirata la patente alla suora di Formula Uno. “Ma come, stiamo andando di corsa ad Aosta, abbiamo sentito che il Papa ha avuto un incidente, avevamo paura di non arrivare in tempo”. In tempo per cosa? Per la cerimonia del’ingessamento? Via, multa e patente. E suor 180 all’ora ha annunciato che farà ricorso al Giudice di Pace. Mi immagino la faccia del Giudice di Pace di fronte alla Suora da Corsa. “Sorella”, le dirà, “ma lei pensa che il Papa non ce l’avrebbe fatta senza di lei?”
PS. Anche in questo caso, come nel caso di Padre Ubriacone, non è stato fatto dai giornali il nome della suora. Solo A.M., le iniziali. A Manetta?

[csf ::: 12:22] [Commenti]
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