- 29 Maggio 2012
La foto è anche bella. Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato, tutta elegantemente vestita di rosso, fa la spesa all’Ikea mentre gli agenti della sua scorta l’accompagnano molto poco preoccupati della sua sicurezza e molto più indaffarati a portarle il carrello. Polemiche a non finire. Battute tipo: gli agenti della sporta. Populismo, moralismo, di tutto. Ma la prima riflessione che ho fatto è stata: giusto scandalizzarsi. Una senatrice di sinistra non può farsi beccare mentre utilizza a fini privati una scorta pagata dal denaro pubblico. Poi ho anche pensato: di fronte a ciò che leggiamo, ville, milioni, barche, case, tangenti, leggi ad personam, questa è proprio poca cosa. Poi ci ho riflettuto ancora un poco e sono di nuovo tornato sulla prima posizione: in politica i peccati veniali hanno lo stesso segno dei peccati mortali. C’è un problema di quantità ma anche un problema di qualità. E soprattutto è brutto pensare che c’è chi fa uso ancora della doppia morale. Che cosa avrebbe detto Anna Finocchiaro se la stessa fotografia avesse avuto come soggetto Daniela Santanché? Devo dire che ho sperato. Ho sperato che Anna Finocchiaro smentisse. Dicesse: è una speculazione politica, è un fotomontaggio, è stato un attimo, mi hanno strappato di mano il carrello ma l’ho subito riconquistato. Ebbene, Anna Finocchiaro ha smentito. Ha detto: non sono io che ho chiesto la scorta. Anzi ho chiesto che mi venisse tolta. E questa sarebbe una smentita, senatrice Finocchiaro?
- 17 Maggio 2012
Un’anziana, molto anziana signora dimentica di avvertire che la casa che affittava, 500 euro al mese, non l’affitta più. Ma nella dichiarazione dei redditi il commercialista, giustamente, non mette alcun introito. E inizia la sarabanda. Equitalia è inesorabile. Recupero crediti, multe, contro multe. E’ evasione fiscale. “Ma guardi che non c’è nessuna evasione, è solo una dimenticanza”. E’ la legge. “Ma è tutto solo frutto di un equivoco. Ecco la dichiarazione dell’inquilino che attesta che se ne è andato”. Troppo tardi. Bisogna pagare. “Non è arrivata nessuna intimazione”. Le abbiamo mandate. “Mai arrivate”. Le abbiamo depositate in comune. “E come facevamo a saperlo?” Hanno mandato l’avviso. “Non è mai arrivato”. Ha la prova? “No, siete voi che dovete avere la prova”. Nel frattempo le multe si moltiplicano. Equitalia è inesorabile. Bastava andare sul sito di Equitalia per scoprire che c’era un procedimento a carico, no? “Ma certo, una signora novantenne esce un attimo da Facebook e naviga su Internet alla ricerca delle sue cartelle esattoriali”. Ricorso. Paghi e poi faccia ricorso. “Va bene, paghiamo le tasse che non abbiamo evaso ma pazienza”. Ma le multe? Più del doppio. Uno Stato usuraio? E’ la legge. Ricorso. No, ci vuole un avvocato. Bene, così non è più il doppio, è il triplo. Caso personale. Ma tutti i casi sono personali. Solo Equitalia è un caso generale. Il caso generale di un ente che applica la legge. Metafora (metafora?) di uno Stato gabelliere. La lotta all’evasione non c’entra nulla.
- 6 Maggio 2012
Ne ha dette di tutti i colori il Buffon nazionale. Nei giorni precedenti la partenza della squadra italiana per gli Europei di calcio, il portierone della Juventus, investito dallo scandalo del calcio scommesse, ha reagito con sdegno attaccando giornalisti e giudici. Poi è saltata fuori di nuovo la vecchia storia che lo vuole grande scommettitore. Ora: il regolamento del calcio vieta ai calciatori di scommettere. Giusto? Non giusto? Non lo so. So solo che lo vieta forse per un motivo elementare: se scommetti sei portato a fare in modo che il risultato sia simile a quello della tua scommessa. Ma il caso di Buffon è un po’ diverso. Il portiere della nazionale non è un semplice scommettitore. E’ uno scommettitore compulsivo. Scommette un casino di soldi. E allora uno pensa: speriamo che vinca perché se perde perde un casino di soldi. E l’estremo difensore di una squadra, se per ipotesi assurda fosse coperto di debiti, potrebbe essere sospettato di qualsiasi cosa. Ingiustamente, ma sarebbe sospettato. Conoscete la storia della moglie di Cesare, no? Alla prima papera tutti a pensar male. “Di che stiamo parlando?” ripeteva fino alla noia durante la conferenza stampa. “Di che stiamo parlando? I soldi sono miei e ne faccio quello che voglio. Di che stiamo parlando?” Stiamo parlando, caro Gigi, di saggezza, senso del limite, di opportunità, di prudenza.
PS Però, lasciatemelo dire, due squadre italiane sono finanziate da due grosse compagnie di scommesse. Il calcio pubblicizza le scommesse, cioè spinge a scommettere. Di che stiamo parlando?