- 22 Gennaio 2013
Ah, i bei tempi dell’ipocrisia democristiana! Si presentavano alle elezioni per gli stessi inconfessabili motivi per i quali si presentano i politici oggi, ma ammantavano la loro decisione di motivazioni elevate. “Mi candido per spirito di servizio”, “Mi sacrifico per il bene del mio Paese”. Dietro queste frasi nobili si celavano lotte spietate per avere un seggio sicuro . Oggi Marcello Dell’Utri racconta con grande sincerità che il Parlamento lo ha salvato dalla galera e che questo è stato l’unico motivo per il quale si è candidato. Sostanzialmente è lo stesso discorso che ha fatto Nicola Cosentino. E perfino Silvio Berlusconi si lasciò scappare con Enzo Biagi che la sua discesa in campo aveva come scopo principale salvare il suo impero. Oggi le lotte spietate per avere un seggio avvengono all’aria aperta, non negli scantinati. Bisogna ammetterlo. Oggi i politici sono più sinceri. Non si vergognano di niente. Anche quando dicono le bugie ti guardano con un sorriso che vuol dire: starai mica a credermi, vero? Quando centinaia di parlamentari sostennero che anche loro credevano che Ruby fosse la nipote di Moubarak lo fecero quasi per gioco, onestamente convinti che nessuno poteva credere a una simile scemata. Meglio l’ipocrisia o la sincerità sfrontata? Meglio niente. Entrambe creano disaffezione e disprezzo. E distacco dalla politica. Convincono la gente che il politico si crede un padreterno per il quale non valgono nemmeno le leggi della buona educazione.
Concordo fino alle virgole.
Ma come cambiare le cose una volta distaccati dalla politica?