- 5 Dicembre 2010
Si chiama Pietro Giovannoni. E’ consigliere provinciale di Padova. Poveruomo, è leghista. Ha detto che non bisogna dare contributi alla maratona del Santo perché in maggioranza vi partecipano “atleti africani o comunque extracomunitari in mutande”.
Io ne ho intervistati tanti di leghisti. A tutti ho sempre chiesto perché mai fossero razzisti e xenofobi. Tutti mi hanno risposto che non è vero, che loro non sono razzisti e xenofobi, che loro, al massimo, usano un linguaggio molto colorito per attirare l’attenzione. Io potrei dire che loro sono degli imbecilli e poi sostenere che ho usato un linguaggio molto colorito per attirare l’attenzione. Ma non lo faccio. Loro non sono imbecilli. Quello che non capisco, però, è come facciano tipi come Borghezio, sorpresi ad incendiare i giacigli improvvisati di extracomunitari oppure a spruzzare disinfestanti addosso ad alcune nigeriane sul treno, a negare di essere razzisti e xenofobi. E come facciano leghisti che non sono sicuramente razzisti e xenofobi a sopportare la loro compagnia. Quel poveruomo del Giovannoni non è nuovo a bravate del genere. Tempo fa, in consiglio provinciale, parlò contro i “culattoni”. Poi si giustificò. “In Veneto si dice così”. Potrei anche io approfittare dicendo a Giovannoni come vengono chiamati in Italia i poveruomini come lui. Non lo faccio. Lascio alla sua intelligenza indovinarlo.