- 27 Agosto 2014
Sarà perché sono giornalista, figlio di giornalista, fratello di giornalista, per me i giornali sono importanti, fondamentali, obbligati all’autorevolezza. Ho sofferto quando li ho visti televisionarsi, adattarsi cioè alle tecniche della televisione perdendo di identità. Ma adesso sta succedendo di peggio. Adesso i quotidiani si internettizzano, si facebookizzano, si twittizzano. Passi il fatto che i giornalisti si firmano con il loro indirizzo email, questo si può capire. Ma non c’è articolo ormai che non faccia riferimento a tutto quello che succede nel ciberspazio. Una volta c’era il popolo dei fax, categoria inventata ogniqualvolta cinquanta sfaccendati mandavano fax alle redazioni convincendo i redattori capo che si trattava di una grande reazione popolare. Adesso ci sono le email, risposta ancora più facile, banale e superficiale a qualsiasi fatto. E le redazioni ci cascano sempre. E se twitter o facebook hanno un fremito su qualche accadimento ecco che sui giornali si legge la magica parola: virale. Partono gli hashtag. Cento messaggi con lo stesso hashtag ed è subito virale. Siamo sessanta milioni ma basta che cento nullafacenti usino un hashtag perché i redattori di un giornale entrino in fibrillazione. Virale, virale! Sarà che sono vecchio ma per me virale mi fa una cattiva impressione. Malattie, epatite virale, ebola, polmonite. Amici, colleghi, torniamo a sentirci importanti. I quotidiani hanno il loro linguaggio, la loro supponenza, la loro alterigia. Facciamoli tornare virali.
- 20 Agosto 2014
E’ una storia d’amore. Lei, slovena, abita normalmente in Val rendena. Lui, tredici anni meno di lei, frequenta la Val di Non e la Val di Sole. Il 22 aprile dell’anno scorso lei si mette in cammino. Attraversa la val di Genova. Camminando solo di notte in due giorni fa 16 chilometri ed arriva in Val Nambrone. Lui parte il 23 aprile, attraversa l’alta val d’Algone, guada il Sarca ed arriva in località Clemp. Si vedono, si annusano. E’ amore a prima vista. Passano 17 giorni insieme, girovagando sui versanti del Dosso del Fò, a quota 1620, accoppiandosi ripetutamente. Poi si lasciano. Lei va verso il rifugio Ghedina. Lui viene segnalato in Vallesinella, al passo del Grosté e val di Tovel. Lei, Daniza, rimane incinta. Viene catturata dai forestali che gli debbono cambiare il radiocollare. Poi viene rilasciata, il 22 maggio. A dicembre partorisce due orsacchiotti. Il 15 agosto un fungarolo la incontra nei boschi di Pinzolo e invece di allontanarsi rimane lì a guardare lei e i suoi due cuccioli. Daniza, temendo per i suoi figli, si comporta da mamma: lo aggredisce a zampate e lo manda all’ospedale. Ordine di cattura, minacce di abbatterla, polemiche, ambientalisti, politici. Lei non si fa beccare. Nella latitanza pensa probabilmente che era suo diritto difendere i cuccioli frutto delle due settimane d’amore in Val Nambrone. L’orso non attacca l’uomo se l’uomo non gli rompe le scatole. Negli ultimi dodici anni in Trentino nove orsi sono stati uccisi dall’uomo, nessun uomo è stato ucciso dall’orso. #iostocondaniza (twitter)
- 12 Agosto 2014
L’altro giorno guardavo su un quotidiano la foto del castello di Falconara a picco sul golfo di Gela. Sotto la foto, un’altra foto, identica, ma all’orizzonte, a due miglia dalla costa, si stagliavano 38 pale eoliche. La mia reazione è stata positiva. Le pale eoliche erano proprio belle e aggiungevano un tocco quasi magico al paesaggio. Ma si trattava di una finzione. Le pale eoliche erano state aggiunte da un grafico per mostrare “lo sfregio al paesaggio” che deriverebbe dalla costruzione delle 38 torri. Io non capisco l’accanimento degli ecologisti contro l’energia eolica. Credo di essere l’unico ambientalista italiano a cui piacciono i moderni mulini a vento. Non bastasse mi piacerebbe moltissimo il ponte che potrebbe unire, prima o poi, la Calabria alla Sicilia. E quando il movimento verde urlava contro i viadotti della costruenda autostrada del Sole io li ammiravo estasiato da Castiglion de’ Pepoli, un paesino dell’Appennino dove andavo in vacanza. Io non voglio discutere, in questa sede, dell’utilità di alcuni di questi “prodotti” della modernità. Dico solo che chi li vuole combattere non dovrebbe usare l’argomento estetico. La natura incontaminata è bella ma può essere bella anche quella contaminata. E poi: le pale eoliche sono brutte come i tralicci dell’alta tensione? Come i fili elettrici che deturpano i centri delle città e dei paesi italiani? E a quelli cui non piacciono le pale eoliche, piacciono i chilometri di tubi e le torri di raffreddamento che hanno stravolto il paesaggio di Larderello?