- 15 Febbraio 2011
Caro ministro Maria Vittoria Brambilla, ho letto il suo intervento (“Corriere della Sera”) sulla manifestazione delle donne italiane che reclamavano la loro dignità. Capisco l’imbarazzo che può avere una donna a militare in un partito di cui è leader un uomo che è stato accusato da Daniela Santanché di vedere le donne solo in posizione orizzontale. Da una parte lei si sente donna (immagino la parte principale) e dall’altra ha un dovere di obbedienza ministeriale. Per questo ho apprezzato il suo piccolo saggio soprattutto nella parte iniziale dove dice che “dagli anni Settanta le donne italiane hanno fatto molta strada” ricordando le donne radicali e di sinistra che “scendevano in piazza …rivendicando un cambiamento culturale che potesse metterle in condizioni di indipendenza, faticosamente affermata nei decenni a seguire e per la quale tutte noi siamo debitrici”. Leggevo e mi dicevo: “Guarda il ministro, che coraggio, sta spiegando perché é d’accordo con la manifestazione”. E infatti lei, ministro, ricordava il divorzio, l’aborto, la procreazione assistita, lo stalking, tutte leggi faticosamente conquistate grazie alla mobilitazione di massa. E invece no. Ad un certo punto in lei, donna liberale, ha ripreso il sopravvento il ministro berlusconiano. “Non ha alcun senso scendere in piazza”, ha scritto, “per una manifestazione che non trova una sua giustificazione nella realtà ma solo nella politica del tutto strumentale della sinistra”. Mah