- 21 Aprile 2009
Fischi e insulti per Balotelli, l’italiano nero che gioca nell’Inter. Il campo della Juventus viene squalificato per una giornata. I tifosi razzisti della Juventus meritano, almeno per una giornata, una bella punizione. Commenti, polemiche. Interviene anche Lapo Elkann, nipote di Giovanni Agnelli, il ragazzo che cerca in tutte le maniere, ma invano, di imitare il nonno. Dice di essere dispiaciuto. Bravo. D’altra parte sarebbe strano che dicesse di essere orgoglioso dei tifosi razzisti. Ma perché è dispiaciuto? Perché un ambiente del genere non porta serenità al match. Ah, solo per questo? E’ dispiaciuto perché i giocatori della Juve si sentono a disagio? E’ dispiaciuto perché i bianconeri non possono giocare sereni e dispiegare tutta la loro potenza? Ho letto male? No. Lapo si spiega: “Abbiamo il diritto di essere messi in condizione di competere lealmente”. Ma allora avevo capito bene. Lapo non è dispiaciuto perché i suoi tifosi fanno schifo. Non è dispiaciuto perché ha ascoltato orrendi cori razzisti nel suo stadio. E’ dispiaciuto perché la sua squadra rischia di subire dei danni. E chiedere scusa a Balotelli? No, non sembra il caso. Anzi. “Balotelli è un giocatore scorretto”, dice. E che cosa c’entra? I giocatori scorretti vengono puniti dall’arbitro con ammonizioni ed espulsioni. Non dai cori razzisti. Sapete la battuta no? “Non sono io che sono razzista. E’ lui che è negro”. Povero Lapo, costretto a parlare.