- 12 Novembre 2013
I nostri legislatori non ci aiutano certo. Quasi sempre si inventano leggi farraginose e complesse. E nomi assurdi. Pensate alle tasse. C’erano la Tares e la Tarsu? Adesso forse ci saranno la Trise, la Tari e la Tasi. O forse, al posto della Trise, la Tuc. Anzi no, il Tuc. Perché se le altre erano tasse, il Tuc è un tributo, maschile. Va bene, pazienza. Il problema non è il nome, è quanto bisogna pagare. Ci penseranno l’Agenzia delle Entrate e i comuni, a tempo debito, a ricordarci come si chiamano e quanto bisogna pagare. Ma una cosa è sorprendente. Ad Un Giorno da Pecora, la trasmissione che conduco su Radio2 insieme a Giorgio Lauro ospitiano ogni giorno un politico, cioè un signore che è stato eletto e che ha contribuito a scrivere e votare tutte le tasse comprese quelle recenti sui rifiuti e sui servizi indivisibili. Ogni giorno chiediamo loro: “Come si chiamano le nuove tasse?” Non ci crederete. Nessuno, dico nessuno, ma proprio nessuno ci sa rispondere. Di nessun partito. Trasi, tirse, trusi, tiri, tisi. Ne dicono di tutti i colori. E allora, lasciatemi fare per una volta il qualunquista. Li eleggiamo, li manteniamo, li arricchiamo. Ma cosa fanno tutto il giorno? Non dico leggere le leggi che fanno, sarebbe pretendere troppo. Ma almeno leggere i giornali! Chiediamo troppo? Magari in cambio di quei miseri 15 mila euro che regaliamo loro prendendoli dalle nostre tasche. La sera, invece di andare a farsi belli in televisione, potrebbero passare il tempo studiando. Chiediamo troppo?