- 14 Marzo 2009
Questo è un promemoria per i direttori di giornali. Fabrizio Corona, figlio impresentabile, anzi, purtroppo, orfano di un galantuomo del giornalismo, Vittorio Corona, davanti ai giudici ha detto di essere innocente ma “moralmente la persona peggiore del mondo, degno dell’ergastolo”. Ha detto anche di essere una persona per bene. Corona è convinto che un essere immorale sia una persona per bene. Ricordiamocelo quando dobbiamo metterlo in pagina. Corona ha confessato di essere degno dell’ergastolo morale. Nemmeno lui sa perché, ma è vero. Ha sputato sentenze come un bambino viziato e presuntuoso dopo aver scolato i resti del whisky del papà. Ha detto che nei giornali italiani ci sono pochi direttori con le palle. Ha detto che Moratti non ha gli attributi. Ha insultato Adriano, Coco, Barbara Berlusconi, gli Agnelli. Non che questi signori meritino l’impunità. Ma sono le sue parole che lo condannano. Corona è un vetero frequentatore di bar che si crede fico. Questo è un promemoria per i giornalisti che vanno alla ricerca di microdichiarazioni. Corona è uno che dice, in tribunale, di essere molto simpatico, molto aperto e impartisce, lui ergastolano morale, lezioni di etica ai calciatori. Merito l’ergastolo moralmente: è l’unica cosa decente che Corona ha detto in una testimonianza piena di volgarità, allusioni, dettagli a luce rosse, giudizi grondanti presunzione. L’ergastolo morale, in questa società dello spettacolo dove l’obbiettivo è sempre più conquistare spazio e riempirlo con qualsivoglia baggianata, purtroppo non esiste. O meglio non esiste il luogo dove scontare la pena. Inventiamocelo noi. Noi giornalisti. Voi direttori. C’è uno spazio dove “restringere” il reo confesso di immoralità. E’ il vuoto. E’ il silenzio. Sbattiamolo là e gettiamo via la chiave.