- 11 Febbraio 2015
Ignazio Marino ha deciso che lo slogan (il motto? la frase guida?) di Roma, d’ora in poi, sarà “Rome and you”. Bella. Avvicina la gente. E per una città che fa del turismo la sua prima industria sembra il cacio sui maccheroni. Lo chiamano logo relazionale. Qualcosa come I love New York. Secondo me funziona perché crea una specie di senso di colpa. Roma è qui e tu dove stai? Che cosa aspetti a venire nel centro del mondo? Stai a perdere tempo con cittadine come Londra e con villaggi come Parigi? Roma e You. Un rapporto diretto, d’amore. Per farlo sceglie la lingua più parlata del mondo industrializzato occidentale. Un inglese, un americano, ma anche un francese o un tedesco, vedono Roma and You e prenotano subito l’aereo. Che cosa stiamo ad aspettare? I and Rome, anzi We and Roma perché parte con tutta la famiglia. Tutto perfetto ma a mio giudizio qualcosa stona. C’è una sorta di sudditanza psicologica. L’inglese è ormai la lingua più usata nei rapporti internazionali, ma di fronte a slogan così corti e incisivi anche l’italiano non è male. Qualche anglofono avrebbe avuto difficoltà a capire “Io e Roma”? Non credo proprio, sono piccole paroline internazionali. “I”, “io”, “yo”, “je”, “ich”. Comprensibili a tutti. Usare l’italiano avrebbe aggiunto una briciola di orgoglio italico che non guasta quando si parla di turismo. E poi Roma è Roma. Non è da Marino cedere in questa maniera all’egemonia linguistica anglosassone. Proprio lui che aveva scelto come slogan elettorale il romanesco: “Daje!”