- 31 Marzo 2008
Anche questa, come tutte le elezioni, è destinata a finire nel dimenticatoio degli archivi. Ma anche questa, come tutte le elezioni, lascia qualche piccola traccia nella memoria di ognuno di noi. La traccia che lascia in me è quella dell’arroganza dei politici visibile proprio nel momento in cui tutti si stracciano le vesti in nome della trasparenza, dell’onestà, del rispetto degli elettori e del politicamente onesto. Prendete Gianfranco Fini. Un paio di settimane fa si è presentato ad un comizio a Palermo. Si aspettava folle oceaniche, transenne a contenere l’entusiasmo di nuovi e vecchi fans ed è rimasto deluso. A volte anche gli insuccessi sono utili. Avrebbe potuto meditare sul futuro, avrebbe potuto chiedersi se i comizi hanno ancora un senso, avrebbe potuto indagare se l’offerta della sua coalizione fosse allettante. Avrebbe potuto fare buon viso a cattivo gioco galvanizzando i presenti e dicendo loro: “Andate e moltiplicatevi”. Invece che cosa ha fatto? Ha strapazzato i due organizzatori della manifestazione, i coordinatori provinciali e regionali del suo partito ed ha accettato prontamente le loro dimissioni, colpevoli come erano stati di non aver organizzato l’arrivo massiccio di truppe cammellate. Sia chiaro il messaggio: i dirigenti dei partiti non devono attivare il consenso, devono riempire le piazze, con tutti i mezzi. Mi ricorda il Ventennio.
- 8 Febbraio 2008
Non ne posso più di Nanni Moretti con le mani sulle tette della Ferrari. Sì, lo so bene che gliele ha toccate una sola volta, ma il meccanismo ripetitivo dei mass media, le cento e cento fotografie e i cento e cento spezzoni di pellicola creano un effetto di continuità insopportabile. Come quando le torri gemelle cadevano e cadevano e cadevano e non la smettevano più di cadere e qualche volta cadono ancora oggi. Così Nanni Moretti non fas altro che toccare le tette della Ferrari, lo fa sul Corriere, non bastasse lo fa su Repubblica. E poi sui settimanali e sui mensili. Sembra un maniaco. Non mangia, non dorme, non fa più niente sempre così impegnato a toccare le tette della Ferrari anche in televisione, sia Mediaset che Rai. Non so che cosa si possa fare per evitare questo effetto boom. Ci sono delle settimane che non ne puoi più di Harry Potter, sempre questo stramaledetto ragazzino con gli occhialini che ti esce da ogni pagina. E poi scompare perché deve fare posto a Fiorello che va il suo varietà di due minuti che invece sono dieci. Sento bisogno di moderazione. Alla decima foto di Veltroni che dice “sepoffà” metto mano alla pistola. Non riesco a trovare una soluzione. Sequestrare le foto? Razionare i filmati? Stabilire che si accetta solo una modica quantità? Nel frattempo, per favore, Moretti, può togliere le mani dalle tette della Ferrari?
- 28 Gennaio 2008
Che strano tipo questo ex presidente Scalfaro. Da giovane sembra che schiaffeggiasse le signore con troppo seno di fuori. Poi fu uno dei leader democristiani più democristiano. In tarda età è divenuto l’idolo dei girotondini grazie al suo odio per Berlusconi. Qualche giorno fa si è interrogato pensoso sulla vicenda Mastella e sul Corriere della Sera, intervistato da Marzio Breda, ha calato l’inquietante ed originale domanda: “Ma gli arresti domiciliari della moglie di Mastella dovevano scattare proprio in un momento così particolare?” Certo: il solito problema della giustizia ad orologeria. Dov’era l’urgenza? Non sarà che…Non resta che andare a vedere quale fosse questo momento così particolare. Lo racconta Scalfaro stesso. Quel giorno i nuovi agenti di polizia penitenziaria avevano la cerimonia del giuramento. E, peggio ancora, quel giorno Mastella doveva riferire alla Camera sull’attività del suo dicastero. Resta da chiedersi: secondo i teorici della giustizia ad orologeria, quali sono i giorni in cui i giudici possono permettersi di inviare avvisi di garanzia? Si può il giorno in cui il figlio di Clemente compie gli anni e dà una festa? Si può il giorno in cui il Ceppaloni Five incontra il Milan Sannio per il derby della C2? E quando i coniugi Mastella stanno preparando i bagagli per le vacanze, presidente Scalfaro, si può?
