Che il Vaticano cerchi in tutte le maniere di influenzare la politica italiana, questo ormai lo sappiamo tutti. E in fondo ce ne siamo fatti una ragione. D’altra parte temi come il divorzio, l’aborto, la contraccezione, l’insegnamento della religione, il finanziamento delle scuole private sono importanti ed è comprensibile, anche se fastidioso, che la Chiesa cerchi di influenzare il mondo cattolico e non si assenti quando su quei temi si legifera. Ed è comprensibile, anche se fastidioso, che vescovi e sacerdoti, cardinali e frati dicano la loro su argomenti che ritengono vicini alla sfera dell’etica. Ma vi immaginereste un’omelia sul vantaggio di bere vino rosso piuttosto che bianco? Oppure un’enciclica sulla maniera migliore di coltivare il cavolo rapa?
Ecco, da oggi abbiamo completato il cerchio. Proprio così. La settimana scorsa il professor Vitaliano Tiberia, presidente della Pontificia Accademia delle Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon, una delle sette accademie preposte dalla Santa Sede all’arte e alla cultura, ha detto la sua su questioni fondamentali per la vita dei cattolici. Ha detto in sostanza: 1) basta col rap; 2) basta con i tatuaggi; 3)basta con i piercing; 4) basta con i vestiti trasandati; 5) basta con i jeans strappati. Ora, sui primi quattro punti potrei perfino essere d’accordo. Ma sui jeans strappati, professore, come direbbe Socci, perché, perché, perché, perché, perché?

[csf ::: 08:46] [Commenti]
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Non dovremmo essere noi a parlare, noi che viviamo in Italia, questa nazione che contiene un’altra nazione che è lo Stato della Città del Vaticano. Non dovremmo essere noi a parlare perché tutti i giorni dobbiamo confrontarci con una conferenza episcopale che discetta di profilattici e con un pontefice che vuole imporre ai laici un’etica sessuale che può andare bene a malapena per i cattolici. Tutti i santi giorni, alcuni signori che in linea di massima non dovrebbero sapere nulla di sesso, almeno dal punto di vista pratico, tentano di imporci il comportamento che dobbiamo tenere nelle relazioni con l’altro sesso. Ma io avevo un mito, il Dalai Lama. Con quella faccia da gatto sornione, pensavo, non verrà mai ad intrufolarsi sotto le nostra lenzuola a controllare quando, quanto, perché e come. Delusione, ahimé. Ammesso che non sia una delle tante bufale che percorrono ogni tanto i viali dell’informazione, ecco la sua ultima dichiarazione: “Credo che la pressione e il desiderio sessuale siano solo una soddisfazione effimera che spesso conduce a complicazioni successive”. E fin qui ci possiamo stare. Se non si sta attenti, se non si usano profilattici, se si continua a parlar male della pillola del giorno dopo, le complicazioni successive non sono così rare. Ma andiamo avanti: “La vita coniugale causa troppi sentimenti instabili”. Tipo? Qualche esempio? “E’ naturale che l’essere umano provi il desiderio per il sesso”. E meno male che almeno su questo non si può non andare d’accordo. “Ma poi interviene l’intelligenza a far capire che certe pratiche sono dannose e a volte portano al suicidio”. Qui la faccenda si fa drammatica. A noi avevano detto che certe pratiche al massimo portano alla cecità. Caro Dalai, e provare con un buon analista?

[csf ::: 12:51] [Commenti]
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C’era una volta un uomo che riempiva di schede telefoniche non intercettabili gli arbitri italiani. Era l’uomo che conosceva prima di tutti le griglie degli arbitri per le partite della domenica tanto che qualcuno pensava che le facesse lui. Non era uomo da poco. Tutti lo temevano perché era potente e intelligente. Perfino Biscardi era arrivato a “lavorarsi” la moviola per farlo contento. Adesso si aggira pensieroso e pieno di acredine tra stadi e giornali. Ogni tanto una parolina, magari cattiva. Ogni tanto due righe. La gente, impietosa con i perdenti, ogni tanto gli tira un calcetto. Ma è un perdente? In realtà Luciano Moggi, l’ex boss della Juventus, si comporta come un vincente. E come tutti i vincenti straparla. I vincenti sono già antipatici per conto loro. Un vincente antipatico è antipatico al quadrato. Insopportabile. Sentite: “Oggi basta che parli male di Moggi e sei accettato da tutti”. Un po’ pieno di sé? Ma che dite. Io quando vado alle Poste e vedo che c’è troppa fila uso sempre questo sistema. Dico ad alta voce: “Moggi è un lazzarone”. La folla si apre e mi fanno passare per primo. Ma dice anche: “Nessuno è insostituibile, nemmeno io”. Sante parole. Lui ha fatto andare la Juve in B. Altri l’hanno riportata nell’eccellenza. Ma ancora: “In Italia quando sei simpatico è un problema”. Tranquillo, non corre rischi.

