- 23 Gennaio 2011
Una volta ho intervistato Totò Vasa-Vasa. A quei tempi era l’uomo politico siciliano più famoso ed era sospettato di collusione con la mafia. Lo chiamavano Vasa-Vasa perché baciava tutti. Baciò anche me. Come fosse un omaggio. Come quando il fabbricante di caramelle ti regala un sacchetto dei suoi prodotti. Totò Cuffaro mi rimase impresso. Sosteneva ovviamente di essere innocente e per dare maggiore convinzione diceva: “La mafia mi fa schifo”. Mi rimase impresso nella mente. Cuffaro è uno di quei personaggi che non si cancella facilmente dalla casella del cervello in cui si sono insinuati. Così, il giorno in cui ho letto che era entrato in prigione, andai subito a leggere le sue dichiarazioni. Disse: affronto la pena come è giusto che sia. Io pensavo: adesso però dice anche che paga gli errori degli inquirenti. Disse: è l’insegnamento che lascio come esempio ai miei figli. Io pensavo: adesso comunque dice che si sacrifica perché le istituzioni sono al di sopra di tutto, anche del suo martirio. Disse: è un’esperienza tremenda che rafforza in me la fiducia nella giustizia. Io pensavo: adesso aggiunge che in ogni caso ci sono delle mele marcie anche fra i magistrati.
Questa rubrica parla sempre male di persone che affermano con arroganza di essere perbene. Questa volta no. Stavolta voglio parlare bene di una persona di cui si parla male.