- 2 Gennaio 2012
La trasmissione in assoluto più noiosa della televisione viene diffusa ogni anno a reti unificate. Come in un regime. Il presidente della Repubblica parla a reti unificate. Se accendi la tv non puoi che ascoltare il suo discorso di fine anno. Una cosa assurda, una imposizione senza senso che vorrebbe porre l’accento sull’importanza dell’evento e invece lo sminuisce facendolo diventare compito obbligatorio. I media hanno parlato di boom degli ascolti. Boom di ascolti? Su rai1, rai2, rai3, canale 5, la7, dieci milioni di persone sono state costrette a vedere Napolitano. Possiamo parlare di boom se il 16 per cento degli italiani hanno ascoltato il presidente? Uno ogni sei? Dicono: lo share è stato del 57 per cento. Ma che senso ha parlare di share quando tutte le emittenti o quasi trasmettevano la stessa cosa? Anzi: 57 per cento, direi pochino. Doveva essere il 100 per cento. Ma non solo boom di ascolti, anche successo di critica. Il discorso di Napolitano, diciamolo, era pieno di luoghi comuni, di affermazioni obbligatorie tipo “l’emergenza resta viva”, tipo“occorre equità”, tipo “dobbiamo farcela” ed anche appelli alla responsabilità dei sindacati, pensieri rivolti al futuro dei nostri figli e cose del genere. Ma tutti hanno parlato di “coro di consensi”. E’ stato facile a Roberto Calderoli che per conto della Lega aveva l’incarico di sparare a pallettoni contro Napolitano, dire che sembrava sentire parlare Cetto Laqualunque. Dio come sono sceso in basso: parlo bene di Calderoli.