- 13 Settembre 2011
Deve fare un passo indietro, lo dicono tutti, ma Lui di fare un passo indietro non ne vuole sapere. Glielo chiedono gli avversari politici, Bersani, Di Pietro, Fini. Ma ora cominciano a parlarne anche i suoi amici, anche i suoi dipendenti, i suoi alleati. Alemanno, Pisanu, Formigoni, Polverini, Tosi, Martino. Dicono che persino Confalonieri e Gianni Letta siano andati da Lui per parlarne. Solo che loro non parlano di passo indietro. Loro parlano di “exit strategy”. E’ più politico e più fine. Traduciamo: via di fuga. Sembra che l’idea sia venuta ai centristi guidati da Casini. Salvacondotto giudiziario in cambio di sparizione dalla scena politica. Traduciamo ancora: Lui se ne va, si dimette, si ritira a vita privata e gli altri rinunciano a mandarlo in galera. Interessante. Come succede spesso nelle dittature, quando il dittatore è in difficoltà e si intravedono processi a suo carico. Il dittatore se ne va e i democratici riunciano a processarlo. Ma noi non siamo una dittatura. Chi glielo dice ai giudici che Lui va assolto? Chi glielo dice che è stato raggiunto un accordo? Ma i giudici non appartengono ad un ordine indipendente? Il giorno che rinunciassero a perseguirlo solo per il fatto del “salvacondotto giudiziario” sarebbe il trionfo della sua teoria, quella del complotto delle toghe rosse.