- 22 Agosto 2013
L’estate sta finendo e, scusate, io sono depresso perché come accade sempre all’inizio dell’autunno cadono le foglie e fioriscono le scemate sul calcio, rendendo insopportabile la lettura dei quotidiani. I giornali si riempiono di articoli di cronisti sportivi che credono di essere poeti (è una malattia nazionale degli scrittori di calcio: dimenticano le notizie -chissenefrega delle notizie, meglio frasi senza senso, senza logica, senza contenuti, senza virgole, fa tanto Vittorio Sereni). Le televisioni ricominciano a trasmettere le smorfie e i balletti dei goleador che hanno fatto il loro dovere, cioè hanno segnato un goal (è come se il cassiere della banca, constatato che ha contato esattamente il tuo versamento, si mettesse a fare le piroette). Le immagini di creste di capelli, di sbaciucchiamenti fra attaccanti, fanno a lotta per crearsi spazi fra telecronache cronache piene di “tocca palla” e “ripartenza” (quasi quasi rimpiango “la squadra superiore sia dal punto di vista tecnico che agonistico”). E poi tocca pure scandalizzarsi perché quattro rincitrulliti delle curve fanno buuu a un miliardario nero. Passerà. E poi i giornali pubblicano anche notizie con le quali consolarsi. Per esempio il litigio twitter fra la falca Daniela e la colomba Maurizio (mi fa sempre impressione definire colomba il grande Gasparri). Non morirò per il Twiga, dice la colomba. Non morirà nemmeno di troppo lavoro, ribatte la falca. E noi, se loro continuano così, non moriremo di noia.