- 1 Febbraio 2011
Qualcuno le chiama “le ragazze di Lele”, da Lele Mora, il loro agente. Altri le chiamano “le olgettine” dal palazzo di via Olgettina dove abitavano. Non tutte erano con Lele Mora e non tutte abitavano in via Olgettina. Ma un nome collettivo fa sempre comodo ai giornalisti. Accumunate dal soprannome, le varie ragazze, le Ruby, le Barbare, le Flo, le Miriam avevano in comune anche una caratteristica: il desiderio di fare soldi e carriere facili. Gioielli, comparsate, velinate, buste con biglietti da 500 euro: le intercettazioni raccontano un mondo senza valori. Una parola sopra tutte: la scorciatoia. Meglio partecipare alla corte del Sultano e tornare a casa con la paghetta dopo serate passate a giocare con lui.
Poi il giocattolo si è rotto e nelle intercettazioni cominciano a comparire altre parole e altri concetti: culo flaccido, vecchio, ingratitudine, ne voglio di più, a te quanto ha dato e cose del genere. E nelle interviste, le lamentele. Barbara dice che la sua vita è rovinata e che è rimasta indietro con gli esami perché non riesce a concentrarsi (forse era indietro da tempo, è difficile rimanere indietro in due mesi, ma dare la colpa a qualcuno è meglio). L’altra Barbara dice che tutti i suoi lavori sono saltati. Miriam racconta che nessuno la chiama più e che, anche se la chiamano, non se la sente di uscire. E’ questo il dramma di chi sceglie le scorciatoie: non sa più trovare la strada normale.
Niente. Scrivo solo che hai sintetizzato assai bene quello che penso pure io. Ciao Claudio, Matteo.