- 4 Aprile 2010
Caro Luciano Moggi, io lo so che il primo diritto di un imputato è difendersi. E difendersi con ogni mezzo. Quindi non contesto la sua linea di difesa dal punto di vista della legittimità. Vuole sostenere che quello che faceva lei lo facevano tutti? Libero di farlo. Anche se… Anche se bisogna riconoscere che lei, eventualmente, lo faceva molto meglio degli altri. Lei faceva comunella con gli arbitri e i designatori non sono intrattenendosi telefonicamente con loro sulle designazioni ma fornendo loro addirittura le schede telefoniche “sicure” per non venire intercettati. Facevano così anche gli altri? Non risulta, agli atti. Ma le dicevo: la sua linea di difesa è legittima. Anche i milanisti, anche gli interisti parlavano con arbitri e designatori? Male. I dirigenti delle squadre non dovrebbero conoscere nemmeno i nomi degli arbitri. Un arbitro non dovrebbe mai parlare con un presidente nemmeno per fargli gli auguri di Natale. Ma lei non può negare che ai fini giudiziari quattro chiacchiere da bar sono cosa diversa dai tentativi di condizionare i risultati. E poi: la linea del “così fan tutti” è facile, è banale. Ed è inutile. Non è mai servita a nessuno. Nessun giudice assolve un assassino perché in giro ci sono tanti altri assassini. Delle due l’una, caro Moggi. O lei è innocente. E allora si difenda nel merito. O lei è colpevole. E allora cambi avvocato.