- 12 Agosto 2014
L’altro giorno guardavo su un quotidiano la foto del castello di Falconara a picco sul golfo di Gela. Sotto la foto, un’altra foto, identica, ma all’orizzonte, a due miglia dalla costa, si stagliavano 38 pale eoliche. La mia reazione è stata positiva. Le pale eoliche erano proprio belle e aggiungevano un tocco quasi magico al paesaggio. Ma si trattava di una finzione. Le pale eoliche erano state aggiunte da un grafico per mostrare “lo sfregio al paesaggio” che deriverebbe dalla costruzione delle 38 torri. Io non capisco l’accanimento degli ecologisti contro l’energia eolica. Credo di essere l’unico ambientalista italiano a cui piacciono i moderni mulini a vento. Non bastasse mi piacerebbe moltissimo il ponte che potrebbe unire, prima o poi, la Calabria alla Sicilia. E quando il movimento verde urlava contro i viadotti della costruenda autostrada del Sole io li ammiravo estasiato da Castiglion de’ Pepoli, un paesino dell’Appennino dove andavo in vacanza. Io non voglio discutere, in questa sede, dell’utilità di alcuni di questi “prodotti” della modernità. Dico solo che chi li vuole combattere non dovrebbe usare l’argomento estetico. La natura incontaminata è bella ma può essere bella anche quella contaminata. E poi: le pale eoliche sono brutte come i tralicci dell’alta tensione? Come i fili elettrici che deturpano i centri delle città e dei paesi italiani? E a quelli cui non piacciono le pale eoliche, piacciono i chilometri di tubi e le torri di raffreddamento che hanno stravolto il paesaggio di Larderello?
Non sei da solo. Anche a me piacciono le pale eoliche.
Non turbano il paesaggio ma lo cambiano e, a volte, lo migliorano. Non ti viene il dubbio che certo
ambientalismo è solo una scusa per acquistare
visibilità politica e entrare nella tribù degli
scaldaseggiole sfruttatori del popolo italiano