- 28 Gennaio 2014
Una gentile signora vegana mi tratta malissimo perché ho paragonato una foglia di insalata ad una mucca. La sua lettera la potete leggere nella rubrica appunto delle lettere. Effettivamente devo confessare che non mi sfugge la differenza fra una frisona ed una piantina di rughetta. Ma io, nella mia rubrica, cerco di mettere il luce le contraddizioni che attraversano il pensiero degli animalisti, di noi animalisti, pronti a difendere gli elefanti e ad ammazzare le zanzare. Tema che mi interessa moltissimo. La signora che mi maltratta sembra convintissima (ah, quanto invidio le sicurezze!) che il mondo animale soffre e il mondo vegetale no. Lei poi, è vegana. Cioè, in nome del principio che non bisogna sfruttare gli animali consumandone i prodotti, non beve latte, non mangia formaggio, non calza scarpe di cuoio, non dorme sotto piumoni. Sarei quasi portato a darle ragione. Non bisogna usare i prodotti degli animali per i nostri comodi. Mi chiedo però: se l’insalata invece possiamo mangiarla, che cosa mi dice la signora cattivissima e vegana del letame che usiamo per far crescere rigogliosi i rapanelli, le carote e i cavolfiori? Il letame non è forse prodotto dalla vacca, dal cavallo e dalla pecora? Ecco signora vegana, questo è quello che io intendo per contraddizioni difficili da sanare e di dubbi impossibili da chiarire. La vita è complessa e chi pensa di aver capito tutto non ha capito niente. Me lo lasci dire, per sapere se il cavoletto di Bruxelles soffre bisognerebbe chiederlo a lui.