Eravamo giusto in attesa dell’ennesimo pentito. Ma che questo pentito potesse essere l’incredibile ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli non ce l’aspettavamo proprio. Semplificazione per Semplificazione l’uomo si è pentito per la maglietta con le vignette contro l’Islam. Si tratta di realpolitik, ha detto Calderoli facendo finta di capire quello che diceva. Ha detto anche, semplificando: è un passo indietro per il bene di tutti. Viva Gheddafi, viva il gas libico. La politica di Berlusconi ha pagato, dice il Grande Semplificatore Pentito. Mi chiedo: già che si pente, non potrebbe aggiungere alla pratica “pentimento” la “porcata”? E non si potrebbe pentire anche di tutte le sciocchezze dette sugli extracomunitari? E non potrebbe pentirsi di aver portato un maiale sul terreno dove avrebbero dovuto costruire una moschea? E un bel pentimento pubblico sul suo desiderio di castrazione chimica e di pena di morte? Semplifichiamo tutto: si penta di essere Calderoli.

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Spiace prendersela con una giovane poco più che maggiorenne. Ma quando la vedo che si aggira con aria da diva, le remore spariscono. E allora esamino con attenzione le sue esternazioni. Alla consegna del premio Valva, premio consegnatole per la sua partecipazione a un film documentario, Scaccomatto, sfuggito all’attenzione dei più, la maggiorenne Noemi Letizia ha parlato. Ha detto: “Gli auguri di Berlusconi per il premio? Non dirò se me li ha fatti o se li riceverò. Sono mie cose personali”. Ecco, così fanno le persone amanti della privacy. E la battuta di Barbara Berlusconi? La figlia del premier che non ha mai frequentato persone anziane? In bilico su vertiginosi tacchi alti, Noemi le ha cantate chiare: “Lei lo ha detto in senso cattivello. Ma anche io non ho mai frequentato persone anziane”. Mi viene in mente il commento di quando si va a vedere un film leggero, una commedia. “Ottimo il dialogo”.

[csf ::: 12:30] [Commenti]
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In attesa di scoprire il giorno in cui Luigi De Magistris darà, come annunciato, le dimissioni “irreversibili” dalla magistratura, continuano le delusioni per chi crede agli annunci. A loro vada la mia solidarietà. Io, come loro, sono un ingenuo. Credo sempre a tutto. Avevo creduto che Veltroni sarebbe andato in Africa. Come aveva promesso. Avevo creduto che Cofferati avrebbe evitato di presentarsi alle Europee. Come aveva promesso. Avevo creduto perfino che Franceschini non sarebbe andato alle primarie. Come aveva promesso. Io credo sempre a tutto. Perché, mi dico, le persone promettono cose che nessuno ha chiesto loro? Per farsi belli? Per avere visibilità? E allora perché non mantengono le promesse? Ho una risposta scientifica: boh, non lo so. Ma sospetto che non freghi niente a nessuno, né delle loro promesse né della loro inaffidabilità. E in fondo si tratta di affari loro, che coinvolgono solo loro. Ma che mi dite della promessa di Silvio Berlusconi di ospitare i terremotati nelle sue ville? Per sua sfortuna un abruzzese senza casa ha riempito il modulo e ha indicato come residenza preferita Villa Certosa. Peccato! Villa Certosa non è disponibile. Ormai il premier era sulla linea Franceschini-Cofferati-De Magistris-Veltroni. Parla tanto male della sinistra, il Cavaliere. Ma poi è da lì che trae ispirazione.

[csf ::: 12:26] [Commenti]
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Con la consueta leggerezza di pensiero e di eloquio che ha sempre contraddistinto i leghisti, Umberto Bossi, l’uomo di cui tutti dicono sempre che può essere simpatico o antipatico, puoi condividerne o meno le opinioni, ma è un grande politico, ha pronunciato la seguente frase, indizio di grande senso politico e di quello spirito di umanità che dovrebbe essere alla base di ogni pensiero politico: “Noi all’estero andavamo a lavorare, non ad uccidere”. Se tanto mi dà tanto dobbiamo derivarne che gli extracomunitari che vengono in Italia da irregolari vengono al solo scopo di commettere omicidi. Ma se Bossi, il grande politico, usasse un po’ del suo tempo anche per leggere oltre che per parlare, potrebbe riuscire a scoprire la verità, cioè esattamente il contrario. Scoprirebbe che l’emigrazione italiana era uguale a quella degli extracomunitari che arrivano in Italia. Basterebbe leggere non dico i libri, ma anche solo qualche riga di Gian Antonio Stella, per rendersi conto che gli italiani erano molto spesso clandestini, spesso illegali, e anche qualche volta delinquenti, come capita chi ha nella povertà la sua condizione di vita. E saprebbe anche che molti di quei delinquenti forzati erano i nonni di quegli splendidi esemplari di “padani” in nome dei quali Bossi oggi parla. A sproposito.

[csf ::: 12:29] [Commenti]
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