- 22 Gennaio 2015
Hanno beccato il prode Lapo ancora una volta. Stavolta Lapo Elkann, erede in condominio dell’impero della Fiat, si è esibito in un impetuoso parcheggio della sua Fiat Cinquecento “blu gessata” in un divieto di fermata e di sosta davanti all’elegante negozio milanese di Gucci. Sicuramente Lapo aveva una spesa urgente e improcrastinabile da fare e non poteva certo perdere tempo a cercare un posto consentito. E poi queste sono cose da poveri. I poveri passano ore a cercare un posto oppure prendono l’autobus. I ricchi no. I ricchi saltano i preliminari. Parcheggiano e chissenefrega. Voi non avete idea di quanto costi un’ora del tempo di un Lapo. Vabbé. Io e molti milioni di italiani siamo stufi di Lapo e delle sue pirlate. Non ne possiamo più di questo schiocchino superficiale che crede di poter fare tutto quello che gli passa in mente solo perché ha avuto la fortuna di nascere nella culla giusta. Lapo ci regala un’impresa al mese, ognuna caratterizzata da narcisismo, egocentrismo, arroganza, supponenza. Lapo è la versione miliardaria e – diciamo così – elegante di Fabrizio Corona. Di entrambi non mi scandalizzano più di tanto le incursioni nella cronaca nera. Quello che mi infastidisce è la loro frequente e continua incursione nella cronaca di costume. Questa loro passione per la trasgressione soft. Questo loro sentirsi al di sopra delle leggi . In una parola la loro maleducazione. Loro la considerano molto figa, per dirla come i milanesi. O paracula, come dicono i romani.