- 30 Maggio 2010
Caro ministro Tremonti, in tutta la storia della manovra correttiva ognuno poteva dire tutto e il contrario di tutto. Per questo non mi sono meravigliato più di tanto delle posizioni di destra e sinistra, di industriali e lavoratori, di pubblici e privati. Una sola cosa mi ha sorpreso, la soppressione delle province. Non che non sia giusta la loro eliminazione o che non sia corretto sostenere il loro mantenimento. Quello di cui non sono riuscito a capacitarmi è stata l’assoluta casualità dei principi. Vengono soppresse le province che hanno meno di 220 mila abitanti. Perché non 200 mila? Perché non 300 mila? Comunque, con questo criterio, e pur con le dovute cautele derivanti dalla diversità delle fonti, verrebbero abolite 22 province. Però non vengono soppresse le province all’interno di regioni a statuto speciale. Se ne salvano 9. Restano condannate in 13. Tra queste anche Sondrio. Bisogna salvare Sondrio. Come fare a salvare Sondrio? Semplice, basta escludere dalla soppressione le province confinanti con Stati esteri. Se ne salvano altre cinque. Ne vengono quindi condannate solo otto, tutte del centro-sud. Resta da chiedersi: perché debbono salvarsi le province confinanti con Stato estero? Dispongono forse di una guardia nazionale che può difenderci da possibile invasione? Mah. Forse solo lei, ministro Tremonti, lei che è di Sondrio, può spiegarci l’arcano.
- 28 Maggio 2010
Caro Angelo Alessandri, lei è un leghista, è il leader del Carroccio emiliano, dovrebbe essere ancora ubriaco per la ciucca che probabilmente si è preso dopo la sorprendente ascesa del suo partito alle ultime regionali. Quindi abbia pazienza se mi permetto di sindacare il suo comportamento in questi ultimi due anni. In questi ultimi due anni, 2008 e 2009, lei ha percorso in lungo e in largo la penisola correndo come un pazzo sulla sua auto, guidata da un autista, e collezionando multe per eccesso di velocità. A Bergamo, Brescia, Firenze, Cremona, Lodi, Mantova, Milano, Piacenza, Rimini, Parma, Modena, Venezia, Ravenna, Reggio Emilia. 70 multe, mica bruscolini, per una cifra che potrebbe avvicinarsi a 8 mila euro. Ora la novità è che lei queste multe non le vuole pagare. Perché? Perché, ha detto, “mi stavo muovendo per ragioni istituzionali ai quali non potevo assolutamente mancare”. Ora, caro Angelo Alessandri, mettiamo che lei abbia preso una multa ogni trasferta. Possiamo dire che in quei due anni lei è andato a 70 impegni istituzionali ai quali non poteva assolutamente mancare. Giusto? Proprio a nessuno? Non poteva mancarne nemmeno uno? E soprattutto, mi consenta di essere un tantinello pedante. Ma questi impegni, se erano così importanti, se erano così istituzionali, non potevano convincerla ad uscire da casa un’oretta prima?
- 26 Maggio 2010
Caro premier, lei è un genio. Lo dico in ritardo. Avrei dovuto cominciare a dirlo quando riuscì a convincere gli italiani che la colpa di tutti i mali erano i comunisti, razza estinta, che lei resuscitò perché le servivano come il pane. Bisognava capirlo da allora che lei era una spanna sopra tutti. In questi giorni sta dando il meglio di sé. Dopo aver sostenuto con grande enfasi che la crisi era una invenzione (dei comunisti?), che era qualcosa di psicologico, che bisognava affrontare la vita con ottimismo, eccoci oggi alla manovra finanziaria, a frasi come “non dobbiamo fare la fine della Grecia”. Eccoci a bloccare gli stipendi dei dipendenti pubblici, a tagliare le pensioni di invalidità, ad aumentare i pedaggi autostradali, a tassare il turismo, a ridurre la spesa sanitaria. Non mi sembra una politica dell’ottimismo. Lo so che lei riuscirà a convincere gli italiani che si tratta della solita propaganda dell’opposizione. E che mi dice del taglio degli enti inutili? Ero bambino quando sentivo dire che era stato creato un ente per abolire gli enti inutili. Adesso lei ce lo vende come misura anticrisi. Geniale. Geniale la comunicazione che i risparmi ottenuti dal licenziamento di precari, contrattisti, consulenti e borsisti andranno a finanziare le missioni di pace all’estero. Lei è un genio. Sopprime l’Isfol, l’Isae, l’Ispesl e l’Eim per finanziare l’Afganistan. Basta, smettetela di parlar male del premier.
- 18 Maggio 2010
Cara Carla Fracci, lei è una stella, mi consenta questa italianizzazione. Va bene, lei è una étoile. Lei è una étoile e l’altro giorno ha aggredito il sindaco di Roma Gianni Alemanno al Teatro dell’Opera. Lei da dieci anni dirige la baracca e quest’anno il contratto non le è stato rinnovato. E quindi, probabilmente, ha tutte le ragioni per protestare. Ma anche Alemanno, probabilmente, ha tutte le ragioni per sostenere che è ora di cambiare qualcosa. Alemanno ha fatto un intervento diciamo moderato. Alla fine del quale lei, riportano i giornali, lo ha apostrofato duramente. Col ditino a pochi centimetri dal suo volto (il ditino: sembrava la scena di Fini e Berlusconi) gli ha detto di tutto. “Vergogna, vergogna, disgraziato, vergogna, buffone, vigliacco”. Cito il Messaggero, quotidiano storico della capitale. Alemanno, educatamente, ha guadagnato l’uscita (non è più il picchiatore di una volta) e si è scatenata la bagarre. E a me, cara signora Fracci, resta l’immagine di una étoile esacerbata, irritata, indignata. Un ossimoro. Non lo faccia più. Noi la vogliamo vedere volare. Disinteressata. Leggera. Come se le polemiche la sfiorassero senza fermarsi su di lei. Lo so, il mondo è duro anche per una étoile. Ma la prossima volta che vorrà agitare il ditino davanti al volto di Alemanno, mandi un sicario.
- 3 Maggio 2010
Caro ministro Ignazio La Russa, la politica ormai ci ha abituato a tutto. Pensa che io appartengo a quella generazione, che è anche la tua, costretta a sorbirsi frasi tremende come quelle tipiche dei democristiani che dicevano tutti seri: “Io faccio politica per spirito di servizio”. Abbiamo inghiottito di tutto. I comunisti che accusavano gli altri di avere finanziamenti occulti, come se i soldi che arrivavano da Mosca fossero palesi. I socialisti che parlavano di modernizzazione anche quando era evidente che si trattava di tangenti. Non era solo un problema di doppia morale. Era una questione di doppio linguaggio. I politici usavano parole false sapendo benissimo che la gente conosceva il significato vero. Ma era meglio così. Ipocrisia. “Ed io che c’entro?” ti starai chiedendo. C’entri, c’entri. Il Pdl ha di fatto vietato a Fini di fare una corrente. E tu che fai? Fai una corrente. La chiami “la nostra destra nel Pdl” e la presenti ad un convegno. Ma ti affretti a dire che non è una corrente. E’ una creatura, un polo, un’area, un’aggregazione. Ah bè! Ma perché? “Perché la posizione politica e culturale della destra deve essere rivendicata”. Ma non è quello che aveva detto Fini?