- 10 Aprile 2010
Caro Santo Padre, non me ne voglia se dal mio piccolo, dal mio infimo, oso rivolgermi a lei. Ma a forza di leggere di Vaticano, di preti, di vescovi, di pedofilia, di bambini molestati, di autorità ecclesiastiche che sapevano e tacevano, e insabbiavano, sinceramente ho voglia di parlarne un po’. Avrei continuato a leggere e a tacere se un giorno non avessi letto una sua lettera in cui riferendosi al reverendo Stephen Kiesle (reo confesso di molestie sessuali nei confronti di bambini, che chiedeva di essere ridotto allo stato laicale) lei si dimostrava molto preoccupato dei danni che una tale concessione avrebbe provocato alla comunità dei fedeli. Una lettera un po’ sorprendente così priva com’era di qualsiasi riferimento ad una analoga preoccupazione anche dei danni che il reverendo Stephen Kiesle aveva provocato a decine di bambini. Sono sicuro che mille spiegazioni si potranno trovare a questa lettera. Quello che mi ha sorpreso, però, è stata la reazione di quelli che vengono definiti gli “ambienti vaticani”. Tipo il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che ha parlato di “una campagna orchestrata dai nemici della Chiesa”. Fosse stato il premier avrebbe parlando di un complotto dei giornali comunisti. Caro Santo Padre, come dice il proverbio, dagli amici la guardi Iddio.