- 21 Gennaio 2008
Diciamolo con coraggio e con grande onestà intellettuale: dei Telegatti non ce ne frega niente. Ma l’urlo di dolore di Enrico Mentana non ci coglie indifferenti. Enrico, giustamente, non vuole concorrere nella categoria “informazione” insieme a Licia Colò e a Lucignolo. Io sono sicuro che non ce l’ha con la bellissima Licia. Anzi sono sicurissimo che Licia gli piace come piace a me. Sulla bellezza di Mario Giordano possiamo invece soprassedere. Ma il problema resta: concorrenti di Mentana sono i servizi su animali e su paesi delle “Falde del Kilimangiaro”? Ha fatto bene Enrico a ritirarsi ed a precisare che lui si confronta con Vespa, Floris, Santoro. E ha fatto male il suo grande capo Fedele Confalonieri a commentare con sufficienza: “Mentana è una star. E’ la Wanda Osiris del giornalismo. A lei si perdona tutto”. Ma possibile che non si possa più protestare senza essere colpiti di infilata? Mentana ha posto un problema. Perché non rispondergli sui contenuti? Mi ergo a difensore del conduttore di Matrix e propongo una nuova categoria per i Telegatti, tycoon. E ci metto la terna: Confalonieri, Mengacci e il Gabibbo. Vediamo se anche Fedele diventa Wanda Osiris.
- 2 Gennaio 2008
Paola Binetti, la signora di destra che milita nel centro-sinistra, la signora che gira col cilicio (e pazienza, tanto lo indossa lei, ma è inquietante lo stesso) sostiene che bisogna rivedere la legge sull’aborto, la famosa 194. Lo fa perché lo ha chiesto Giuliano Ferrara e si è accodato anche Sandro Bondi. Dice Paola Binetti, senatrice, appartenente all’Opus Dei (ma ce le ha proprio tutte?): “Non mi si può impedire di essere contraria a ogni tipo di aborto”. Dice proprio così: “Ogni tipo di aborto”. La reazione di molti suoi compagni di schieramento è stata nei giorni scorsi che non si può nemmeno impedire loro di invitarla a cambiare schieramento. E questo a mio giudizio è eccessivo. E’ giusto che in ogni schieramento esistano degli anticorpi, anche degli anticorpi con cilicio, che invitino alla moderazione e alla prudenza, che combattano il pensiero unico sempre in agguato in qualsiasi assembramento. Purché non sia l’anticorpo a dettare legge, non sia la deviazione a dettare la linea. E invece scopro che Paola Binetti, la ciliciata, fa addirittura parte della commissione “Valori” del nascente Pd. Allora no. Con Paola Binetti posso andarci anche a cena, purché venga senza cilicio. Ma non deve essere lei a decidere il menu.
- 10 Dicembre 2007
Don Sante Sgotti ha finalmente ammesso, davanti alle telecamere di Buona Domenica, che è il padre di Rocco, un bel bambino di 15 mesi. L’ex parroco di San Bartolomeo a Monterosso, che aveva già dichiarato di amare Tamara, ha aggiunto che ha assistito in sala parto alla nascita di Rocco e poi lo ha allattato, lo ha cambiato e lo ha assistito durante i suoi pianti notturni. Ma che bella scenetta. Ho sempre avuto un rapporto complesso con i preti. Pretendo da loro comportamenti virtuosi. Un po’ come la società maschilista pretende dalle donne in carriera: devono essere più brave, più intelligenti, più sveglie per ottenere gli stessi risultati degli uomini. Io dai preti pretendo che siano migliori di noi che non siamo preti. Per questo sono amico di preti “difficili”, di quei preti che non ne vogliono sapere di passare la loro vita a ciancicare i soliti inutili luoghi comuni davanti ad una passiva platea di tristi, rinunciatari e dimessi finti-credenti. Ma i preti “difficili” debbono essere ancora migliori dei preti, i quali debbono essere ancora migliori di tutti noi. E allora? Che cosa c’è che non mi va in don Sante, uno che pone il grosso e difficile problema del celibato dei sacerdoti usando addirittura la sua vita come testimonianza? Non l’avete ancora capito? C’era bisogno di Buona Domenica? Di prendere temporaneamente il posto di Loredana Lecciso tra una rissa e l’altra? A quando una bella intervista su “Chi”? E la confessione? La confessione vogliamo farla alla “Vita in diretta”?
- 3 Dicembre 2007
Pier Ferdinando Casini si è presentato al gazebo di piazza De Gasperi a Palermo dove, come in tutta Italia, si votava per decidere il nome del nuovo partito unico della destra, unico, per adesso, solo nelle intenzioni del Cavaliere. Ha preso il modulo e ci ha scritto sopra: “Buon lavoro”. Beh, mica male come nome per il nuovo partito. Ben augurante. Poi però Casini ha spiegato che non si trattava del nome ma semplicemente di un augurio. Peccato. A me Buon Lavoro sarebbe piaciuto. Meglio di Forza Italia, comunque. Sicuramente avrebbe fatto scuola. Sai quanti nuovi partitini avremmo potuto creare sull’onda trionfale di Buon Lavoro? Per esempio “Felice Notte”. E magari “Ben tornato”. E perché no, “Come va?” “Tante care cose” “Statemi bene” “Che bell’aspetto” e il migliore di tutti “Arrivederci”. Purtroppo sono solo sogni. La realtà è che Casini con i suoi piccoli democristiani è arrabbiato con il Cavaliere che vuole togliere l’acqua dove nuotano i suoi pesciolini. E intanto incassa l’adesione di Cuffaro, che non lo molla. Così Saverio Romano, segretario siciliano dell’Udc, può dichiarare trionfante:”Qui l’”effetto Giovanardi” non c’è”. Sinceramente, che cosa sia io lo ignoro. Ma vivere in un Paese dove esiste l’”effetto Giovanardi” riempie il mio cuore di speranza.
