- 21 Novembre 2007
Della serie: “Hanno la faccia come il culo”. Un culo monarchico, d’accordo. Un culo Savoia. Ma sempre culo. Li ricordo ancora ieri piagnucolare che volevano tornare in Italia perché quella era la loro patria. Passi che il giovane non sapeva nemmeno l’italiano. Passi che il vecchio era più noto ai tribunali che alle regge. Ma piagnucola oggi e piagnucola domani erano riusciti a commuovere i cuori dolci. Io stesso mi ero convinto che avrebbero fatto meno male dentro che fuori. E loro a fare una dichiarazione dietro l’altra che se ne sarebbero stati buoni, non avrebbero disturbato. E così ottennero il permesso di rientrare. E non rientrarono. Nicchiarono un po’ tanto per farsi desiderare. Ma poi purtroppo rientrarono. E adesso battono cassa. Sono delle vittime, dicono. E fanno causa allo Stato italiano perché rivogliono i loro palazzi e i loro diademi. E vogliono anche 260 milioni per l’esilio ingiustamente patito. 260 milioni? Così poco? Perché non 260 miliardi? Perché non 260 fantastilioni? Dio! Fa’ che non incontrino un giudice rimbambito che dia loro ragione! Fa’ che qualcuno abbia il coraggio di denunciarli per lite temeraria. Fa’ che si scopra una legge con un solo articolo che dice: “Agli eredi Savoia può essere revocato il diritto di rientrare in Italia qualora mostrino di avere la faccia come il culo”.