[csf ::: 17:22] [Commenti]
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Fermo restando che agli italiani di chi sia il presidente della commissione di vigilanza della Rai non gliene può fregare di meno; fermo restando che il signor Villari nominato senatore dai maggiorenti veltroniani avrebbe dovuto sentirsi offeso per il solo fatto di essere stato votato alla presidenza della commissione dai maggiorenti berlusconiani, al solo scopo di mettere in difficoltà il Pd, cioè il
suo partito; fermo restando che non era così veramente importante che alla presidenza della commissione di vigilanza della Rai ci andasse Leoluca Orlando e che quindi sia Di Pietro che Veltroni avrebbero potuto finirla subito con quella noiosa e ridicola questione di principio; fermo restando che Veltroni avrebbe dovuto andare da Di Pietro a dirgli: “Tonino, adesso basta”, tanto più che essendo all’opposizione non
poteva succedergli niente; fermo restando che l’unica posizione comprensibile era quella di Di Pietro perché più casino succedeva, più consenso si aspettava per le elezioni europee in occasioni delle quali il Pd subirà una notevole cura dimagrante; fermo restando che l’impuntatura della maggioranza era incomprensibile al popolo almeno quanto quella dell’opposizione; fermo restando che se i parlamentari non li eleggono più i cittadini ma i partiti, questi partiti dovrebbero sforzarsi almeno di scegliere un po’ meglio i candidati; fermo restando tutto ciò, faccio mia la posizione di Michele Serra sulla Repubblica. Se non si dimetteva Villari, si dimettesse almeno chi lo aveva scelto. E’ stato Franceschini? Io non lo so, ma loro sì.

[csf ::: 08:00] [Commenti]
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I valori non valgono più. Luogo comune. Ma è vero che in questo mondo drammaticamente mediatico è sufficiente creare un’etichetta per superare qualsiasi difficoltà. Sgarbi? Si sa, è aggressivo. Di che ti meravigli? Bondi? Si sa, è un po’ cortigiano. Vorrai mica protestare se parla bene di Berlusconi. Veltroni? Si sa, è un finto buono. Vuoi accusarlo di essere un ipocrita? Ma dai! E così, con questo sistema, si salvano tutti. Corrotti e corruttori. Bugiardi e voltagabbana. Arroganti e antipatici. Così fan tutti. Loro almeno lo fanno alla luce del sole. Eravamo stati tutti avvertiti, da subito: José Mourinho, il nuovo allenatore dell’Inter, è antipatico. Punto. Uno antipatico che cosa può fare di diverso da comportarsi da antipatico? Tratta con arroganza i giornalisti? Li accusa di non essere obbiettivi? Li squalifica avvertendoli che “per 15 giorni non vi parlo più”? Tronca a metà le interviste e molla tutti senza salutare? E allora? Di che cosa vi meravigliate? E’ antipatico. Come avesse la patente. Ha studiato ed ha superato l’esame di antipatia. A pieni voti. E così la gente lo perdona. E dimentica perfino di dirgli che è antipatico. Perché è la sua essenza. Se sapessi che cosa vuol dire direi che è la sua ontologia. Incontri il farmacista ma mica gli ricordi tutte le volte che è farmacista. Lo dai per scontato. Mourinho alla fine tutti lo giustificano. Si comporta come è giusto che si comporti un antipatico. E in fondo il suo ruolo lo interpreta bene. Conoscete qualcuno che fa l’antipatico meglio di lui? Sembra quasi che lo sia veramente antipatico e non che finga di esserlo per avere i titoli sul giornale. Ma sì, Mourinho, lei mi ha convinto. Lei è proprio antipatico. Più antipatico di così si muore. E adesso che ho riconosciuto i suoi meriti, mi faccia un piacere: si vergogni. Almeno un po’.

[csf ::: 10:47] [Commenti]
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Se fossero in cima ad una torre, chi butteresti fra Veltroni e Berlusconi? Il gioco della torre io lo conosco bene. E’ un vecchio trucco che uso spesso nelle mie interviste per costringere intervistati reticenti o generici ad uscire allo scoperto. Non sempre funziona. Spesso le risposte sono perfino irritanti. “Nessuno dei due”, “Tutti e due”, “Tizio perché lo conosco”, “Mi butto io”, “Caio perché rimbalza”. Ma il più delle volte qualcosa ne esce fuori. L’altra settimana la domanda l’ha rivolta Simona Ventura ad Alda D’Eusanio. E si è aiutata con due foto. La foto di Berlusconi, sorridente e radioso, e la foto di Veltroni, corrucciata e triste. Ed ecco scattare la protesta di Fabrizio Morri, capogruppo del Pd in Commissione Vigilanza Rai. “Vorremmo capire che cosa ha spinto la conduttrice di una trasmissione popolare di intrattenimento sportivo a prestarsi a dileggiare il leader politico dell’opposizione con un giochino subdolo e di dubbio gusto”, ha scritto Morri. “E’ stata una sua idea o c’è dietro qualche suggerimento?” E meno male che c’è Morri che sta attento. E’ chiaro che è stato l’infido Ghedini a fornire la foto alla Ventura. Ed è chiaro che l’Alda, appena ha visto la foto di Veltroni, con quella bella facciotta che il genio Crozza ha definito “con le guance alla zuava” non ha potuto fare a meno di buttarlo dalla torre. Ma è soprattutto chiaro che stare all’opposizione è pericoloso. Ma se a questa disgrazia si aggiunge il fatto di militare nella Commissione Vigilanza, costretti alla tortura di guardare tutti i programmi Rai, la faccenda si fa drammatica. La Vigilanza fa male, digli di smettere.

[csf ::: 10:34] [Commenti]
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