- 21 Novembre 2007
Della serie: “Hanno la faccia come il culo”. Un culo monarchico, d’accordo. Un culo Savoia. Ma sempre culo. Li ricordo ancora ieri piagnucolare che volevano tornare in Italia perché quella era la loro patria. Passi che il giovane non sapeva nemmeno l’italiano. Passi che il vecchio era più noto ai tribunali che alle regge. Ma piagnucola oggi e piagnucola domani erano riusciti a commuovere i cuori dolci. Io stesso mi ero convinto che avrebbero fatto meno male dentro che fuori. E loro a fare una dichiarazione dietro l’altra che se ne sarebbero stati buoni, non avrebbero disturbato. E così ottennero il permesso di rientrare. E non rientrarono. Nicchiarono un po’ tanto per farsi desiderare. Ma poi purtroppo rientrarono. E adesso battono cassa. Sono delle vittime, dicono. E fanno causa allo Stato italiano perché rivogliono i loro palazzi e i loro diademi. E vogliono anche 260 milioni per l’esilio ingiustamente patito. 260 milioni? Così poco? Perché non 260 miliardi? Perché non 260 fantastilioni? Dio! Fa’ che non incontrino un giudice rimbambito che dia loro ragione! Fa’ che qualcuno abbia il coraggio di denunciarli per lite temeraria. Fa’ che si scopra una legge con un solo articolo che dice: “Agli eredi Savoia può essere revocato il diritto di rientrare in Italia qualora mostrino di avere la faccia come il culo”.
- 12 Novembre 2007
Sinceramente, chi sia con esattezza Peppino Calderisi io non lo so. Basterebbe andare su Google e lo scoprirei. Ma per adesso mi accontento di sapere che dopo una lunga militanza tra i radicali, da tre anni è finito nel giro di Forza Italia ed attualmente è il coordinatore dei Riformatori liberali. Ha 57 anni e 22 di questi li ha trascorsi in Parlamento. Grazie a questi 22 anni ha un vitalizio, cioè una pensione, di 8.800 euro lordi al mese. Non è roba da nababbi ma, come diceva mio padre, meglio di un calcio in bocca. Nelle sue condizioni ci sono altri 2.230 pensionati parlamentari, per un costo totale per gli italiani di 210 milioni di euro all’anno. E poi ci sono i privilegi. La tessera gratis per il cinema, l’autostrada gratis, i treni gratis, gli aerei gratis, le spese sanitarie gratis, lo stadio gratis. Perché? Boh. Ma Calderisi non ci sta al linciaggio della Casta. “Se avessi continuato a fare l’ingegnere avrei fatto molti più soldi ed ora certamente non navigo nell’oro”, dice. Ma dice anche che nessuno deve scandalizzarsi per questi trattamenti di favore che consentono a chi “ha fatto della politica una scelta di vita di continuare nel proprio impegno anche fuori del Parlamento”. Ma la gente che protesta?… ma Stella?…ma Grillo? Calderisi su Grillo ha idee chiare e parole da vero signore. “Grillo? Che andasse affan-cu-lo!”
- 4 Novembre 2007
Non sono certo d’accordo con Antonio Padellaro, direttore dell’Unità quando scrive che “camerata è per sempre”. Dal fascismo si può guarire tanto è vero che sono guariti molti intellettuali, molti giornalisti, molti politici, ieri affezionati sostenitori di Mussolini, oggi militanti della sinistra anche estrema. Ma certo alcuni ce la mettono tutta per convincere i loro simili che fascisti sono nati, (e razzisti, e integralisti, e intolleranti), e fascisti, intolleranti e razzisti moriranno. Prendiamo per esempio Fini, il capo di tutti gli ex fascisti o quasi. Il mondo politico ha fatto a gara per sdoganarlo e lui anche ha compiuto qualche passo in direzione della democrazia. Ma poi, forse per paura di perdere troppi elettori, ogni tanto si lascia andare alle vecchie voglie. E così entra a gamba tesa nella polemica sui rumeni. Integrarli? Ma come si fa? E’ impossibile integrare chi considera pressoché lecito e non immorale il furto. Vabbé – tu dici – questa frase deve averla coniata quando Cirino Pomicino, Craxi, Dell’Utri furono investiti dal ciclone giustizialista e condannati per aver commesso uno o più reati. Tu ti immagini che Fini abbia subito detto in quelle occasioni: è impossibile integrare Previti o De Michelis che considerano pressoché lecita e non immorale la corruzione. Eppure no: cerca e ricerca non risulta nessuna dichiarazione del postfascista in tal senso. I corruttori è possibile integrarli. I ladri, mi dispiace, no. E se poi sono rumeni non resta che legnarli.