I politici non godono di buona fama. Secondo moltissimi italiani sono corrotti, disinteressati al bene pubblico, attaccati alla poltrona, distanti dal Paese reale, appassionati ai soldi e anche un po’ stupidotti.
Ma, come direbbero proprio loro, non è questo il problema. Il motivo per il quale sono così impopolari, è che sono noiosi. I politici, da quando hanno scoperto la televisione, credono di aver trovato la strada per il successo. Più stanno in televisione più pensano di poter godere dell’ammirazione e della stima dei cittadini. Invece godono soltanto della visibilità. Fate un esperimento. Seguite un politico qualsiasi durante un talk show e alla fine cercate di spiegare a qualcuno che cosa ha detto. Vi accorgerete con vostra sorpresa che non lo sapete. Potete ricordare se ha alzato la voce, se ha detto una parolaccia, se ha litigato con qualcuno, se era ben vestito. Ma non riuscirete a ricordare nulla di quello che ha detto. Mi direte: perché in sostanza non ha detto nulla. Era Forlani che sosteneva di essere in grado di parlare per ore senza dire assolutamente nulla. E’ vero. Spesso è così. Ma molto più spesso è perché le cose che dicono, anche quelle intelligenti, le dicono in maniera noiosa, ripetitiva, del tutto disinteressati al fatto che vengano comprese. Quando qualcuno dei politici dice che pensa al bene del Paese, che fa il deputato per spirito di servizio, che non ha rubato e può spiegare tutto (ma non lo spiega) che cosa può succedere se non un grandioso, gigantesco, colossale, ciclopico sbadiglio?

[csf ::: 07:11] [Commenti]
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Fermo restando che se siamo tutti Charlie, dobbiamo esserlo anche se Dolce e Gabbana dicono qualche scemata. Non sono né i primi né gli ultimi. Qual è il limite oltre il quale non siamo più tutti Charlie? Fermo restando però che se siamo ricchi e famosi dobbiamo stare un po’ più attenti alle parole. Fermo restando comunque che bambini nati con la fecondazione eterologa non sono né chimici né sintetici. Fermo restando infine che se fosse consentito anche ai single adottare dei bambini invece che lasciarli negli orrendi istituti lontani mille miglia dalle famigerate figure materne e paterne, tutti questi problemi non esisterebbero e i bambini starebbero benissimo perché non si può sentire la mancanza di qualcosa che non si è mai avuta. E fermo restando che non capisco perché appena si toccano argomenti così delicati tutti si precipitano a dire le loro stupidaggini. Quello che mi ha colpito di più nella diatriba vipparola fra Elton John e Dolce/Gabbana è questo misto fra l’embargo e la fatwa commerciale lanciata dal cantante miliardario sugli stilisti miliardari. Forse proprio perché sono tutti miliardari l’unico linguaggio che comprendono è quello dei soldi? Ah, tu offendi i miei figli? Una volta si diceva: “Fellone! Vediamoci domattina all’alba dietro il cimitero. Scelga pure l’arma”. Oggi si dice: “Gente! Smettete di comprare le mutande di questi maleducati. Lasciate che le loro mutande marciscano nei loro magazzini”. (Io comunque continuo a chiedermi: perché uno deve indossare mutande con su scritto Dolce e Gabbana?)

[csf ::: 07:13] [Commenti]
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Ecco, ci mancava pure questo. Leggere il proprio diario in pubblico. Mettersi davanti ad un microfono e cominciare a raccontare, leggendo giorno dopo giorno, i propri pensieri più intimi. Il diario è di per sé quanto di più segreto possa esistere. E’ diario se puoi leggerlo solo tu e nessun altro. Io avevo un diario col lucchetto e la chiave. Ci scrivevo puttanate ma l’importante era sapere che nessuno le avrebbe mai lette e che avrei potuto scriverci qualsiasi cosa. Nel proprio diario si può scrivere di avere ammazzato qualcuno. Il diario è una cosa talmente segreta che lo sport nazionale di tutte le mamme è quello di trovare la chiavetta e leggere quello che la propria figlia non le dirà mai (generalmente vuole semplicemente sapere che cosa fa quando resta sola col suo ragazzo). Per questo quando ho letto la notizia di questa nuova moda di leggere i propri diari in pubblico ho reagito con un moto di stizza. Se io scrivo un diario per leggerlo in pubblico quello non è un diario. E’ una confessione. Ma poi ho scoperto che il diario è giovanile e la sua lettura è in età matura. Allora è diverso. In questo caso non si tratta di qualcosa che si scrive facendo finta che non debba leggerla nessuno e poi la si sparge ai quattro venti. In questo caso è puro esibizionismo ed autocompiacimento. E niente a che fare con la psicoanalisi. E’ solo tradire la propria innocenza, darla in pasto ad un pubblico di guardoni, in cambio di quattro applausi. Non mi fiderei mai di uno che legge il proprio diario in pubblico.

[csf ::: 07:07] [Commenti]
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Ci sono delle cose che gli italiani devono sapere. Per esempio: l’amatriciana si fa con l’aglio? Prendendoci il tempo dovuto, vedremo di risolvere la questione, ma nel frattempo vi prego di non prenderla sottogamba. Mentre noi pensiamo alla legge elettorale in milioni di case può succedere che massaie superficiali ne approfittino per stravolgere uno dei capisaldi della cucina italiana. Allora, vediamo come sta la faccenda. L’amatriciana, secondo Giallo Zafferano, il sito gastronomico più famoso del web, si fa con i seguenti ingredienti: spaghetti, pecorino romano, vino, peperoncino, guanciale, pepe, olio e pomodoro. Ma ad un certo punto interviene Carlo Cracco il quale, essendo un giudice di MasterChef, ha di diritto il titolo di Grande Cuoco. E Cracco dice che lui nell’amatriciana ci mette anche l’aglio. Apriti cielo. Scoppia la guerra. Interviene il sindaco di Amatrice. Ne scrivono sul Guardian. Cracco chiede scusa. Dice: Scherzavo”. Mi chiedo: è un peccato mortale mettere l’aglio? E allora quando vado in pizzeria e chiedo una capricciosa senza capperi devo chiedere scusa preventivamente? Nel frattempo ho scoperto un sacco di cose: che non è amatriciana ma matriciana, che “mi raccomando, spaghetti, non bucatini”, che non è un piatto tipico della cucina laziale perché era il piatto tipico dei pastori abruzzesi, che il pecorino non deve essere pecorino romano ma pecorino di Amatrice, che mi raccomando guanciale e non pancetta, che è nata prima la gricia e poi la matriciana. Che dire? Grazie Cracco.

[csf ::: 06:57] [Commenti]
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